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Le nuove procedure di asilo alle frontiere in Italia

Gen 17, 2024 | Migranti

Dopo il tragico naufragio di #Cutro, il Governo italiano ha adottato il decreto legge n. 20/2023 del 10 marzo, tristemente noto come “decreto Cutro”, poi convertito in legge (legge n. 50 del 2023).

Questo provvedimento ha portato a importanti modifiche sulle norme sull’immigrazione, in particolare sulle procedure di asilo, sulla detenzione amministrativa, sulla criminalizzazione del favoreggiamento dell’immigrazione irregolare e sui diversi permessi di soggiorno.

Le “procedure di frontiera”

Che cosa sono?

Una serie di misure e regolamenti introdotti in #Italia per gestire l’arrivo delle persone migranti, attraverso il cosiddetto sistema degli hotspot.

Il decreto rafforza l’uso della “procedura di frontiera”: aumentano i casi in cui può essere applicata ed è prevista la possibilità di trattenere le persone richiedenti nelle aree di frontiera (cioè hotspot, campi di preallontanamento e altre strutture “simili”).

Le “procedure accelerate”

Sono state introdotte in modo massiccio le “procedure accelerate” per l’esame delle domande di asilo: lǝ richiedenti asilo vengono sottopostǝ a procedure rapide (e sommarie) e che garantiscono un accesso ridotto al supporto sociale, psicologico e legale, riducendo la possibilità di buon esito della procedura stessa.

Aumento dei casi di applicazione

Le procedure possono essere applicate non solo a coloro che provengono da un “Paese di origine sicuro” e che presentano domanda di asilo alla frontiera,  ma anche a chiunque presenti domanda di asilo alla frontiera dopo aver “eluso o tentato di eludere i controlli di frontiera”.

Possibilità di trattenimento

In questi casi, le persone richiedenti possono essere trattenute per un massimo di quattro settimane al fine di verificare il loro “diritto di entrare nel territorio”.

Ma non sono già entrate?

Siamo quindi di fronte a una “finzione giuridica”, prevista in termini molto vaghi anche dalle direttive #UE, secondo cui le aree in cui si svolge la procedura di frontiera sarebbero “fuori” dal territorio italiano (e dell’UE).

Per evitare il trattenimento, la persona richiedente deve avere il passaporto o fornire una garanzia economica tramite un bonifico bancario di 4.938 euro.

Queste due condizioni appaiono sostanzialmente impossibili da soddisfare per la maggior parte di coloro che arrivano in Italia in cerca di protezione.

Difficoltà di applicazione giuridica

I tribunali italiani, come nel caso dell’hotspot di #Modica in #Sicilia, hanno contestato queste norme, sottolineando la loro illegittimità e il contrasto con la normativa europea in materia.

Le decisioni giudiziarie hanno scatenato reazioni violente da parte del Governo, che oltre a costituire una palese violazione dello “Stato di diritto”, rappresenta un segnale forte delle tensioni politiche riguardo a quanto sta accadendo lungo i confini.

Difficoltà di applicazione pratica

Va considerata la sfida pratica nell’applicare sistematicamente le procedure di frontiera: la necessità di strutture, risorse e processi rapidi.

Allo stato attuale, non ci sembra che esistano le condizioni per un’applicazione sistematica di queste procedure, eppure non possiamo ignorare che molti centri sono in costruzione nelle regioni del Sud Italia e che non sarebbe una novità per le autorità italiane privare della libertà le persone in movimento in modo informale.

Dall’articolo di Lucia Gennari, #CivilMRCC legal team, pubblicato su Echoes #9

Leggi l’articolo completo su #Echoes 👇

https://mediterranearescue.org/media/pages/civil-fleet/2154a0bc14-1704556940/9-cmrcc-echoes-ita4-1.pdf

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