Intervista de “Il Giorno” al nostro Direttore sulla decisione di Regione Lombardia di revocare i vincoli ai titoli di studio per gli educatori professionali.
“Il problema esiste ed è serio. Ma la deroga sui titoli di studio rischia di acuirlo, anziché alleviarlo, perché contribuisce a dequalificare il settore e ad abbassare il livello delle retribuzioni. Questa la riflessione proposta da Dario Colombo, direttore della cooperativa sociale “Il Melograno“ che, con oltre 800 dipendenti ed un raggio di azione che va dall’infanzia fino alla terza età, è tra le realtà più significative di Milano e hinterland. Il riferimento è alla delibera con la quale la Giunta regionale ha previsto un ampliamento dei titoli di studio utili a lavorare nei servizi socio-educativi rivolti alla prima infanzia (quindi: asili nido, micronidi e centri per la prima infanzia) e nei servizi semiresidenziali e residenziali rivolti ai minori e alle persone con disabilità (quindi: comunità educative, centri diurni e residenziali per disabili). Un provvedimento mirato, come si anticipava, ad alleviare un problema che enti, associazioni e famiglie hanno denunciato più volte negli ultimi mesi: la carenza di educatori professionali e, più in generale, di operatori socio-educativi, una carenza che spesso impedisce agli enti di dare servizi e alle famiglie di riceverne. La stessa Alessandra Locatelli, assessore regionale con delega a Solidarietà sociale e Disabilità, ha precisato che la delibera rappresenta “un principio di soluzione”, non la soluzione. E ha sottolineato la necessità di un aumento delle retribuzioni degli educatori professionali perché quelle attuali lasciano a desiderare se si considera la formazione di un educatore, l’importanza e la delicatezza del suo ruolo.
Pur riconoscendo le buone intenzioni della Regione, Colombo va oltre la cautela espressa dall’assessore, sottolinea le criticità della delibera ma invita anche ad uno sguardo di sistema su quanto sta avvenendo nel campo dei servizi socioeducativi. Quanto alle criticità del provvedimento della Giunta, secondo Colombo “le deroghe previste sono eccessive perché, ad esempio, aprono le porte delle comunità per minori anche ai diplomati, basta che si tratti di un diploma quadriennale e che abbiano un’esperienza di almeno 3 anni nell’ambito. Questo significa che ragazzi poco più che ventenni, con un vissuto ordinario, potranno occuparsi di adolescenti che, a causa di un vissuto spesso fuori dall’ordinario, possono essere di difficile gestione. Detto altrimenti: non c’è garanzia di competenza, anche solo per un fatto anagrafico. Secondo punto – prosegue Colombo –, l’ulteriore livellamento verso il basso delle retribuzioni: un diplomato sarà pagato meno di chi ha altri titoli”.
Quindi uno sguardo di sistema sulla situazione del settore socioeducativo e sul ruolo che la delibera rischia di avere, involontariamente. “Il Comune di Milano – ricorda Colombo – non ha aumentato le rette dei servizi residenziali e semiresidenziali per minori e disabili, nonostante l’aumento dei costi sostenuti. Questo significa che per gli enti gestori e gli operatori i margini saranno ancora più bassi di quanto lo fossero in precedenza. Le scelte sulle rette e la deroga varata dalla Regione vanno nella direzione di dequalificare i servizi educativi e, quindi, di allontanare chi vorrebbe lavorarvi acuendo quella carenza di personale per la quale la Giunta ha approvato la delibera sui titoli di studio”. Che fare, allora? “Meglio sarebbe stato alzare le tariffe riconosciute ai gestori mettendoli così in grado di garantire retribuzioni migliori agli educatori – spiega il direttore de “Il Melograno“ –, dare alla deroga un vincolo temporale chiaro e stringente anche nel caso dei servizi residenziali e semiresidenziali per minori e persone con disabilità e, infine, indicare in delibera soluzioni che vadano oltre l’emergenza”.
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