
Daniele De Luca, giornalista professionista, milanista. Dopo una lunga esperienza a Radio Popolare Milano, AGR, CNRMedia e altre collaborazioni da alcuni anni si occupa principalmente di comunicazione istituzionale e ufficio stampa.
Da città verticale a piramide dove la base, la povertà, continua ad allargarsi: il capoluogo meneghino come paradigma di contraddizioni e ingiustizia sociale
“Milano che fatica”, cantava Lucio Dalla. E in effetti i milanesi fanno sempre più fatica a stare dietro all’evoluzione della loro città che sempre più sta diventando un paradiso fiscale per milionari di mezzo mondo. Milano sembra essere il paradigma perfetto dei nostri (confusi) tempi.
Una città che più che verticale sembra una piramide dove la base della povertà continua ad allargarsi mentre la punta della ricchezza continua a crescere. E il rapporto tra le due velocità e inversamente proporzionale. La politica sembra fare da spettatore (quando non direttamente complice, vedasi le allegre commissioni urbanistiche) e non avere strumenti per, se non invertire, almeno correggere la rotta. Gli interventi che mette in campo, e per fortuna iniziamo a vedere un cambio di rotta, sembrano il classico cucchiaio per svuotare il mare.
Milano paradiso fiscale, chi lo avrebbe mai detto. E invece è proprio così. In dieci anni, dal 2014 al 2024, i milionari in città sono aumentati del 24%. A livello mondiale il capoluogo lombardo è salito all’undicesimo posto nella classifica delle 50 metropoli in grado di attrarre più ricchi e super ricchi. Con i suoi 115mila milionari e 17 miliardari è la terza tra le città europee. Dopo Londra che ha perso posizioni uscendo dalla top 5 e dopo Parigi, che ha visto crescere la sua quota di Paperoni solo del 5% negli ultimi dieci anni.
A favorire Milano è stata sicuramente la flat tax per i nuovi residenti ad alto reddito, introdotta nel 2017. Nel 2023, secondo Assolombarda, sono arrivate in città 49 nuove multinazionali estere. Certo, non mancano le ombre: gli investimenti sono calati del 31,9% rispetto al 2022, interrompendo il trend di crescita degli ultimi anni. Nel primo semestre del 2024 gli investimenti real estate commerciali ammontavano a quasi 600 milioni di euro e superavano il miliardo di euro, considerando anche terreni e sviluppi. Su questo fronte Milano supera Amsterdam (400 milioni) ed è su livelli comparabili con Barcellona (700 milioni) e San Francisco (900 milioni).
Comprare casa a Milano è un investimento per ricchi. Nel 2024 le vendite di abitazioni nuove hanno rappresentato oltre il 22% del totale a fronte di una media Italia che si pone al 12,8%. E così i miliardari stabiliscono i prezzi di mercato, la classe media annaspa e non riesce a scalare la piramide. E alla base della piramide ci sono più di 13mila famiglie che aspettano di avere una casa popolare mentre in città ci sono almeno 15mila alloggi ALER vuoti e altri 80mila abitazioni non utilizzate o sottoutilizzate potenzialmente destinabili alla locazione. Tutto questo mentre la difficoltà di ottenere il mutuo spinge molti potenziali acquirenti verso gli affitti, una scelta obbligata soprattutto per chi non ha risparmi alle spalle.
Ma gli affitti continuano ad aumentare mentre i salari sono inchiodati ai livelli di 20 anni fa. Secondo i dati del report Nomisma nel 2024 in città i valori medi dei canoni, proprio per la pressione della domanda, sono saliti ancora del 3,2% sull’anno precedente. L’offerta per la locazione di lunga durata rimane insufficiente, anche perché le abitazioni che , almeno guardando alle piattaforme, non sono più disponibili per gli affitti brevi non sono certo tornate sul mercato delle locazioni ordinarie.
Secondo lo studio si prospetta un problema di solvibilità sul lungo periodo perché la maggioranza delle persone che vivono in locazione da più di 15 anni ha oltre 60 anni. Si tratta di nuclei familiari che difficilmente cambieranno casa, né per andare ancora in affitto né tanto meno per comprare, ma che presentano un profilo di rischio non indifferente per le proprietà perché si tratta di inquilini che presumibilmente nel tempo avranno più difficoltà a coprire le spese quotidiane oltre al al canone, visto che le pensioni ormai non recuperano più l’inflazione e con l’aumentare dell’età le spese necessarie per la salute e l’assistenza crescono a dismisura.
Dunque, una città dove chi ci è nato e ha lavorato da una vita stenta a mantenere una quotidianità accettabile se non ha una casa di proprietà, sempre esposto al rischio di spese extra soprattutto per motivi di salute. I giovani non riescono a comprare casa, gli affitti salgono, gli stipendi no. Nel frattempo arrivano i miliardari a prendersi pezzi interi di città. “Milano, che fatica”.
Foto di copertina Flickr Fred Romero