Il Gruppo CRC ha pubblicato il 12° Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia. Si tratta di un Gruppo di cui fanno parte oltre cento Associazioni, tra cui Il Melograno.
Un rapporto che arriva a quasi due anni di distanza del precedente, un lasso di tempo in cui sono intervenuti eventi che ci hanno posto dinanzi a scenari e difficoltà nuove: la pandemia da COVID-19 prima ed il conflitto in Ucraina poi, hanno avuto ed avranno un impatto enorme sulle generazioni presenti e future. Famiglie, Scuola, Servizi stanno vivendo un affaticamento che mette in luce la necessità di un supporto e di un investimento ormai non più rinviabile. Povertà minorile, denatalità e cambiamenti climatici sono fenomeni che il Gruppo CRC continua a monitorare con crescente preoccupazione alla luce dei dati disponibili che mostrano come le misure sinora adottate non siano sufficienti e non abbiano generato l’impatto sperato.
Sono ancora tanti i diritti negati all’infanzia, anche nel nostro paese. Alcuni temi risaltano su altri.
Innanzitutto il fatto che quasi un milione di ragazze e ragazzi nati da genitori stranieri debbano ancora aspettare il diciottesimo anno di età per diventare cittadini italiani. La legge per lo ‘Ius Scholae’ è in Parlamento, ma le resistenze sono tante. Una condizione vergognosa che speriamo venga risolta quanto prima, ci chiediamo dove sia la tanto decantata ‘sensibilità verso la famiglia’ strombazzata da alcune parti politiche che continuano a giocare con la vita di centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi, perfettamente integrati, italiani a tutti gli effetti. Tranne che per una fetta del Parlamento italiano.
Aumenta il digital divide tra famiglie povere e famiglie ricche, uno spartiacque che la pandemia ha esacerbato. Aumentano le dipendenze, sia quelle da alcool e droghe sia quelle legate ai device elettronici: l’82% dei minori è a rischio di dipendenza da smartphone. Non esiste un dato nazionale sulle patologie di salute mentali sui minori e l’assistenza in questo senso è gravemente carente: lo psicologo pubblico non è dato, non è considerata (purtroppo) ancora una figura di riferimento. Anche lo stato dell’assistenza pediatrica peggiora. Insomma, ancora molti buchi neri nel nostro paese nei confronti delle nuove generazioni che oggi più che mai pagano gli errori dei padri e dei nonni.
Ma, al contempo, si apre anche un periodo di grandi opportunità perché finalmente l’infanzia e l’adolescenza sono entrate con maggior attenzione nell’agenda politica, anche grazie al ruolo del Terzo Settore e del Gruppo CRC: oggi nel dibattito pubblico si parla in maniera più strutturata di accoglienza nelle emergenze, di servizi educativi per la prima infanzia, di scuola, di salute mentale, di disabilità e benessere dei più giovani. Nel 2021 a livello europeo è stata proposta (e poi approvata nel 2022) la Strategia dell’Unione europea sui diritti dei minorenni 2021-2024 insieme alla Garanzia Europea per l’Infanzia, mentre nel 2022 è stata lanciata la nuova Strategia del Consiglio d’Europa sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (2022-2027). A livello nazionale, invece, nel 2022 è terminato l’iter di adozione del 5° Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva (c.d. Piano Infanzia) e a fine marzo è stato inviato alla Commissione Europea il Piano d’Attuazione Nazionale della Garanzia Europea per l’Infanzia (PANGI). Ora occorre dare concretezza alle priorità emerse e alle azioni previste mettendo a disposizione risorse adeguate.
Nel 12° Rapporto CRC, alla cui redazione hanno contribuito 156 operatori delle oltre 100 associazioni che fanno parte del Network, come sempre è stata data una fotografia aggiornata e puntuale rispetto a tutti i contesti in cui si declina e si determina il benessere delle persone di minore età.
In apertura evidenziamo come stiamo assistendo inermi da decenni, al declino demografico della popolazione italiana: i nati nel 2021 sono stati appena 399.431, in diminuzione dell’1,3% rispetto al 2020 e quasi del 31% a confronto con il 2008, anno di massimo relativo più recente delle nascite. Tutte le regioni registrano tassi negativi di crescita, in particolare Molise, Basilicata e Calabria, ad eccezione del Trentino-Alto-Adige (0,8). Del resto la fotografia della popolazione minorile residente in Italia mostra che i minorenni rappresentano solo il 15,8% della popolazione. È quindi necessario un intervento diffuso che porti e sia espressione di un deciso cambio di mentalità di tutte le articolazioni della società per favorire la ripresa demografica nel Paese.
