Il futuro che sfugge e il progetto che non c’è

Apr 16, 2024 | Opinioni

di Luisella Mattiace

I dati su nascite e morti dei bambini sono impressionanti.

Mettiamone alcuni in fila, restando su numeri indicativi: secondo i dati Istat, in Italia nel 2022 si contano 7.000 nascite in meno rispetto al 2021, e nel 2023, tra gennaio e giugno, circa 3.500 nascite in meno rispetto allo stesso periodo del 2022.

I numeri indicativi relativi ai bambini morti in guerra, per citare solo i più recenti, sono altrettanto impressionanti: più di 4.000 bambini uccisi nella guerra in Medio Oriente, oltre 500 bambini uccisi nella guerra in Ucraina. E ancora, più di 1.500 bambini morti o dispersi nel Mediterraneo dal 2018 ad oggi, poco meno di 300 solo nel 2023.

Guardando questi numeri, viene da chiedersi quale sia il “progetto” di chi è chiamato alla responsabilità di decidere sulla vita delle persone. C’è un progetto? È riposto nelle mani giuste?

Responsabilità, in senso ampio, significa occuparsi di costruire il futuro di un mondo, facendosi carico del presente e delle persone che lo abitano. Le grandi opere della storia, i capolavori dell’arte e dell’architettura, in molti casi sono stati prodotti e costruiti in centinaia di anni, e chi li ha ideati e progettati era consapevole che non ne avrebbe visto il risultato finale, ma sapeva che ne avrebbero goduto i posteri.

Qual è oggi il progetto per chi verrà dopo, per chi abiterà il mondo di domani?

Immaginiamo che qualcuno verrà dopo? Oppure ci basta assicurarci ciò che ci serve per noi, oggi? Magari anche in abbondanza, senza nemmeno preoccuparci di un minimo principio di equità. Solo che tra guerre, rischi nucleari, erosione delle risorse ambientali, domani rischia di non esserci più nessuno.

E se accettiamo, assopiti e assuefatti, che i bambini nascano sempre meno, o peggio che muoiano sempre di più, sembra che il progetto, inquietante sia che sia inconsapevole, sia che sia frutto di qualche incomprensibile e folle disegno, sia quello di estinguere il genere umano, prima ancora che quello di negarne i diritti fondamentali.  

Foto di Mirosław Iskra da Pixabay

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