“Garantire il diritto alla memoria dei defunti, attivando tutte le procedure oggi disponibili in Europa per dare un nome a migliaia di vittime, attivando immediatamente una banca dati del DNA delle vittime”.
La Cooperativa Sociale Il Melograno, in occasione della Giornata Nazionale in Memoria delle Vittime dell’Immigrazione fa sua la richiesta del Comitato 3 ottobre, di UNHCR e di decine di ONG e organizzazioni perché l’Europa si doti di una banca dati del DNA delle vittime affinché sia possibile il loro riconoscimento.
Dare un nome alle vittime non solo è un diritto costituzionalmente riconosciuto ma una necessità assoluta per decine di migliaia di famiglie che in assenza di un certificato di morte vivono per anni in un limbo psicologico e legale dagli effetti devastanti.
Sono migliaia le vedove che non hanno accesso ai patrimoni e agli immobili dei mariti scomparsi in mare perché non possono dimostrare il loro decesso.
Diritto alla Memoria
Sono migliaia le madri che non possono usufruire di un sostegno economico per i loro figli rimasti orfani, o che non hanno modo di poter dimostrare la morte dei propri figli.
Oltre a una gravissima condizione psicologica che si protrae per anni, l’assenza di certezze sulla sorte dei propri cari sconvolge la vita di decine di migliaia di persone cui è negato anche il diritto di poter piangere i propri cari, di avere diritto alle eredità, di aprire una nuova pagina della propria vita.
Secondo la Dott.ssa Cristina Cattaneo, direttrice del Labanof di Milano (Laboratorio di antropologia e odontologia forense) “L’Europa oggi dispone di tutte le tecnologie e dei database per mettere in rete il DNA delle persone scomparse, esattamente come fanno le polizie europee per condividere i dati dei cittadini di cui non si hanno notizie. È solo una volontà politica che impedisce l’attuazione di un programma europeo che sarebbe perfettamente in grado di dare un nome alle vittime dell’immigrazione”
La Cooperativa Sociale ribadisce in questa giornata il proprio impegno per l’accoglienza nei confronti di persone di qualsiasi provenienza.
Il Melograno ospita oggi 215 persone provenienti da ogni parte del mondo. Quasi un centinaio di cittadini e cittadine ucraine, in gran parte minori e donne. Ma nelle case di accoglienza gestite in Lombardia c’è il mondo intero: persone in fuga dall’Afghanistan, dalla Nigeria, dalla Libia, dalla Palestina, dalla Somalia, dalla Guinea, dal Mali. E ancora: Iraq, India, Bangladesh, Costa d’Avorio, Cameroun, Gambia.
Così anche a Rozzano, Pieve Emanuele, Opera, Locate Triulzi, Pantigliate, Peschiera Borromeo e in tanti altri piccoli comuni lombardi.