È tempo di agire: appunti dall’assemblea nazionale di Legacoop Sociali

Dic 6, 2024 | Cooperazione


Rossella Pesenti, Assistente sociale con esperienza nella supervisione metodologica e professionale di operatori sociali, ha una pluriennale esperienza sui temi della violenza all’infanzia, della gestione di servizi per la tutela minori, di prevenzione e promozione del benessere di minori e famiglie. Dal maggio 2024 è Presidente della Cooperativa sociale Il Melograno


Il Congresso di Legacoop sociali del 28-29 novembre 2024 è stato una buona occasione per la nostra cooperativa di partecipare alla riflessione sullo stato attuale della cooperazione sociale. I partecipanti hanno focalizzato l’attenzione su alcuni punti, e da loro sono arrivati i richiami più forti a considerare la cooperazione, e in particolare la cooperazione sociale, come l’unica via possibile alla costruzione di un sistema alternativo a quello esistente, ormai profondamente in crisi.

La cooperazione sociale deve diventare lo stimolo alla costruzione di scenari di governance differenti, e come richiamato nell’intervento conclusivo del presidente di Legacoop Gamberini, non deve più aspettare che le venga dato uno spazio, ma deve porsi come promotore di un cambiamento, disegnando e costruendo lei stessa paradigmi diversi. Non è più il tempo di attendere di avere uno spazio, ma è il tempo di agirlo.

Il “futuro dal quotidiano”, questo il titolo del congresso Legacoopsociali d quest’anno, ha permesso di affrontare diversi temi, in estrema sintesi:

  • Futuro e generazioni giovani: la necessità di dare spazio e ascoltare le istanze delle giovani generazioni che stanno ribaltando una concezione individualistica a cui eravamo tutti abituati. Le giovani generazioni chiedono attenzione ai beni condivisi (ambiente prima di tutto, ma anche economia);
  • Siamo all’interno di un cambiamento di epoca, e non di fronte all’epoca dei cambiamenti
  • Impatto sociale sistemico: l’obiettivo che bisogna darsi riguarda la possibilità di creare impatto sociale a livello di sistema
  • Azione della cooperazione sociale da intendersi come azione politica
  • Partecipazione: l’astensionismo politico rimanda ad una difficoltà di immaginarsi un futuro, almeno secondo i canoni cui eravamo abituati fino ad oggi.

Il presidente Gamberini ha richiamato alla necessità di rifondare il patto sociale con le istituzioni per tornare ad avere una funzione che non eroga/gestisce servizi ma che costruisce orizzonti e traiettorie. Si parte da un bisogno reale e si diventa imprese capaci di trovare le giuste condizioni in cui operare, ovvero: mantenere i propri elementi identitari con la necessità di affrontare un mercato fatto di competizione.

In questo difficile equilibrio sta il vero senso sociale che cooperative e associazioni devono riuscire a mantenere: fare del proprio territorio il vero motore, prima di chiedere aiuti alle Istituzioni, locali o nazionali che siano.

Ho annotato alcuni interventi interessanti. Ad esempio, quello di Massimiliano Valeri, Direttore Generale CENSIS, che ha sottolineato in positivo l’agenda delle nuove generazioni, dove al centro è posta l’attenzione ai temi quali inclusione e condivisione e dove l’aspirazione individualista sembra perdere terreno. C’è un ribaltamento dei valori, una diversa gerarchia. Può essere il preludio alla possibilità di concepire lo “stare al mondo” con valori e riferimenti diversi.

Alessandro Hinna, economista dell’Università degli studi Tor Vergata ha evidenziato quanto la versa sfida oggi sia la possibilità di realizzare delle transizioni giuste. Quelle di oggi sono radicali, avvengono in epoca dove ci sono già differenze, e con una velocità sorprendente. Il Rapporto Aspis ci restituisce un quadro grave: l’Italia è rimasta molto indietro su tutti i goals di welfare (contrasto alla povertà, lavoro, abitare, giustizia sociale).

L’idea di gestire le transizioni e poi di occuparsi della redistribuzione non è vincente: non è pensabile delegare al pubblico di riparare i danni di transizioni non gestite. È assolutamente evidente l’incapacità strutturale delle PA di leggere quanto accade. L’alternativa possibile è dunque sviluppare una critica strutturale non agli effetti ma alle origini del modello economico che conosciamo.

Alla base c’è ancora l’idea di un individuo che fa scelte individuali. La cooperazione dimostra invece quanto quell’assunto antropologico non sia vero. Da qui, dunque, la necessità di sviluppare e costruire un’alternativa possibile. Bisogna mettere insieme produzione (fin dall’ideazione della stessa) e distribuzione della ricchezza. Questo è un pezzo distintivo della cooperazione, che persegue l’interesse generale per la comunità.

Qual è il punto chiave, il punto di svolta? Quello di generare un impatto sociale. Una volta eroso il patto sociale, va generato un impatto. Questa diventa l’unica possibilità. Oggi anche per le PA ciò che conta è l’impatto che genera. E le nuove generazioni chiedono proprio questo: cooperazione, capacità di lavorare con un obiettivo collettivo. Ma la cooperazione sociale che un tempo riusciva a far sentire la propria voce, oggi fa molta più fatica.

Tutto è annacquato dalla narrativa della start up: se si vuole fare impresa con potente innovatività il riferimento è la start up della Silicon Valley. Ma quel modello, che abbiamo visto non è più funzionale e soprattutto non è più desiderato, deve essere trasformato in altri modelli di imprenditoria sociale con impatto sistemico.

Come?

  • Organizzazioni aperte e fluide: grande capacità di rifigurarsi sulla scorta dei cambiamenti che arrivano dall’esterno (Reinventare le organizzazioni – Fellow);
  • Quale nuova leadership per organizzazioni aperte e fluide? Leadership diffusa e distribuita – approccio di condivisione rispetto al potere;
  • Intraprendenza: come si creano spazi di intraprendenza? I soci possono diventare degli imprenditori interni, che spazio hanno per sperimentare? Esempio virtuoso: Buurtzorg.
  • Senso del possesso: necessario contrastare il naturale senso del possesso se vogliamo rigenerare la natura della leadership;
  • Tema delle generazioni: come farle convivere senza pensare di dover rottamare le classi dirigenti ma senza incedere nello sminuire il contributo che i giovani possono apportare.
  • Tema del conflitto: grandi movimenti sociali. Importante stare nei conflitti e tornare ad avere voce forte sulle grandi disuguaglianze che segnano il nostro tempo.

Scopri le categorie del blog

Articoli correlati

Seguici sui social

Il Melograno è anche Formazione