Lavoratori senza casa, case senza lavoratori

Apr 3, 2024 | Attualità

Per fermare la fuga dei lavoratori con redditi medio-bassi dalle città servono soluzioni nuove

Insegnanti, infermieri, autisti, consulenti, impiegati, postini. Sono solo alcune delle categorie più in sofferenza, da anni, nel trovare casa in una città come Milano. E che, quindi, fuggono dalla metropoli.

Per una stanza a Milano ci vogliono 600-700 euro

Un affitto a Milano, per una sola stanza, non si trova a meno di 600-700 euro. Chi ha stipendi intorno ai 1,200 euro e deve anche pagare le spese, mangiare e magari qualche extra come bolli auto, abbonamenti o peggio ancora qualche guaio di salute, semplicemente non ce la fa. E scappa.

“Grande Milano”, si allargano i confini della città

Nel 1971 Milano (inteso come territorio comunale) aveva 1,7 milioni di abitanti. Nel 1981, 1,6 milioni. Oggi, dopo anni di minimi storici assoluti, arriva a 1,4 milioni. Nel frattempo cresce la popolazione nell’area metropolitana (3,2 milioni) ma soprattutto in quella che viene chiamata Grande Milano, ovvero il bacino di abitanti che sconfinano anche in altre regioni ma che gravitano sulla metropoli. Parliamo allora di più di 8 milioni di persone. La fuga verso una vita sopportabile, economicamente e non solo, sta allargando i confini della città.

Il vercellese, per esempio, sta diventando una gigantesca periferia di Milano. Risaie e capannoni dismessi, vecchi borghi agricoli. Piccole città di provincia: Vercelli, Biella, Santhià, Novara. «Vivo qui perché costa molto meno, preferisco prendere il treno ogni mattina» dice Tatiana Arabadji, romana di nascita, piemontese di residenza, consulente in una multinazionale con sede nel centro di Milano. Certo: si può vedere il lato positivo. «Questa è una vita meno frenetica, più a misura». Ma c’è un altro lato, anche questo indubbiamente significativo: Milano è diventata impossibile. È una specie di miraggio. Moltissimi la sognano, ma quella città non è più reale.

La più cara d’Italia

Milano è la città con gli affitti più cari d’Italia, la quarta città più cara d’Europa. In pochissimi possono permettersi di abitare sotto la Madonnina, ma pure in periferia. È praticamente impossibile trovare un bilocale nella seconda cerchia a meno di 1.000 euro al mese. Aumentano le morosità, perché sono aumentati i canoni d’affitto. Tanti alloggi sono finiti sulle piattaforme B&B, sottratti così al mercato degli affitti annuali. Milano non è una città per lavoratori con stipendi sotto ai 2.000 euro al mese. Lavori per sopravvivere.

Gratosoglio, Sesto San Giovanni, Abbiategrasso, Cesano Boscone, Rozzano sono periferie con prezzi più abbordabili. Solo che adesso la grande periferia di Milano si sta allargando a dismisura, fino a raggiungere un’altra regione d’Italia, cioè il Piemonte. A Novara hanno costruito alloggi pensati apposta per i pendolari che vanno a lavorare ogni giorno a Milano. E anche a Vercelli, dove non ferma l’esosa Alta Velocità, il treno interregionale carica ogni giorno lavoratori al mattino e li riporta indietro alla sera.

Una nuova periferia della periferia

Se Milano è ormai una città di lusso, cioè un posto esclusivo e escludente – con il paradosso di 15mila alloggi popolari vuoti perché mancano i fondi per ristrutturarli – forse si possono aprire nuova prospettive per altre zone dimenticate d’Italia. Fra Torino e Milano c’è, adesso, questa nuova periferia della periferia.

Gli insegnanti fuorisede

Milano non attira gli insegnanti fuorisede, o comunque si attesta come luogo di passaggio. I numeri sono emblematici, 17mila docenti in Lombardia hanno chiesto il trasferimento in altre regioni. La gran parte di questi, un terzo, sono siciliani e desiderano rientrare nella propria terra. A questi si aggiungono calabresi, pugliesi e campani facendo salire la percentuale al 52%.

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