di Stefania Campagna | Coordinatrice Servizi di inclusione sociale
Nel giorno della Festa del lavoratori parliamo di una questione che serpeggia, senza molto interessare ai più, nel mondo dello spettacolo.
È di questi giorni la notizia della denuncia da parte di due donne a Gerard Depardieu, fermato e interrogato dalla polizia di Parigi per abusi e violenze avvenute nel 2014 e nel 2021. Le due donne, una scenografa e un’assistente, dichiarano di aver subito molestie sessuali da parte dell’attore sui set dei film che erano in procinto di girare, insieme a frasi volgari e ai successivi insulti ricevuti, una volta intervenuti i colleghi per liberare una delle due dalla forza esercitata dall’attore su di lei.
A questo bisogna aggiungere un’indagine in corso per stupro ai danni di un’altra attrice nel 2020, un processo archiviato per prescrizione sempre per stupro e una denuncia in Spagna da parte di una giornalista, con la stessa accusa di violenza sessuale.
Ma qual è la situazione più in generale? Che scenario vivono le donne dello spettacolo al giorno d’oggi?
In molti conosciamo #Metoo, il movimento femminista contro le molestie sessuali nato nel 2017 grazie ad Alyssia Milano, la famosa attrice che ha twittato questa espressione per la prima volta invitando le donne sui social network a raccontare le proprie esperienze ed ottenendo un seguito mai pensato.
È proprio #Metoo che nel 2023 ha portato avanti una denuncia degli abusi sulle donne nel mondo del lavoro in generale, ma che si concentra principalmente su quello dello spettacolo. Lo scopo è quello di permettere alle donne di urlare e di dire basta alle molestie che sono costrette a subire, per doversi “tenere un lavoro”.
Questa rivolta collettiva attraversa il mondo e tocca chiaramente anche l’Italia: nasce dunque Amleta, un’associazione di promozione sociale con lo scopo di contrastare la disparità e la violenza di genere nello spettacolo. Amleta viene fondata da 28 attrici che hanno istituito una sorta di osservatorio costante per combattere la violenza che le donne devono subire nei luoghi di lavoro.
Nel 2023 viene pubblicato il report di Amleta, con interessanti contenuti per chi effettivamente questo mondo lo conosce poco. È molto difficile per una donna provare gli abusi subiti, soprattutto nello spettacolo: il lavoro di un’attrice spesso passa o almeno coinvolge il proprio corpo e il confine fra ciò che è arte e ciò che è abuso può risultare labile. Inoltre, non è un tabù quanto il sesso spesso sia al centro di alcuni film o serie tv, basti pensare alla recente “Supersex”, ispirata alla vita e alla carriera di Rocco Siffredi. E allora in un mondo nel quale il corpo e il sesso sono così mercificati, come ci si può difendere da violenze?
#apriamolestanzedibarbablù è una campagna social lanciata appunto da Amleta, che si prefigge lo scopo di raccogliere quante più testimonianze e denunce possibili. Molto interessanti i dati raccolti: nel 2023 sono state raccolte 223 denunce per violenza sessuale nello spettacolo; di queste, solamente 2 sono state esercitate da donne. Se si analizza poi il ruolo ricoperto dall’abusante, si legge che più del 40% è rappresentato da registi, seguiti da attori (15%) e da produttori e a seguire da tutti gli altri ruoli ricoperti nel settore.
Cosa ci dice questo dato? Che l’abuso di genere in questo caso va sommato all’abuso di potere o più precisamente di ruolo, che fa leva sulla volontà di quell’attrice di avere quella parte per far sì che il suo compito sfoci in qualcosa di ben diverso da quello che dovrebbe essere, senza che si preveda un abusante e senza che ci siano colpevoli.
In merito alla disparità di genere che troviamo nello spettacolo, è utile anche leggere i dati raccolti sempre da Amleta sulla presenza femminile, per esempio, nei teatri: nel periodo 2017 – 2020 le registe sono il 21,6% e le drammaturghe il 20,7%. Non ci sono donne alla guida dei grandi teatri nazionali. Questo si riflette anche sulla lettura e sull’interpretazione dei classici di repertorio che continuano ad avere una forte matrice maschile; l’opposto però è riscontrato nel pubblico, di maggioranza femminile che si trova ad assistere a chiavi di lettura maschili.
Se proseguiamo nell’analisi del report, si evince che la maggior parte delle violenze avviene sui set cinematografici e nei teatri anche se, nell’epoca dei social media, al secondo posto per frequenza ci sono molestie per chat.
Un aspetto che merita senz’altro di essere approfondito riguarda le frasi riportate dalle donne che hanno denunciato, le quali spesso si sentono dire che “devono essere disposte a tutto pur di…”. Ecco, questa forse è la parte ancora più terribile da sentire nel 2024, in Italia. Perché una donna (in questo caso un’attrice) per arrivare in alto, per ottenere un ruolo importante, per fare carriera deve essere disposta per forza a qualcosa, che spesso è denigrante e volgare. Ma qualcuno, tutto questo lo ha mai chiesto ad un uomo?