Ortopedie lessicali e vocabolari smarriti

Ago 12, 2025 | Abitare

 

Dario Colombo, Direttore de Il Melograno, nel 1999 fu tra i soci fondatori e ha svolto per molti anni il ruolo di Presidente. Laureato in Lettere moderne, si occupa della progettazione e dello sviluppo delle politiche sociali della cooperativa.


 

La lingua, come la città, è un organismo vivente. Si costruisce, si stratifica, si degrada, si ricostruisce. Ma negli ultimi decenni, più che crescere, il lessico pubblico è stato ristrutturato — spesso con lo stesso criterio con cui si alzano torri di vetro: non per abitare meglio, ma per vendere meglio.

Puritanesimo lessicale: la sterilizzazione del conflitto

Si inizia con il politicamente corretto ridotto a galateo linguistico, che non protegge le persone ma neutralizza la lingua. Il conflitto sociale, se espresso in termini diretti, disturba; e allora si addolcisce. Il corteo diventa “sfilata”, il comizio “incontro aperto”, l’occupazione “presidio simbolico”. Si toglie scorza alle parole, si limano gli spigoli fino a renderle innocue. È un’operazione chirurgica che non salva la lingua: la lobotomizza.

L’alloglossia come trucco

Poi c’è la fascinazione per gli idiomi stranieri, soprattutto l’inglese. Un lavoratore povero in Italia è una figura scomoda; un working poor diventa un’etichetta più accettabile. Le stesse dinamiche che vedono nei manifesti “Save the date” più autorevole di “Segna la data”. Come se la lingua madre fosse sempre un po’ provinciale, un po’ inadeguata.

Il ribaltamento semantico: il green che non verdeggia

Il passo successivo è il rovesciamento del senso, spesso mascherato da innovazione. Un inceneritore diventa “termovalorizzatore”, un parcheggio di granito “verde traforato”, un grattacielo energivoro “bosco verticale”. Qui l’inchiesta milanese sulla cosmesi ambientale (greenwashing) mostra la radiografia di un fenomeno già visibile a occhio nudo: slogan come “vivere slow nel cielo” o “la tua casa affacciata sul parco” per vendere metri quadri a prezzi inaccessibili, spesso su progetti sotto indagine. Il gip ha parlato di “ortopedie linguistiche”, un’espressione chirurgica per indicare la manipolazione terminologica come tecnica di potere.

Un vocabolario consapevolmente perduto

Ciò che si perde in questo processo non è soltanto l’esattezza, ma la capacità stessa della lingua di nominare la realtà senza travestirla. Un tempo le parole avevano radici sociali e politiche, oggi spesso sono piante ornamentali in vasi di plastica. La Festa dell’Unità diventa “Unit*” in un gioco grafico che dice molto sulla forma e poco sulla sostanza; le parole di appartenenza si dissolvono in marchi visivi, più loghi che lessico.
Recuperare un vocabolario consapevolmente perduto significa riaprire il cantiere della lingua non per abbellirla, ma per restituirle funzione e dignità. Significa rifiutare i sinonimi cosmetici, rinunciare all’anglicismo d’ordinanza, smascherare le iperboli pubblicitarie, restituire al lessico la sua responsabilità politica.
Perché se la lingua è un cantiere, oggi rischia di essere uno di quelli in cui le parole stanno in bilancio come i metri cubi in deroga: gonfiate, mascherate, vendute al rialzo. 

Anatomia di una lingua manipolata: tassonomia minima per riconoscere le ortopedie lessicali 

 

Eufemizzazione chirurgica

Tecnica di attenuazione che sostituisce la parola scomoda con una versione addolcita, spesso sterilizzante.

  • Occupazione → Presidio temporaneo
  • Licenziamento → Ristrutturazione del personale

Obiettivo: ridurre l’impatto emotivo e disinnescare il potenziale conflittuale.

Anglicismo di prestigio

Inserimento di parole inglesi in contesti in cui l’italiano sarebbe più chiaro, ma meno “moderno”.

  • Esaurito → Soldout
  • Lavoratori poveri → Working poor

Effetto collaterale: riduzione della comprensibilità reale e aumento dell’aura pseudo-internazionale.

Iconizzazione grafica

Sostituzione del lessico con logotipi, simboli e segni visivi che condensano il significato in un’immagine, svuotando la parola della sua densità storica.

  • Festa dell’Unità → Unit con asterisco e simbolo floreale.

Effetto: il segno visivo diventa brand, la parola perde ancoraggio.

Trasfigurazione semantica

Mutamento radicale del significato tramite riconnotazione linguistica, soprattutto in ambito ambientale e urbanistico.

  • Inceneritore → Termovalorizzatore
  • Parcheggio in granito → Verde traforato
  • Torre residenziale di lusso → Bosco verticale

Qui il lessico funziona come maschera ecologica o etica.

Sintassi dell’ambiguità

Uso di frasi aperte, claim emozionali e slogan sospesi che lasciano all’immaginario il compito di riempire il senso.

  • Vivi slow nel cielo
  • La tua casa affacciata sul parco

Funzione: associare un’emozione positiva a un prodotto, evitando di dire qualcosa di verificabile.

Parallelismo urbanistica-linguaggio

Volume edilizio e peso semantico: entrambi possono essere gonfiati con deroghe o iperboli.

  • Facciata architettonica e facciata linguistica: quello che appare non coincide con quello che è.
  • Bonus volumetrici e bonus retorici: più aggettivi, più “vision” e “mission”, più appeal per coprire i vuoti di sostanza.

Prestito di prestigio concettuale

Trasferire termini da altri campi per evocare autorevolezza, innovazione o eticità.
Rigenerazione urbana per operazioni speculative

  • Inclusione per campagne di marketing

È la forma più subdola: usa parole cariche di senso politico come involucri vuoti.

Come in urbanistica, anche nella comunicazione pubblica la manipolazione lessicale non è un effetto collaterale: è un progetto, con disegno, tempi e investimenti. Riconoscerla significa capire che il vocabolario non è neutrale: è un bene comune, e come tale può essere privatizzato, recintato, venduto al metro quadro.

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