L’Italia dei Mille. Morti all’anno sul lavoro

Giu 5, 2024 | Attualità

La strage silenziosa continua, ma il reato di “omicidio sul lavoro ancora non c’è


Daniele De Luca, giornalista professionista, milanista. Dopo una lunga esperienza a Radio Popolare Milano, AGR, CNRMedia e altre collaborazioni da alcuni anni si occupa principalmente di comunicazione istituzionale e ufficio stampa. 


L’Italia dei mille, dei mille (e più) morti sul lavoro ogni anno. Mille e quarantuno, per l’esattezza, tenendo conto delle denunce ufficiali nel 2023. Da gennaio ad aprile del 2024 si contano 268 vittime, 4 in più rispetto a fine aprile 2023. Rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso crescono le morti in itinere del +8,8%. Non solo. Secondo dati UNICEF in Italia sono morti negli ultimi 5 anni 74 minorenni, ragazzi in maggioranza. Ragazzi in età scolare.

L’ultima fotografia del “sangue versato sul sacro patrio suolo” da chi esce di casa per lavorare e non torna più è dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering di Mestre. Perché attenzione, non ci sono solo le morti, ma anche decine di migliaia di infortuni più o meno gravi.

La precarizzazione del lavoro, gli appalti al ribasso, la ricerca costante del profitto, la facilità nel reperire manodopera non specializzata a basso costo, tutto serve per creare insicurezza sul lavoro. Chissà perché in questi anni la parola “sicurezza” è solo legata a fatti di cronaca nera, furti e rapine, risse tra ragazzini. Forse la vera ‘sicurezza’ è poter contare su controlli sull’applicazione delle norme contro gli infortuni. Forse la vera “sicurezza” è poter contare su un servizio sanitario nazionale universale ad accesso gratuito e di alta qualità.

Cosa è oggi la “sicurezza”?

Le ispezioni nei luoghi di lavoro e a distanza per verificare le condizioni di sicurezza nelle aziende sono in calo rispetto al pre-Covid. Nel 2023 si sono fermate a 111mila, mentre solo nel 2019 raggiungevano quasi le 160mila.

L’Ispettorato Nazionale del Lavoro oggi può contare su circa 4.000 dipendenti, ancora non sono sufficienti a svolgere tutti i compiti di istituto. L’INL è l’ente dell’amministrazione centrale con le retribuzioni più basse in assoluto. Chi può, scappa. Eppure gli addetti svolgono un lavoro di grande responsabilità e spesso in condizioni non agevoli, basti pensare che non hanno nemmeno i cellulari di servizio. Con il numero di ispezioni che vengono fatte in Italia, rispetto al numero di aziende presenti, ogni azienda ha la possibilità di essere sottoposta ad ispezione ogni 18 anni. Cosa è la “sicurezza”, allora? L’esercito nelle strade o un servizio nazionale di controllo e prevenzione degno di questo nome? O forse deve essere così, l’Italia la fanno i Mille morti sul lavoro ogni anno.

Si stanno raccogliendo le firme per una legge di iniziativa popolare per l’istituzione del reato di omicidio sul lavoro, ma la strada da perseguire non può passare solo dall’inasprimento delle pene. Così come non serve buttare più gente in carcere per avere più “sicurezza”.

L’Osservatorio Sicurezza e Ambiente Vega Engineering dipinge il rischio infortunistico nelle regioni italiane secondo una scala di colori:

  • bianco: regioni con un’incidenza infortunistica inferiore al 75% dell’incidenza media nazionale
  • giallo: regioni con un’incidenza infortunistica compresa tra il 75% dell’incidenza media nazionale e il valore medio nazionale
  • arancione: regioni con un’incidenza infortunistica compresa tra il valore medio nazionale e il 125% dell’incidenza media nazionale
  • rosso: regioni con un’incidenza infortunistica superiore al 125% dell’incidenza media nazionale

A finire in zona rossa ad aprile 2024 con un’incidenza superiore a +25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 8,7 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori) sono: Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Emilia-Romagna, Umbria, Puglia, Campania e Calabria.

