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Chiude il Redattore Sociale. Solidarietà ai giornalisti

Dic 11, 2024 | Lavoro, Notizie

Dopo trent’anni di attività sparisce un’altra voce indipendente dedicata ai più fragili: un’esperienza unica in Italia

“Decisione dolorosa ma inderogabile”. Il 10 gennaio chiuderà per sempre il Redattore Sociale, testata giornalistica con oltre trent’anni di attività, edita dalla Comunità di Capodarco, associazione impegnata nel sociale, nata per accogliere le persone fragili o in difficoltà.

Negli anni il Redattore Sociale era riuscito a costruirsi un suo spazio, dando vita a un’agenzia stampa dedicata al Terzo Settore e al volontariato e promuovendo una informazione libera e indipendente. Storicamente legata alle Marche e in particolare con base a Fermo, ha rappresentato davvero un caso unico nel panorama dei media italiani.

Il Redattore Sociale è stato fondato come agenzia giornalistica nel 2001: è stata annunciata la chiusura per il 10 gennaio 2025

Scrive il CDR: “Redattore Sociale chiude. Con decisione inderogabile dell’editore Comunità di Capodarco e del suo presidente don Vinicio Albanesi. Redattore Sociale chiuderà tra un mese, il 10 gennaio. In quello stesso giorno, saranno licenziati tutti i dipendenti e i giornalisti che hanno già pagato la crisi aziendale, con due anni di pesante cassa integrazione.  Redattore Sociale chiude senza aver tentato nessuna strada alternativa. Da due anni, nonostante le sollecitazioni della redazione, l’editore non ha cercato nessun’altra soluzione per tenere in piedi un progetto che considerava ormai concluso. Poco importa che quel progetto in questi anni abbia raccontato per primo il disagio, economico e sociale, sempre crescenti nel nostro Paese. Che abbia dato voce agli emarginati, ai disoccupati, ai lavoratori poveri e a tutte quelle categorie di persone che, nella convinzione dei giornalisti di Redattore sociale, erano i primi a dover essere ascoltati, rilanciati e protetti”.

L’editore si difende annunciando la perdita di un contratto fondamentale per l’Agenzia, che rappresentava quasi il 90% dei ricavi. Si potrebbe far notare che forse affidarsi a un unico committente non sia stata un’idea vincente da un punto di vista manageriale, ma ormai è tardi.

La nostra solidarietà ai giornalisti che presto saranno disoccupati nella speranza che possano intervenire altri soggetti capaci di garantire, perlomeno, una indennità di disoccupazione.

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