L’inquinamento atmosferico è in Italia il primo fattore di rischio ambientale: l’81.9% della popolazione vive in zone con inquinamento superiore ai valori considerati sicuri con punte anche fino al 100% in alcune Regioni. Il traffico, il riscaldamento domestico e l’attività industriale sono i maggiori responsabili dell’inquinamento atmosferico. Una seconda criticità è rappresentata dalla scarsità di spazi verdi cittadini usufruibili dai ragazzi, essenziali per lo sviluppo psicofisico. Restano cruciali, inoltre, i rischi legati al cambiamento climatico in atto: il nostro Paese è classificato complessivamente in una fascia di rischio medio e in quella ad alto rischio considerando i fattori di esposizione agli shock climatici e ambientali. Tutto ciò aggrava le interazioni tra inquinamento e allergeni con aumento dell’incidenza di sensibilizzazione allergica e un possibile incremento di asma e allergie, di altre malattie e mortalità legate al caldo, e di infortuni, traumi psichici, malattie e decessi causati dagli eventi estremi. Ovviamente i rimedi per contrastare questa tendenza devono essere trovati a livello globale, ma a livello locale un aumento degli spazi alberati urbani potrebbe consentire una mitigazione di questi rischi. Occorre ridisegnare le città creando quartieri privi di traffico e strade a 30 km all’ora, incentivando la ciclopedonalità, e potenziare l’educazione ambientale anche nelle scuole.
La povertà minorile rimane poi la grande sfida da affrontare: i minorenni in condizioni di povertà assoluta, complice lo scenario pandemico e le relative conseguenze sul piano sociale, secondo i dati pubblicati da ISTAT riferiti all’anno 2021, sono 1.382.000, pari al 14,2%. L’incremento di 10 punti percentuali in poco più di 10 anni, sottolinea i limiti del quadro di misure e interventi che si sono susseguiti, scontando un grave ritardo iniziale. Occorre un reale intervento organico e strutturale di contrasto alla povertà minorile che ne consideri la multidimensionalità e operi con una strategia multilivello, in grado di affiancare ai meri trasferimenti monetari, servizi e accompagnamento individualizzato, nella tutela del superiore interesse del minore.
Nel 2021 il Gruppo CRC ha pubblicato la seconda edizione del Rapporto “I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia – I dati regione per regione”, con l’intento di sollecitare le istituzioni alla raccolta puntuale di dati relativi alle persone di minore età essenziali per programmare interventi efficaci e sostenibili. Il tentativo è stato quello di sistematizzare i dati sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza disponibili su base regionale da fonti ufficiali. Il tema della raccolta dati permane infatti come criticità in quasi tutti i contesti analizzati nel 12°Rapporto CRC. Occorre quindi che le istituzioni prendano in carico il problema, partendo dal rendere operativi gli strumenti di raccolta già previsti.
Per quanto concerne l’ambito della violenza e maltrattamento la raccomandazione rivolta alle Istituzioni come Gruppo CRC è quella di raccogliere e rendere disponibili dati più puntuali sull’entità del maltrattamento all’infanzia nel Paese attraverso un monitoraggio periodico per poter meglio orientare le politiche di prevenzione e intervenire correggendo le disomogeneità territoriali nella presa in carico; così come non è più rinviabile la piena operatività della Banca Dati istituita presso l’Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile, che dovrebbe assicurare la raccolta capillare e l’analisi dei dati nonché restituire evidenze sulla specificità dell’abuso online (distinguendolo da altre forme di abuso), per un’ampia conoscenza del fenomeno in Italia e orientamento degli interventi.
Anche per quanto riguarda i minorenni fuori dalla famiglia di origine c’è un’assenza di “visibilità”, declinata anche nella discordanza e incompletezza dei dati raccolti. L’ultima indagine campiona risale ormai al 31.12.2016, il dato relativo al numero delle strutture di accoglienza disponibile risale al 31.12.2017, mentre l’analisi del Rapporto CRC si fonda sugli ultimi dati disponibili al 31.12.2019 (complessivamente i minorenni fuori famiglia sono 27.608 pari al 2,9 per mille rispetto alla popolazione di minore età presente in Italia), con le criticità già segnalata con particolare riferimento alla disomogeneità e all’incompletezza delle informazioni e dei dati raccolti nelle singole regioni, peraltro espressi non in termini assoluti, ma in valori percentuali. È quindi ancora più evidente la necessità e l’urgenza di raccogliere e analizzare dati con criteri uniformi, in modo sistematico e continuo, in tutte le Regioni tramite il sistema S.In. Ba. (Sistema informativo sulla cura e la protezione dei bambini e delle loro famiglie), in modo da avere chiaro e disponibile in tempo reale il numero, la tipologia e le caratteristiche di tutti i minorenni fuori famiglia d’origine, nel superiore interesse di tutti i soggetti di minore età.