In zona gialla: Sardegna, Toscana, Sicilia, Lombardia, Piemonte e Lazio. In zona bianca: Liguria, Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Basilicata, Veneto, Marche e Molise.

Infortuni per fasce di età

Anche nel primo quadrimestre dell’anno l’Osservatorio mestrino elabora l’identikit dei lavoratori più a rischio per fascia d’età. E lo fa sempre attraverso le incidenze di mortalità (per milione di occupati). Un dato, quest’ultimo, che continua ad essere ancora preoccupante tra i lavoratori più anziani. Infatti, l’incidenza più elevata si registra proprio nella fascia dei lavoratori ultrasessantacinquenni (34,9), seguita dalla fascia di lavoratori compresi tra i 55 e i 64 anni (13,5).

Più rischi per gli stranieri

Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro nel primo quadrimestre sono 48 su un totale di 206, con un rischio di morte sul lavoro che risulta essere quasi triplo rispetto agli italiani. E, infatti, gli stranieri registrano 20,2 morti ogni milione di occupati, contro i 7,5 degli italiani che perdono la vita durante il lavoro.

Morti sul lavoro e infortuni, i numeri assoluti per regione

Sono 268 le vittime sul lavoro in Italia, delle quali 206 in occasione di lavoro (1 in meno rispetto ad aprile 2023) e 62 in itinere (5 in più rispetto ad aprile 2023). Ancora alla Lombardia va la maglia nera per il maggior numero di vittime in occasione di lavoro (33). Seguono: Emilia-Romagna (28), Campania (20), Puglia (17), Lazio (16), Toscana e Piemonte (13), Trentino-Alto Adige (12), Veneto e Sicilia (11), Calabria (6), Sardegna e Umbria (5), Liguria (4), Friuli-Venezia Giulia, Abruzzo e Marche (3), Valle d’Aosta (2) Basilicata (1). In Molise non si è verificato alcun infortunio mortale.

Costruzioni il settore più a rischio

Alla fine del primo quadrimestre del 2024 è ancora il settore delle costruzioni a far rilevare il maggior numero di decessi in occasione di lavoro: sono 41. È seguito dalle Attività Manifatturiere (25), da Trasporti e Magazzinaggio (19), dal Commercio (11). La fascia d’età numericamente più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è quella tra i 55 e i 64 anni (69 su un totale di 206). Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro a fine aprile 2024 sono 12, mentre 7 hanno perso la vita in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro. Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro sono 48, mentre sono 14 quelli deceduti a causa di un infortunio in itinere. Il martedì risulta essere il giorno più luttuoso della settimana, ovvero quello in cui si sono verificati più infortuni mortali nel primo quadrimestre dell’anno (21,8%).

Le denunce

Le denunce di infortunio totali crescono del 3,6% rispetto ad aprile 2023. Erano, infatti, 187.324 a fine aprile 2023, nel 2024 sono passate a 193.979.

Infortuni, maglieria più a rischio

Anche a fine aprile del 2024 il più elevato numero di denunce totali arriva dalle Attività Manifatturiere (22.299); seguono: Costruzioni (10.913), Sanità (10.873), Trasporto e Magazzinaggio (10.072) e Commercio (9.759).

Genere ed età

Le denunce di infortunio delle lavoratrici ad aprile 2024 sono state 70.733, quelle dei colleghi uomini 123.246. Le denunce di infortunio in occasione di lavoro (esclusi dunque gli infortuni in itinere) sono state 165.249 a fine aprile 2024: 56.341 sono le donne e 108.908 gli uomini. Le denunce di infortunio in occasione di lavoro degli italiani sono 133.297, mentre degli stranieri sono 31.952. La fascia di età più colpita in occasione di lavoro e in itinere è quella che va dai 45 ai 54 anni con 41.613 denunce (il 21,5% del totale).

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