Buon vento, Global Sumud Flottilla

Set 5, 2025 | Attualità

C’eravamo anche noi davanti alla Stazione Centrale per sostenere il viaggio della Flottilla verso Gaza. C’eravamo perché i valori fondanti del nostro agire – solidarietà, giustizia, accoglienza – ci spingono a sostenere ogni iniziativa nonviolenta che si opponga alle guerre e alle logiche di esclusione e sopraffazione

Una piazza pronta a soffiare, insieme a tante altre in tutto il Paese, per gonfiare le vele di quella flotta con le prue puntate verso Gaza. C’eravamo anche noi, accanto a tanti altri, perché non potevamo non esserci. Perché era giusto stare lì, giovedì 4 settembre davanti alla Stazione Centrale, con il cuore a bordo di quelle navi cariche di speranza, di cibo, di medicinali.

Il nostro posto era in quella piazza, per coerenza con la nostra identità di cooperativa sociale, impegnata quotidianamente nella promozione dei diritti, dell’inclusione e della dignità di ogni persona. I valori fondanti del nostro agire – solidarietà, giustizia, accoglienza – ci spingono a sostenere ogni iniziativa nonviolenta che si opponga alle guerre e alle logiche di esclusione e sopraffazione. Ora più che mai, in un mondo segnato da conflitti e disumanizzazione, sentiamo il dovere di stare dalla parte della vita e della pace, affermando che nessuna ragione politica, economica o militare può giustificare l’oppressione di un popolo o la negazione dei diritti umani fondamentali. La nostra adesione alla Global Sumud Flottilla è un gesto simbolico ma determinato: contro ogni guerra, contro ogni forma di violenza e di assedio, per un futuro di cooperazione, rispetto e solidarietà tra i popoli.

Il Melograno insieme a Emergency, a tanti altri soggetti che da quella piazza hanno voluto gridare forte un “no” alla barbarie di una guerra ingiusta, come tutte e più di tutte, che è una strage scientifica, uno sterminio razzista in senso lato, che travolge un popolo intero, che non risparmia nessuno. Sull’asfalto c’erano piccole sagome avvolte in lenzuola macchiate di rosso, lì accanto una scritta: “Monumento al bambino che mai crescerà”. Un’immagine dura, cruda, che però racconta di vite spezzate sul nascere, di futuro annientato, di fiori recisi senza alcun riguardo neppure per un’innocenza scontata. Racconta la realtà.

Quelle barchette di carta con la scritta “Flottilla” sistemate a terra all’ingresso di Piazza Duca d’Aosta e abbracciate da tutte le persone presenti, disposte in cerchio ad ascoltare gli interventi previsti dagli organizzatori, sono il simbolo di una battaglia giusta. Con la richiesta di fermare la guerra condivisa anche da quelle “voci ebraiche dissidenti” che hanno voluto esserci per dire da che parte stanno, un’altra volta, per rilanciare un dialogo con i palestinesi che loro qui portano avanti da anni, un confronto tra pari.

“Stop al genocidio”, si legge su uno striscione più grande degli altri. Sindacati, partiti politici, cooperative sociali come noi, associazioni più o meno conosciute: una piazza piena, fatta di persone soprattutto, di cittadini anche senza bandiera se non quella della pace, dalla quale sentirsi avvolti. C’è chi ha indossato le sue parole, scritte su un cartello diventato una sorta di armatura: parole che parlano di umanità, “Gaza, ti ho negli occhi, nella mente, nel cuore – si legge in uno di questi appelli – siete sangue del mio sangue, esseri umani come me”. C’è chi guarda quel “monumento” dedicato alle vittime più piccole e trattiene a stento le lacrime. Un pugno nello stomaco necessario, un’emozione che attraversa quella piazza e coinvolge tutti i presenti. Milanesi che hanno avvertito il bisogno di far parte di quel vento, di quel soffio. Come noi.

E allora buon vento, Flottilla!

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