In materia di adozioni nazionali, va evidenziato che, al di fuori del numero dei minorenni dichiarati adottabili e adottati, non sono censite altre notizie (età, condizioni psicofisiche, fratrie, etc.). Non si hanno neppure dati aggiornati sui minorenni dichiarati adottabili e non adottati, e non è ancora pienamente operativa, a distanza di 21 anni dalla data entro cui avrebbe dovuto essere attivata, la Banca Dati nazionale dei minorenni dichiarati adottabili e dei coniugi “aspiranti all’adozione nazionale e internazionale”. È dunque necessario prospettare un ripensamento su come la Banca stessa è stata progettata.
Altro annoso problema evidenziato nel Rapporto CRC è quello della mancanza di dati quantitativi e qualitativi delle persone di minore età con disabilità, in particolare nella fascia 0-5, già oggetto di raccomandazione aspetto su cui l’Italia era già stata attenzionata da parte del Comitato ONU sui Diritti dell’Infanzia nel 2019.
Qualcosa sta cambiando invece rispetto all’ascolto e partecipazione dei ragazzi e delle ragazze: se in occasione della pandemia avevamo denunciato come la voce diretta dei protagonisti non avesse avuto spazi di ascolto strutturato da parte delle istituzioni, non possiamo non notare con soddisfazione come sia a livello europeo che a livello italiano, si siano intensificate le occasioni, soprattutto istituzionali, di coinvolgimento dei ragazzi e delle ragazze, che seppur rispondenti a diversi “gradini della scala della partecipazione” proposta da Roger Hart, sono sicuramente un segnale di come si sia finalmente iniziato ad attuare e stabilizzare l’esercizio del diritto riconosciuto dall’art. 12 della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza. A titolo di esempio, per la prima volta, nell’iter d’adozione del 5° Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva è stata prevista la consultazione di ragazzi e ragazze. Così come importante è l’attenzione data allo studente con disabilità nella co-costruzione del proprio piano educativo individualizzato nel percorso di inclusione scolastica a seguito del Dlgs n. 96/2019 e dell’emanazione delle linee guida per la redazione del suddetto piano, in ossequio al principio di autodeterminazione indicato anche nella Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità.
Nel corso degli anni e delle legislature non è invece ancora riuscito ad arrivare a conclusione l’iter per la riforma della Legge 91/92 che faciliti l’acquisto della cittadinanza italiana per i minorenni di origine straniera. La recente proposta di testo unico presentata alla Camera dei Deputati, accolta con favore in termini di ripresa del dibattito parlamentare rispetto ad una riforma considerata non più procrastinabile, seppur suscettibile di miglioramento, come ribadito dagli stessi ragazzi di Seconda generazione e da diverse Organizzazioni della società civile, rappresenta un’opportunità per superare le discriminazioni esistenti nell’ordinamento e garantire ai ragazzi di Seconda Generazione eguali diritti, per questo nel Rapporto CRC se ne auspica l’adozione.
Rispetto all’educazione, oltre alle preoccupazioni rispetto agli effetti della pandemia da Covid-19 sul learning loss e sulla salute mentale dei bambini e degli adolescenti, il tema prioritario trasversale all’analisi svolta nel Rapporto è quello relativo al consolidamento della qualità del sistema educativo e scolastico sotto il duplice versante della formazione del personale scolastico e della raccolta sistematica di dati. In particolare, preoccupa l’attuale carenza di personale docente nelle scuole dell’infanzia, soprattutto nelle Regioni del Centro-Nord, dovuta anche alla differenziazione dei percorsi formativi universitari e dei relativi curricula per gli educatori dei servizi educativi prima infanzia e per i docenti della scuola infanzia. Ma c’è anche il tema della necessità di formazione iniziale e permanente degli insegnanti, in particolare nelle scuole secondarie per l’insegnamento dell’educazione civica, che pone la preoccupazione sul reale contributo della Legge 92/2019 anche considerato che non sono stati delineati gli obiettivi e il profilo delle competenze necessario, e permane il gap formativo esistente nei docenti. Rispetto alla raccolta di dati permane la necessità di garantire sia l’aggiornamento periodico dell’Anagrafe nazionale dell’Edilizia Scolastica con l’inserimento progressivo dei nidi e altri servizi educativi per l’infanzia sia l’attivazione del Sistema informativo nazionale dei servizi educativi per l’infanzia che con l’Anagrafe dei bambini delle scuole dell’infanzia statali e paritarie andrà a comporre l’Anagrafe nazionale per il Sistema integrato zerosei.
