Una nomina tutta politica nel segno della lotta ideologica alle persone transessuali
La Gazzetta ufficiale ha pubblicato la determinazione di Camera e Senato relativa alla nomina di Marinella Giannina Terragni a titolare dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza. Una nomina dal sapore quasi del tutto politico. Terragni succede a alla magistrata Carla Garlatti, già presidente del Tribunale per i minorenni di Trieste. Prima di Garlatti il ruolo era ricoperto da un’altra giurista, esperta in adozioni internazionali, Filomena Albano.
Marina Terragni (che mosse i suoi primi passi a Radio Popolare di Milano) non sembra avere alcuna esperienza nel lavoro sui minori, ma è stata anche presidente del Gender Equality Advisory Council del G7 nel 2024. Si definisce femminista della differenza, ora vicina al gruppo Radfem e amica della ministra per la Famiglia Eugenia Roccella.
Negli ultimi anni si è distinta per le sue feroci campagne contro le persone trans e per essere parte attiva nelle polemiche della destra conservatrice e sovranista contro la pugile olimpica Imane Khelif e sulla gestazione per altri.
“I transessuali non esistono”
«Le uniche volte in cui ha parlato di bambini è stato per dire che quelli trans non esistono», nota su ‘Il Manifesto’ Roberta Paregiani, avvocata e portavoce del Mit (Movimento identità trans). «Ci sembra ovvio che il governo Meloni abbia scambiato un incarico terzo, di garanzia, con uno politico: la nomina di Terragni è un atto politico che offre una copertura femminista alle azioni della destra», continua Paregiani preoccupata, come altre associazioni che si occupano di minori, della sorte dei bambini che non corrispondono all’immagine ultraconservatrice in voga oggi. «Tutelerà anche i bambini nati da coppie omogenitoriali? E quelli nati con la Gpa?».
La nomina arriva nel momento in cui Roccella ha creato un tavolo per impostare le nuove linee guida sulla disforia di genere, e, temono le associazioni, la nuova garante le offrirà una solida sponda.
La nuova Garante per l’infanzia si è distinta per la lotta contro la maternità surrogata e di recente si è molto spesa per un approccio di maggior prudenza nell’utilizzo dei bloccanti della pubertà.
Fa parte di quella corrente del femminismo nota anche come «Terf – femminismo radicale transescludente» che esclude le donne transgender dalla propria definizione di femminismo, considerando il genere esclusivamente come una questione biologica.
Le sue idee radical-femministe si sono poi consolidate con la pubblicazione di libri come Gli uomini ci rubano tutto, testo che rivendica un femminismo non negoziabile: «Non chiede pari opportunità, non elemosina porti, non si compiace del vittimismo». Terragni crede unicamente nell’identità biologica delle donne come punto cardine di un discorso politico che si oppone all’inclusività verso le persone transgender.