La Consulta sentenzia l’illegalità dei centri per il rimpatrio, ma specifica di “non poter rimediare al difetto”
La detenzione amministrativa dei cittadini stranieri è incostituzionale. Ma non si può dirlo ad alta voce. In gergo tecnico si chiama «sentenza monito»: i giudici delle leggi riconoscono l’offesa di un diritto ma si dichiarano impossibilitati a risolverlo. «Gli strumenti del giudizio di legittimità costituzionale sulle leggi non permettono a codesta Corte di rimediare al difetto», si legge nella sentenza.
A chiamare in causa la Corte era stato un giudice di pace di Roma chiamato a convalidare il trattenimento in un Cpr di alcuni migranti: aveva lamentato l’omessa previsione di standard minimi di tutela giurisdizionale, con disparità di trattamento rispetto ai detenuti in carcere.
La ‘decisione’
La Consulta, nel respingere la richiesta, ha però stabilito che Il trattenimento forzato nei Centri di permanenza per i rimpatri implica un «assoggettamento fisico all’altrui potere», incidente sulla libertà personale del migrante. Quindi contro la Costituzione (e la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, ratificata anche dal nostro paese).
Dunque i CPR devono essere immediatamente chiusi? Non proprio. Perché, si legge sempre nella sentenza, dovrà intervenire il legislatore che ha «l’ineludibile dovere di introdurre una disciplina compiuta». Paradossi all’italiana. Qualche centinaio di persone in questo paese vivono uno stato di costrizione e di negazione della libertà in luoghi che sono “de facto” illegali ma finché non si approva una nuova legge dovranno comunque rassegnarsi a vedere calpestati e ignorati i propri diritti di esseri umani.
Un paradosso che però non viene accettato da tutti. Se la Consulta ha stabilito che la mancanza di garanzie, prima tra tutte l’individuazione di un giudice competente (come per esempio il magistrato di sorveglianza per le carceri) è di per sé anticostituzionale allora ne deriva che chiunque sia in questo momento in un CPR possa far ricorso e uscire da libero cittadino. Certo, si potrebbe obiettare il fatto che difficilmente chi ora è dentro una gabbia abbia la possibilità di accedere a questa informazione.
Fulvio Vassallo Paleologo, avvocato e già docente di diritto d’asilo e status costituzionale dello straniero all’università di Palermo, commenta su Il Manifesto: «Un capolavoro di ipocrisia. Viene dichiarata l’inammissibilità per aggirare i problemi dopo una brillante analisi tecnico-giuridica. Con una capriola argomentativa contenuta nella parte finale la giurisdizione si piega all’esecutivo».
Di avviso diverso il professore ordinario di diritto costituzionale e pubblico della Sapienza Marco Benvenuti: «Le affermazioni di principio sull’illegittimità costituzionale del sistema di trattenimento sono inequivocabili e possono produrre effetti concreti sia se il legislatore darà seguito alla decisione, sia in caso contrario».
Benvenuti ritiene che in astratto la Consulta avrebbe potuto osare di più, ma in concreto era molto complesso perché c’è un precedente diretto. Nel 2022 la sentenza della stessa Corte relativa alle Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) ha stabilito che anche in presenza di violazione della libertà personale serve in prima battuta una soluzione di sistema. Una nuova legge, dunque.

Possiamo aspettarci un decreto in fretta e furia del governo Meloni impegnato nelle “gite” in Albania di qualche pugno di disgraziati, contando sul denaro dei contribuenti (circa un miliardo quanto è stato speso fino ad ora per il Cpr in Albania, che non ha mai visto nessuno fermarsi per più di 24 ore).
Gli avvocati Eugenio Losco, Mauro Straini e Gianluca Castagnino hanno immediatamente depositato un’istanza per chiedere la liberazione di un loro assistito rinchiuso nel Cpr romano di Ponte Galeria. «La decisione della Consulta si può utilizzare in tanti modi. A partire dal ricorso d’urgenza ex articolo 700. Si potrà usare per opporsi alle richieste di trattenimento, sia in Italia come in Albania», afferma l’avvocato Salvatore Fachile.
«La sentenza è utile anche nelle cause per risarcimento danni – aggiunge il legale – Come Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione la useremo nella causa al Consiglio di Stato in cui contestiamo la legittimità del capitolato di appalto per i Cpr, un’ulteriore delega al privato nella gestione dei modi del trattenimento. Soprattutto riguardo al diritto alla salute».
Notazione finale: un esecutivo che ha fatto della sicurezza e legalità una delle sue principali bandiere sta operando violenza in maniera del tutto illegale e illegitima su qualche centinaio di persone la cui unica colpa è di trovarsi sul nostro territorio senza un valido permesso di lavoro.