Altro tema che il Gruppo CRC segue da anni e che è evidenziato nel Rapporto, è quello relativo all’educazione all’affettività che prevede di introdurre in tutte le scuole di ogni ordine e grado programmi di educazione all’affettività e al rispetto delle diversità, necessari per rafforzare le competenze affettive e relazionali, educare alla parità di genere e alla prevenzione della violenza. L’Italia, inoltre, avendo ratificato la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, che mira al riconoscimento degli stereotipi di genere che ne possono essere i precursori e al contrasto alle influenze sociali, culturali, educative che la legittimano, si è impegnata a promuovere il superamento degli stereotipi attraverso un’educazione di genere sia nei programmi scolastici che nei contesti di istruzione non formale.
Per quanto concerne la salute delle persone di minore età, , ha iniziato a manifestarsi nella sua piena complessità il fenomeno del dilagante disagio adolescenziale con manifestazioni psicopatologiche e psichiatriche acute, gravi dal punto di vista delle condotte e diffuse dal punto di vista epidemiologico. All’aumentato bisogno di cura in una cronica disattenzione nel prevenire e ridurre l’insorgere dei disturbi mentali nel corso dell’età evolutiva, è corrisposto una risposta inadeguata, inefficace e differente a livello territoriale da parte dei servizi preposti. Solo un terzo dei circa 2 milioni di minorenni con un disturbo neuropsichiatrico riescono ad accedere ad un servizio territoriale di neuropsichiatria e solo la metà di questi ottengono risposte terapeutico-riabilitative appropriate con ampia disomogeneità tra le regioni. Anche in questo ambito, tuttavia, si denuncia la perdurante mancanza di un sistema informativo nazionale per la salute mentale delle persone di minore età che rende difficile analizzare le attività territoriali e gli andamenti regionali. In particolare, mancano le strutture semiresidenziali terapeutiche, e nei servizi territoriali spesso non sono previste e adeguatamente presenti tutte le figure multidisciplinari necessarie. Diventa ancor più urgente promuovere iniziative volte a favorire il benessere psicofisico e la salute mentale dei bambini e degli adolescenti in tutti i contesti di vita, con la consapevolezza quindi che la previsione di un fondo per il sostegno psicologico nelle Scuole sia solo un primo, per quanto fondamentale, passo. L’attivazione di percorsi diagnostico-terapeutici e di strategie di promozione della salute mentale basati sulle evidenze e valutati in termini efficacia (outcome) necessita, infatti, di adeguati investimenti (economici e umani), ma anche di strategie diffuse e condivise nell’intera comunità, così da riportare bambini e adolescenti al centro dell’attenzione educativa, scolastica, sociale e sanitaria.
Partendo dall’analisi pubblicata sui consultori familiari a 40 anni dalla loro istituzione, che mette in luce la grande disomogeneità nella distribuzione territoriale, così come la diversa rappresentazione delle figure professionali presenti, nonché la differente offerta dei servizi, emerge chiaramente come sia necessario un loro rafforzamento e attualizzazione affinché siano effettivamente un punto di snodo fra servizi sanitari e sociali-educativi con équipe multi professionali, rivolti anche alle nuove famiglie, attenti alla medicina di genere e alla intercettazione precoce dei rischi e delle vulnerabilità. Una risorsa fondamentale per i diversi cicli della vita familiare: gravidanza, percorso nascita, incontro per adozione e affido, adolescenza e salute riproduttiva, menopausa. Il PNRR prevede forti investimenti per la riorganizzazione dei servizi territoriali di prossimità (per esempio la creazione delle Case della Comunità), è quindi auspicabile che anche i consultori familiari trovino un’adeguata e appropriata collocazione nella rete.
Ci sono quindi tutti i presupposti affinché questo momento storico, che ha messo a nudo le fragilità dei sistemi di promozione e protezione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, soprattutto per i bambini più vulnerabili, sia colto come un’occasione per ripensare le politiche dell’infanzia e dell’adolescenza, mettendo a sistema e garantendo una governance efficace rispetto alle priorità identificate nei recenti Piani adottati e le risorse rese disponibili a livello europeo e nazionale.
Qui il rapporto completo https://gruppocrc.net/wp-content/uploads/2022/07/CRC-2022-12rapporto.pdf