A due anni dal naufragio di Cutro, uno spettacolo alla Camera del Lavoro di Milano ha ricordato le vittime di una strage “prevedibile ed evitabile”. Abbiamo partecipato alla commemorazione con la nostra équipe impegnata nei progetti di accoglienza della Rete SAI
Il 26 febbraio 2023 un’imbarcazione partita dalla Turchia con a bordo circa 200 persone si è spezzata in due a pochi metri dalla riva del litorale di Steccato di Cutro, in provincia di Crotone. Le autorità italiane erano state avvisate della presenza del caicco, ma non hanno attivato nessuna operazione di soccorso. 80 persone sono sopravvissute ma si temono oltre 100 morti in totale. Tra le vittime anche molti bambini. La strage per omissione di soccorso era “prevedibile ed evitabile”.

Due anni dopo Milano ha ricordato la strage con lo spettacolo dell’attore e regista Renato Sarti Naufraghi senza volto – tratto dall’omonimo libro di Cristina Cattaneo – alla Camera del Lavoro, organizzato da CGIL Milano, Emergency, Rete Nessuna persona è illegale, Mediterraneo, RESQ People, Sea Watch con in video collegamento da Cutro la Rete 26 Febbraio.
Quanti sono, tutti i giorni, i naufraghi senza volto che annegano nel Mediterraneo?
Il corpo di un ragazzo con in tasca un sacchetto di terra del suo paese, l’Eritrea; quello di un altro, proveniente dal Ghana, con addosso una tessera della biblioteca; i resti di un bambino che veste ancora un giubbotto la cui cucitura interna cela la pagella scolastica scritta in arabo e in francese. Sono i corpi delle vittime del Mediterraneo, morti nel tentativo di arrivare nel nostro paese su barconi fatiscenti, che raccontano di come si può “morire di speranza”.

A molte di queste vittime è stata negata anche l’identità. L’emergenza umanitaria di migranti che attraversano il Mediterraneo ha restituito alle spiagge europee decine di migliaia di cadaveri, oltre la metà dei quali non sono mai stati identificati. Il libro racconta, attraverso il vissuto di un medico legale, il tentativo di un paese di dare un nome a queste vittime dimenticate da tutti, e come questi corpi, più eloquenti dei vivi, testimonino la violenza e la disperazione del nostro tempo.
Abbiamo partecipato all’evento con la nostra équipe impegnata nei progetti di accoglienza della Rete SAI: tra le beneficiarie e i beneficiari dei nostri servizi, c’è chi quel mare lo ha attraversato e ne porta ancora i segni. Sappiamo che una vera integrazione è possibile: lo abbiamo visto accadere molte volte. Ma il trauma di quel viaggio non si cancella facilmente.