Nella foto, un frame della diretta video di Rovazzi con il finto furto di smartphone, che ha occupato per un paio di giorni le homepage della cronaca milanese
Federico Viganò, giornalista, ho ideato e dirigo il Giornale di Segrate. Appassionato di politica e informazione locale, ho collaborato con periodici nazionali e, come addetto stampa, con aziende ed enti locali. Vado in bici da corsa, ma non quanto vorrei.
Ci siamo cascati, di nuovo. Lunedì 13 maggio, grazie a un finto furto di smartphone in diretta social, il cantante/influencer Fabio Rovazzi ha tenuto per una giornata in scacco la cronaca milanese (e non solo) portando così a termine un’operazione di marketing brillante, a costo zero, per il lancio del suo nuovo singolo “Maranza”.
Per chi crede nel motto “basta che se ne parli” si è trattato di una trovata geniale, poco da dire. Non certo la prima. Qualche mese fa era stata Netflix a dominare i meccanismi della viralità usa e getta con la campagna di lancio della serie “Il problema dei tre corpi”: sui tabelloni di alcune stazioni italiane era apparsa l’inquietante scritta “Siete insetti” che aveva creato sconcerto e preoccupazione tra i viaggiatori. Il tutto con un’inevitabile moltiplicazione del messaggio grazie ai giornali che avevano amplificato il messaggio inconsapevoli che si trattasse di pubblicità.
In quel caso nessuno chiese di denunciare l’azienda per la sua audace campagna di guerrilla marketing, svelata in poche ore con il sollievo dei più ansiosi e la curiosità di chi si era già attaccato alla smart tv aspettando l’inizio della serie (obiettivo raggiunto!). Non è andata così bene a Rovazzi, che, una volta scoperto l’inganno, è stato rimproverato da più parti per aver, questa l’accusa, danneggiato l’immagine di Milano. A tirare le orecchie all’autore di “Andiamo a comandare” sono stati, tra gli altri, sindaco Sala, giunta, ex questore. L’autore della burla si è poi scusato, ammettendo che “lato stampa la situazione è un po’ sfuggita di mano”. E secondo me il corto circuito è proprio qui, ed è il motivo per cui a mio parere prendersela troppo, o soltanto con Rovazzi è un po’ esagerato e auto assolutorio.
Il “caso Rovazzi”, c’è da dirlo consumatosi nell’arco di 48 ore, scoppia infatti con il generoso contributo dei giornali che a pochi minuti dalla diretta social incriminata in cui Rovazzi veniva derubato da un finto ladro con le fattezze del “maranza” (qui una efficace descrizione) protagonista della canzone hanno inondato tutte le homepage e i propri canali social con la “bomba” del furto al personaggio famoso davanti ai suoi follower. Il meccanismo è il solito: qualcuno si accorge del tam tam social e pubblica, tutti gli altri lo riprendono per non correre il rischio di bucare e perdere click. In questa gara di velocità non c’è spazio per il dubbio o la prudenza, anche se a posteriori era quanto meno possibile immaginare che ci fosse qualcosa di strano in quel video così efficace, con tanto di videocamera che resta accesa delle mani dello scippatore in fuga a diretta social in corso.
C’è poi un elemento in più per scagionare, o almeno alleggerire la posizione di Rovazzi davanti agli accusatori. Come fa notare lui rispondendo alle accuse, nella sequenza del finto reato in nessun modo è citata Milano. È però abbastanza facile riconoscere alle sue spalle, seduto nel dehors di un bar, il Naviglio. Secondo l’autore una semplice casualità (gli crediamo?) ma comunque un’occasione troppo ghiotta, un vero e proprio “trigger”, per non trasformare l’episodio (finto) in prova della scarsa sicurezza nel capoluogo lombardo (vera), tema politico-giornalistico del momento. Da qui il risentimento del sindaco Sala, che pure – come ha ricordato Rovazzi – si è prestato poche settimane fa a fare da comparsa nel video dei Club Dogo sui tetti di una Milano in versione Gotham City, la città di Batman infestata dai criminali. E così il video del personaggio famoso diventa notizia da prima pagina, seguita a stretto giro da un’altra vicenda che ancora tiene banco, quella dell’aggressione notturna ai danni di un influencer alla presenza, pare, della celebrità Fedez. Un episodio che, per quanto ne sappiamo, non sembrerebbe certo così rilevante. Ma che racchiude così tanti “trend topic” (tra cui ancora una volta quello della sicurezza a Milano) da diventare notizia buona per una settimana abbondante.
E allora, per tornare a Rovazzi sperando che i finti reati in diretta Instagram non diventino una moda – quello sì sarebbe preoccupante – forse è più utile fare tesoro di questa vicenda invece di offendersi perché ci ha presi in giro. Ricordandocene alla prossima “notizia” che magari sembra adattarsi in modo perfetto alla narrazione del momento, attivando quel riflesso pavloviano che ci spinge a precipitarci sulle tastiere.