Immigrazione: falsi miti e luoghi comuni. Accoglienza e inclusione sono una scelta, l’integrazione una necessità

Feb 21, 2024 | Attualità

di Giorgio Pederiva

Coordinatore progetti di inclusione stranieri

Parliamo di immigrazione e fenomeni migratori e lo facciamo dal nostro punto di vista, quello di una cooperativa sociale quale Il Melograno che opera da molti anni nel settore della promozione dei diritti delle persone straniere.

Garantiamo percorsi di inserimento, di integrazione e di emancipazione ai cittadini stranieri, per dare concrete risposte a un bisogno che continua a crescere, considerati i fenomeni migratori in corso ormai da decenni, tra odissee non sempre raccontate, tra mari, montagne e confini protetti da muri e da fili spinati. Lavoriamo per favorire l’apertura verso l’altro, imparando a conoscere, a valorizzare le differenze, a predisporre contesti che siano reali agenti di facilitazione.

Questa la prospettiva da cui muoviamo per poter costruire contesti che davvero facilitino l’integrazione e l’inclusione delle persone, specie in un periodo storico come quello attuale che cerca in qualsiasi modo di limitare il più possibile le politiche di accoglienza, facendo della meritocrazia e merito parole con cui nascondere delle politiche razziste e discriminatorie. Proponiamo un modello inclusivo che aiuti ad abbattere i muri e a rendere praticabili i percorsi, per garantire i traguardi possibili e promuovere il diritto alla scelta, sostenendo le persone immigrate nei processi di autodeterminazione. Parliamo infatti di persone “immigrate”, un termine con il quale si vuole rappresentare un legame tendenzialmente stabile col territorio in cui si stabiliscono, al fine di realizzare il proprio progetto di vita, e non “migranti”, termine con cui si rappresentano persone di passaggio, proprio per valorizzare i percorsi di integrazione intrapresi dalle persone beneficiarie di questi servizi.

Il termine “integrazione” va interpretato distinguendolo dal quello di “assimilazionismo”: intendiamo infatti per “integrazione” un’interazione positiva basata sulla parità di trattamento e sull’apertura reciproca tra società ricevente e cittadini immigrati. Una definizione che sottolinea il carattere processuale dell’integrazione, non specifica i requisiti richiesti, lascia spazio a diversi possibili risultati intermedi e finali e, soprattutto, chiama in causa la società ricevente, con la sua disponibilità ad accettare o meno i nuovi residenti, e in quali termini.

Ma oggi l’immigrazione è ancora vissuta come una “emergenza”. E i numeri dell’accoglienza “legale” parlano da soli.

L’esperienza del Sistema di Accoglienza e Integrazione rappresenta per noi un metodo di presa in carico efficace e necessario perché mostra come, al riparo dalle logiche dell’“emergenza”, sia possibile costruire quotidianamente effettive opportunità di inclusione, accompagnando i beneficiari dei progetti nella costruzione di relazioni con i servizi, le istituzioni locali e con l’intera comunità territoriale. Come le formiche, gli animali più forti in assoluto, i progetti SAI sono in grado di sopportare un peso eccezionale, superiore anche cento volte il proprio. Piccole, organizzate, diffuse, competenti e in rete.

I numeri del fenomeno “accoglienza” nel nostro Paese

Prima i nostri: la Cooperativa Il Melograno gestisce 92 posti di accoglienza diffusa (una scelta di posizione che la preferisce di gran lunga a centri collettivi spesso depersonalizzanti e disfunzionali rispetto ad una efficiente presa in carico dei percorsi di inclusione) in ben 8 Comuni della provincia di Milano. Di questi, 2 progetti sono destinati all’accoglienza mista di uomini singoli e nuclei familiari, 1 progetto destinato all’accoglienza mista di donne singole e nuclei familiari e 1 unicamente a nuclei familiari.

Veniamo invece ai grandi numeri, quelli nazionali, dall’ultimo Rapporto del Sistema di accoglienza e integrazione (SAI), conosciuto a lungo come Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR).

Il rapporto annuale, presentato dalla Responsabile del Servizio Centrale SAI Virginia Costa, evidenzia che nel corso degli ultimi anni si è registrato un trend di ampliamento dei posti in accoglienza, in un arco temporale che ha dovuto subire delle trasformazioni spesso di faticosa gestione e che ha dovuto spesso adattarsi per rispondere ai repentini cambi legislativi a livello nazionale (vedi ultimo Decreto Cutro che ha portato ad un rilevante inasprimento della gestione delle politiche migratorie) oltre che alle continue emergenze a livello internazionale (solo negli ultimi tre anni: pandemia, crisi afghana e guerra in Ucraina, senza dimenticare la più recente crisi umanitaria che sta interessando la Palestina  e che ha già portato ai primi arrivi di rifugiati tramite corridoi umanitari anche in Italia).

