Notizie 

Autonomia differenziata? È contro la Costituzione

Dic 6, 2024 | Notizie, Scuola

La Corte Costituzionale ha stoppato la riforma Calderoli. Andremo a referendum?

La Corte Costituzionale, con la sentenza 192, ha di fatto stoppato l’autonomia differenziata nata dalla proposta Calderoli (dopo due anni di faticosissima gestazione), sollevando seri dubbi di costituzionalità su sette punti della legge, tra cui spicca il trasferimento di competenze in materia scolastica.

I giudici, in 166 pagine, ribadiscono la centralità del Parlamento e l’unità nazionale, smentendo totalmente il concetto di “popoli regionali” e rimettendo al centro la coesione del Paese. La sentenza avrà inevitabilmente ripercussioni sui quesiti referendari presentati sull’autonomia differenziata, la cui ammissibilità dovrà ora essere valutata dalla Cassazione.

Andremo a votare oppure no? Lo scopriremo nelle prossime settimane. La Consulta ha sottolineato l’impossibilità di trasferire alle Regioni materie strategiche come energia, ambiente, commercio estero, comunicazioni e grandi reti di trasporto, insistendo sulla necessità di garantire i Livelli essenziali delle pestazioni (LEP) su tutto il territorio nazionale.

I livelli essenziali delle prestazioni (LEP)

“Il popolo e la nazione sono unità non frammentabili”, hanno affermato i giudici, ribadendo che la differenziazione delle politiche regionali non può minare la solidarietà e l’unità giuridica ed economica della Repubblica. La Corte ha ribadito che si tratta di una “delicata scelta politica” che spetta al Parlamento, in quanto richiede di bilanciare l’autonomia regionale con l’uguaglianza dei cittadini nel godimento dei diritti civili e sociali. In altre parole, il Governo non può decidere con un decreto una materia come i livelli essenziali di prestazione.

I LEP, dunque, dovranno essere definiti a monte e solo dal Parlamento, con criteri specifici per settore, basati su una rigorosa istruttoria e motivazione, e dovranno garantire standard uniformi di servizi su tutto il territorio nazionale. La Consulta si riserva inoltre di vigilare sulle future leggi di differenziazione, che potranno essere impugnate da qualsiasi Regione per verificarne la conformità ai principi costituzionali.

I giudici hanno sottolineato l’importanza di preservare la “valenza necessariamente generale e unitaria” delle “norme generali sull’istruzione”, bloccando di fatto la possibilità di delegare alle Regioni la gestione di un settore così cruciale per il Paese.

Leggi la sentenza integrale.

Articoli correlati

Scopri tutti i nostri servizi e progetti

Il Melograno è anche Formazione