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Ritorno ai confini del passato

Mag 8, 2024 | In evidenza, Migranti

Mohammad Karimi è un mediatore culturale della Cooperativa Il Melograno. È arrivato in Italia anni fa seguendo la rotta balcanica. È tornato a Trieste per incontrare chi oggi percorre quelle stesse strade

Mohammad Karimi

di Daniele De Luca

La prima volta che incontrai Mohammad Karimi fu per poter intervistare Nazira, una ragazza afghana fuggita dal suo paese che giocava come portiere nella primavera femminile del Milan.

Mohammad l’ho poi incrociato diverse volte nella sede de Il Melograno a Novegro, l’ultima volta mi ha detto che sarebbe andato a Trieste per vedere di persona la situazione in città, dove transitano migliaia di persone che arrivano proprio dalla rotta balcanica.

Questo il suo racconto.

Il viaggio a Trieste

Volevo andare a Trieste per vedere la situazione con i miei occhi. Incontrare le persone, parlare con le associazioni che aiutano le persone migranti. Ho incontrato i volontari di Linea D’Ombra, in particolare la fondatrice Lorena Fornasir. Una signora gentilissima e disponibile. Mi ha spiegato e ho visto in prima persona come accolgono le persone, in particolare quelle che si fermano nel parco davanti alla stazione ferroviaria. E sono tante, decine. Ci sono afghani, pakistani, bengalesi, ma anche turchi, curdi, siriani, turchi, africani. Tanti sono arrivati da poco, altri aspettano da tempo il riconoscimento del diritto d’asilo.

I volontari forniscono cibo, vestiti, le prime cure sanitarie. Mi ha colpito molto un ragazzo che aveva delle ferite ai piedi. Lo stavano curando. Erano tanti, di diverse nazionalità. Mi sono messo a chiacchierare con loro, mi hanno mostrato foto e  video dei loro viaggi, le condizioni terribili che hanno vissuto, i confini con i fili spinati, le montagne con la neve. Le polizie che maltrattano. Serbi, croati. Violenze, percosse.

Alcuni di loro erano in viaggio da sei mesi, altri tre mesi, dipende dalla fortuna. I fortunati ci mettono quattro o cinque mesi. Ci sono tanti minori non accompagnati. E immaginare il loro viaggio e quello che hanno rischiato fa ancora più impressione. Ho chiesto loro che pensavano di fare una volta in Italia: molti erano contenti per il solo fatto di essere arrivati sani e salvi e di trovare finalmente qualcuno che gli dava una mano, qualcuno che cercava di aiutarli. Molti cercheranno di ottenere il riconoscimento dell’asilo e di iniziare una vita nuova qui.

Lorena Fornasir, fondatrice di Linea d’Ombra

Anche io ho fatto la rotta balcanica

Quello che è successo anche a me. Anche io sono partito dall’Afghanistan, sono passato dall’Iran, dalla Turchia, dalla Grecia. Oggi ho la cittadinanza italiana, ho un lavoro. E lavoro per aiutare persone come me. Ma anche quei volontari triestini danno il loro tempo, le loro attenzioni, a persone come me, come loro. Come siamo tutti.

Dobbiamo allontanarci dalla narrazione dell’invasione, dai media che creano la paura dei migranti, da chi vuole spaventare. C’è tanta umanità da parte di tante persone. E tra di loro le persone sono spesso meglio di quanto pensiamo. Certo, mi ha fatto molto effetto vederli. Vedere che ancora nel 2024 non è cambiato nulla, anzi i confini sono diventati anche più difficili da attraversare. Il sogno di chi fugge dalle guerre e dalle persecuzioni è arrivare in Europa, il continente dei diritti umani. E invece scoprono che in molti luoghi di questa cosiddetta “civile Europa” non vengono trattati da esseri umani ma come bestie.

Le persone sono meglio degli Stati

Ma, ripeto, le persone sono meglio degli Stati. Non dobbiamo perdere la speranza. La società civile è piena di belle energie, di senso di giustizia, di umanità. Non c’è solo l’indifferenza. Sicuramente voglio tornare a Trieste. Così come tornerò a raccontare la mia storia di migrante afghano che oggi è cittadino italiano. Le persone, tutte, hanno grandi risorse da dare per il bene della collettività. Dobbiamo solo fare in modo che possano vivere dignitosamente per dare il loro contributo alla società.

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