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Le carceri, specchio di una società incattivita. Intervista a Francesco Maisto

Giu 6, 2024 | Diritti, Inclusione

Incontro con il Garante delle persone private della libertà, Francesco Maisto

“Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni” scriveva Fedor Dostoevskij. Oggi visitando le carceri italiane ci si potrebbe fare un’idea abbastanza precisa sul momento storico che sta attraversando la nostra società. Il tema delle carceri e della detenzione è totalmente scomparso dall’attenzione dell’opinione pubblica e, nel caso, si parla solo di condanne e di pene. Il muro tra la società e il carcere si è alzato.

Abbiamo incontrato il Garante per la Lombardia delle persone private della libertà, Francesco Maisto. 78 anni, laureato in Giurisprudenza, già in servizio con il grado di Magistrato di Cassazione con funzioni di presidente del Tribunale di Sorveglianza di Bologna, abilitato all’insegnamento di Diritto ed Economia Politica e specializzato in Criminologia clinica. L’incontro si è svolto a margine della mostra Oggetti d’Evasione presso il Consorzio Viale dei Mille.

«Ogni 18 giugno partecipo a iniziative pubbliche, su tutto il territorio nazionale, sul tema delle carceri – ci spiega Maisto – perché il 18 marzo il Presidente della Repubblica ha lanciato un allarme, ha detto chiaramente che la situazione nelle carceri del nostro Paese è grave e che si deve intervenire. E invece nulla è stato fatto nonostante anche precise promesse da parte delle autorità competenti. Dunque ogni 18 del mese cerchiamo di porre l’attenzione sul tema. Oggi il numero dei detenuti in Italia è tornato ai livelli record che hanno portato alle infrazioni sollevate dall’Europa e alle accuse di ‘tortura’. Abbiamo abbondantemente superato la soglia dei 61mila detenuti a fronte di 52mila posti regolamentari e i 47mila di reale capienza.  Quindi abbiamo almeno 10mila persone per cui in qualche modo bisogna trovare un posto, e spesso potrebbero tranquillamente essere assegnati ai domiciliari o ad altre misure. A peggiorare la situazione c’è poi la circolare sulla media sicurezza che chiude in cella tantissimi detenuti per tante ore di fila, togliendogli spazio, aria, opportunità di svago e lavoro».

Cosa dice questa circolare? Nei mesi di ottobre e novembre 2023 è stata data applicazione ad alcune disposizioni contenute nella Circolare 3693/6143 del 18/07/2022, a firma del Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, che prevede per le persone detenute che occupano le sezioni ordinarie del circuito della media sicurezza (ovvero la maggior parte della popolazione detenuta) la possibilità di uscire dalle celle solo per tre ragioni: la fruizione della socialità in appositi locali comuni, la permanenza all’aria aperta e la partecipazione ad attività trattamentali. Considerando che i locali di socialità sono pochi e di ridotta capienza, che le ore destinate alla permanenza all’aria aperta sono contingentate in ragione di turni dovuti al sovraffollamento e soprattutto che le attività trattamentali sono poche rispetto al numero delle persone detenute e in alcuni istituti persino inesistenti, la conseguenza di tale provvedimento nella maggioranza degli istituti è stata la seguente: la permanenza forzata delle persone detenute all’interno delle celle per venti/ventidue ore al giorno.

Continua Maisto: «Siamo già al record di suicidi tra detenuti. Nel 2024 sono già 30. Uno ogni tre giorni. Di questo passo si supererà il record del 2022 che vide 80 suicidi. Ma quello che è peggio è che aumentano anche i suicidi anche tra gli agenti di polizia penitenziaria. Aumentano a dismisura i fenomeni di autolesionismo e di eterolesivi. È una miscela esplosiva. Anche perché il decreto Caivano ha fatto aumentare la percentuale di tossicodipendenti in carcere e anche le persone con problemi di salute mentale, perché sul territorio i servizi di salute mentale sono stati tagliati ovunque, le persone non trovano aiuto, perdono la testa e magari per un solo gesto finiscono in galera. E da lì poi uscire è difficile perché entrano in un circuito pericoloso. Non solo. Siamo anche al record di detenzione per minori. Erano 300, ora siamo oltre i 500. E gli istituti a loro dedicati non sono pronti per questi numeri. Ci sono già problemi di trasferimenti».

Infine, abbiamo chiesto a Maisto una sua opinione sui CPR. «Prima di tutto è bene dire che il mio ufficio non ha le risorse per potersi occupare anche dei CPR, questo è noto anche al Comune di Milano – dice il Garatne – l’ultima visita che abbiamo fatto in via Corelli ha poi avuto degli effetti che credo siano evidenti, cioè si è mossa la magistratura. Da un punto di vista prettamente giuridico, la detenzione amministrativa è prevista dalla normativa europea, quindi, non sono d’accordo sulle posizioni che parlano di un luogo di ‘illegalità’. Dopodiché invece molto si può dire sulle condizioni di detenzione, sui tempi di detenzione, sulla normativa specifica. Certo al momento per le sue caratteristiche il CPR non è un luogo di mio gradimento».

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