Dal quotidiano Vita parte una campagna per chiedere al Parlamento un dibattito serio
Dopo le “uscite” di alcuni rappresentanti del Governo sulla possibilità di istituire, finalmente, almeno lo Ius Scholae nel nostro Paese e rispondere così alle richieste di centinaia di migliaia di persone ad oggi discriminate, al primo passaggio in aula è già arrivato un segnale chiaro.
Non c’è alcuna volontà politica al momento per rivedere una normativa sulla cittadinanza che è vecchia di due decenni e che crea una situazione di ingiustizia e discriminazione. Quasi un milione di bambine e bambini in questi giorni hanno ripreso la scuola italiana senza essere “italiani”. Sono 900mila, l’11% della popolazione scolastica.
E sono bambine e bambini di serie B che dovranno aspettare fino ai 18 anni per essere riconosciuti cittadini come i loro compagni di banco. Una situazione vergognosa. E ancora più vergognosi sono i ‘giochetti’ politici sulla loro pelle.
Nel 2022 solo 72mila cittadini nati in Italia da genitori stranieri hanno ottenuto la cittadinanza, attesa appunto da 18 anni. In Germania, Francia, Spagna, Belgio, Portogallo chi nasce in quel paese è automaticamente cittadino di quel paese.
Una questione di civiltà
La scuola è il luogo principale in cui si impara a vivere insieme, da uguali, nella diversità. Riconoscere la cittadinanza italiana a chi ha compiuto un percorso nella scuola aumenterebbe in tanti giovani il senso di appartenenza al nostro Paese, rafforzando la volontà di costruire qui il loro futuro, con vantaggi per tutti. Significa credere nella scuola, negli insegnanti e nel loro ruolo.
Il Manifesto di VITA
Per questo VITA ha redatto un “Manifesto del Terzo settore e della società civile”, con cui, insieme, chiediamo al Parlamento di avviare seriamente il dibattito sullo Ius Scholae e di arrivare rapidamente ad approvare una norma.
Ecco le 5 ragioni per farlo:
- Perché l’Italia è già multiculturale.
- Per evitare disparità tra adolescenti.
- Perché ce lo chiedono l’economia e la competitività.
- Perché crediamo nella scuola.
- Perché il Paese è pronto.
L’obiettivo è quello di contribuire a mantenere vivo il dibattito, ponendolo però come un tema di civiltà e di democrazia, su cui tutti ci si può incontrare.