Il corsivo ci salverà

Ott 18, 2024 | Opinioni


Laura Orsenigo. Giornalista professionista, brianzola, dopo diverse esperienze in tv, riviste di settore e web, dal 2018 collabora con il Giornale di Segrate. Mamma di tre figli, impegnata nel sociale sul territorio.


Ha fatto discutere negli ultimi giorni la presentazione in Senato di un intergruppo parlamentare “per la difesa della scrittura a mano e lettura su carta”. Un’iniziativa che, a una prima rapida lettura (ovviamente digitale, manco a dirlo…) suona un po’ reazionaria. Una sorta di sodalizio luddista anti-digitale e anti-progresso. Ma è davvero così?

Carta e penna a scuola: non è (più) scontato 

Guardando meglio di che si tratta, si parla principalmente di bambini e di utilizzo di carta e penna a scuola. Una cosa che può sembrare scontata, ma che negli ultimi anni deve fare i conti con l’avvento di una serie di alternative tecnologiche come tablet, libri digitali, LIM (lavagne interattive), registri elettronici o ancora strumenti di lavoro online. Soluzioni che in molti casi hanno semplificato la vita a genitori e figli – basti pensare alla comodità di consultare compiti o voti online – ma che dall’altra parte hanno avuto altri tipi di impatti, sui quali si sono soffermati, solo negli ultimi tempi, studi approfonditi. E ciò che è emerso non è per nulla confortante.

La presentazione in Senato dell’intergruppo parlamentare per la difesa della scrittura a mano

Il calo della capacità di memoria e attenzione

Un compendio di queste ricerche è contenuto in un pamphlet pubblicato dalla Fondazione Luigi Einaudi. Documento che, è bene specificarlo, ha poi portato alla nascita dell’intergruppo parlamentare presentato il 15 ottobre in Senato. Nel paper si affronta il tema degli impatti dell’utilizzo di smartphone e device digitali su bambini e adolescenti. I dati più allarmanti riguardano gli effetti sulla capacità di memoria e sul livello di attenzione e comprensione. Studi sul campo hanno infatti dimostrato che più scuola e studio si digitalizzano, più cala il rendimento, e questo si ripercuote anche sul resto della vita.

Il corsivo ci salverà (Maria Montessori ci aveva già pensato)

Secondo i dati OCSE il 28% della popolazione italiana adulta è analfabeta funzionale (ma se siete arrivati a leggere fino a qui siete nel restante 72%!). Detto questo, uno dei modi per arginare il fenomeno è fare in modo che la scuola resti un baluardo nella difesa dei processi cognitivi e nella crescita dei nostri figli. Come? Secondo lo studio, a cui il neonato intergruppo parlamentare si è rifatto, difendendo la scrittura a mano in classe, in particolare con l’utilizzo del corsivo perché, secondo le neuroscienze, stimola il pensiero logico-lineare. Concetto già noto a Maria Montessori: nelle classi ispirate al suo metodo infatti si parte infatti dal corsivo, e già dalla scuola materna. E poi promuovendo la lettura su carta, perché attiva un tipo di attenzione e di profondità difficilmente raggiungibile con la lettura digitale. Quest’ultima è caratterizzata proprio da un altro tipo di approccio definito “skimming, skipping and browsing” cioè lettura superficiale, a frammenti, saltando parti di testo e con scorrimento veloce. Una modalità che ciascuno di noi conosce molto bene.

Digitalizzare la scuola è l’unica strada?

E ora? Mi pare già molto importante che queste iniziative portino maggiore consapevolezza sulla strada da intraprendere, che invitino a fermarsi un attimo e riflettere se davvero sia inevitabile buttarsi a capofitto nei nuovi strumenti in ogni ambito o forse occorra fare dei distinguo. Una riflessione particolarmente necessaria se si pensa che la digitalizzazione della scuola è uno dei pilastri del PNRR attuale.

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