Dal Rapporto emerge principalmente che nel 2022 il SAI ha accolto un totale di 53.222 persone (+ 25,3% rispetto al 2021) di cui:

  • 40.481 (76,0%) nei progetti per accoglienza ordinaria (+20,4% rispetto al 2021)
  • 11.910 (22,4%) nei progetti per minori stranieri non accompagnati (+47,5% rispetto al 2021)
  • 831 (1,6%) nei progetti per persone con esigenze di carattere sanitario e disagio mentale (+9,5% rispetto al 2021)

Nel 2022 le fasce d’età maggiormente rappresentate sono quelle che vanno dai 18 ai 25 anni (30,8%) e quella dai 26 ai 40 anni (32,2%). La somma di queste due fasce di età raccoglie quasi i due terzi degli accolti, ma rispetto agli anni precedenti si rileva un aumento dei minori appartenenti alla fascia di età più giovane (0-17), che sono giunti a rappresentare il 28,8% dei beneficiari (15.331 minori), a testimonianza della crescita del numero di nuclei familiari accolti nella Rete.

I beneficiari accolti nel 2022 provengono da 110 Paesi, in prevalenza africani e asiatici, con le 10 nazionalità più rappresentate che sono Nigeria, Bangladesh, Afghanistan, Pakistan, Ucraina, Egitto, Tunisia, Mali, Somalia e Gambia.

Nel 2022 inoltre si è registrato un incremento delle presenze femminili (23,6% degli accolti), a conferma del trend di costante crescita degli ultimi anni. La popolazione femminile dei SAI proviene soprattutto da Nigeria (30,0%), Ucraina (20,06%) e Afghanistan (14,6).

I progetti SAI nel 2022 sono presenti in 104 Province (su 107) e in tutte le Regioni d’Italia, coinvolgendo 804 Enti Locali titolari di progetto. 1.378 i Comuni direttamente coinvolti dal sistema (ovvero circa il 17% dei Comuni italiani) in quanto titolari di progetto e/o sede di struttura SAI.

Per quanto riguarda i percorsi di inclusione sociale e lavorativa è importante registrare che le donne straniere continuano purtroppo ad affrontare limitazioni significative nelle opportunità di lavoro rispetto agli uomini. Mentre entrambi i sessi trovano impiego principalmente nel settore del turismo e ristorazione, gli uomini beneficiano di una maggiore varietà di opzioni in altri settori quali industria e artigianato. Le donne straniere invece trovano principalmente lavoro nei servizi alla persona evidenziando però la necessità che vengano ampliate le opportunità di impiego in altri settori. Anche per le persone straniere quindi, come al livello generale in Italia, affrontare le sfide di genere e settoriali è essenziale per garantire un’effettiva parità di accesso, trattamento e inclusione all’interno del mercato del lavoro.

Con un aumento significativo del numero di persone accolte rispetto all’anno precedente il rapporto evidenzia l’importanza e l’impegno delle autorità locali e delle organizzazioni nel fornire supporto e integrazione alle persone in cerca di protezione. La diffusione dei progetti SAI in tutte le regioni italiane dimostra un impegno diffuso e una risposta coordinata a livello nazionale rispetto alle esigenze dei percorsi di accoglienza. Il potenziamento della rete SAI nel 2023 ha contribuito a gestire le emergenze correlate agli sbarchi, evidenziando la flessibilità e l’adattabilità del sistema. Come riportato da Matteo Biffoni – Delegato ANCI all’Immigrazione – nella presentazione dell’Atlante SAI “per loro stessa natura, i flussi di richiedenti asilo in fuga da conflitti, crisi climatiche, etc., sono soggetti a picchi nei numeri in arrivo a cui il sistema deve poter rispondere in maniera rapida e flessibile. Sono emergenze, ma non sono imprevedibili.”

Nel 2023 è stata consolidata la Rete del SAI, che – grazie alla progressiva attivazione dei posti finanziati nel corso dell’anno precedente – ha potuto fare fronte alle esigenze di accoglienza, correlate allo stato di “emergenza sbarchi”, dichiarato dal Governo nel mese di aprile. In particolare, con riferimento ai minori stranieri non accompagnati, i Comuni del SAI sono stati coinvolti nelle misure di prima accoglienza, con l’arrivo delle navi in diversi porti del Tirreno e dell’Adriatico. Il 2023 si è chiuso con 913 progettualità SAI per oltre 43.000 posti di accoglienza!

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