Secondo il Rapporto “Abitare a fuori Milano”, un reddito medio non è più sufficiente per acquistare un’abitazione di 50 mq in buona parte del territorio di cintura di Milano e i Comuni più abbordabili sono quelli dove l’accessibilità al capoluogo è più complessa con il mezzo pubblico e possibile quasi solo con il mezzo privato
Milano sempre più inaccessibile per i lavoratori. E non va molto meglio nell’hinterland, da percorrere per chilometri allontanandosi dai confini del capoluogo per trovare case in vendita o locazione a costi sostenibili ma a prezzo – è il caso di dirlo – di un bel pezzo di vita da passare in bus, treno o auto per raggiungere il posto di lavoro.
È la fotografia scattata dal secondo Rapporto di ricerca dell’Osservatorio case abbordabili del Politecnico di Milano, promosso e finanziato da CCL – Consorzio Cooperative Lavoratori e da LUM – Libera Unione Mutualistica Società Cooperativa focalizzato sul tema dell’Abitare fuori Milano.
La sintesi del report – una dettagliata analisi in 72 pagine di dati e grafici – è in linea con quella che è l’esperienza quotidiana di chi si trova a cercare un alloggio gravitando attorno alla metropoli. Ma se il mercato milanese risulta essere sempre più escludente non solo per chi ha reddito basso e per la grande fascia media che va dagli impiegati ai quadri, anche “andare a vivere fuori Milano” non sembra essere più essere una soluzione a portata di mano (e di tasca) per molti.
Per livelli reddituali inferiori, anche se tradizionalmente considerati fuori dal rischio di povertà, le condizioni di abbordabilità sono critiche su quasi tutto il fuori Milano. Inoltre, le opportunità abitative abbordabili risultano concentrate in parti del territorio che offrono scarsa accessibilità al trasporto pubblico, spingendo eventuali pendolari a viaggi estenuanti
Restando nel perimetro milanese, questo il dato balzato agli onori della cronaca ieri in occasione della presentazione del rapporto di OCA, un operaio si può permettere con un mutuo di rata massima del 30% della retribuzione netta, una casa da 19 metri quadrati. Va meglio agli impiegati e ai quadri che possono stare più larghi, si fa per dire, con immobili rispettivamente da 25 e 48 mq. Non che dieci anni fa si potessero acquistare delle regge, intendiamoci: dal 2015 però è scesa del 15% la metratura “abbordabile” a Milano.
Il report racconta però anche un’altra realtà: disporre di un reddito medio non è infatti più condizione sufficiente per acquistare un’abitazione di 50 metri quadri in buona parte del territorio di cintura di Milano, nei poli urbani (Pavia, Lodi, Abbiategrasso, Magenta, Treviglio), in tutta la Brianza, e lungo le direttrici maggiormente infrastrutturate. Che tradotto significa che per un lavoratore con retribuzione di circa 1.500 euro lordi al mese (il salario di riferimento dei dipendenti privati con categoria “operaio”) i Comuni più abbordabili sono prevalentemente quelli laddove l’accessibilità a Milano è più complessa con il mezzo pubblico, e possibile essenzialmente solo attraverso il mezzo privato, a meno di tempi di pendolarismo molto elevati. C’è bisogno di fare sempre più strada, insomma, e “scomoda” perché priva di collegamenti rapidi via ferro. Una vita da passare in auto, insomma, per trovare un alloggio a un prezzo sostenibile senza avere eredità o aiuti finanziari da parte dei parenti.
Alla base di questo trend, dicono gli esperti, una forbice tra redditi/salari e costi abitativi che continua ad allargarsi. La
tendenza dei valori immobiliari segue infatti una crescita quasi costante (rispetto al precedente report, gli affitti negli ultimi due anni sono cresciuti più velocemente, portandosi quasi al livello di crescita dei prezzi di acquisto) mentre il reddito medio
cresce poco e i salari dei lavoratori dipendenti rimangono bassi e stagnanti. Tra i vari fenomeni che impattano sull’abbordabilità, inoltre, c’è la mise en tourisme (gli affitti brevi, per intenderci) degli alloggi come risposta al massiccio aumento di domanda turistica, che a Milano coinvolge ormai un numero importante di case.
“La vera condizione di prospettiva per un miglioramento delle condizioni di abbordabilità è l’emergere di soggetti istituzionali e politici in grado di promuovere un’azione pubblica per la governance della questione abitativa su scala sovracomunale”, conclude il report. La nostra cooperativa, in questo senso, ha aderito al piano “Case ai lavoratori” del Comune di Milano che ha l’obiettivo di dare opportunità abitative a chi, pur lavorando, non riesce ad accedere al mercato libero. Nelle scorse settimane abbiamo costituito l’ATI che avrà il compito di rigenerare 120 alloggi di proprietà pubblica in vari Municipi di Milano, da affidare poi in locazione a canone calmierato a lavoratori con ISEE fino a 26mila euro.