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Parigi val bene un diritto. Delle donne.

Mar 14, 2024 | Diritti

Mentre in Francia la scelta di poter abortire etra nella Costituzione, in Italia e in particolare in Lombardia le donne devono lottare per difendere la legge 194

La Francia tutela il diritto di scelta delle donne, l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza entra nella Costituzione. Non è solo un diritto acquisito, è di più, è parte fondante della Repubblica.

In Italia invece tra medici obiettori e disfunzioni in molti territori la legge 194 non viene applicata. Esplicativa è la situazione in Lombardia, la regione più popolosa e considerata anche la più ‘avanzata’.

L’interruzione volontaria di gravidanza è un diritto garantito alle donne dalla Legge 194, conquistata dopo lo storico referendum sull’aborto del 1981. Ma negli anni questo diritto ha subito una serie di attacchi, sia per le difficoltà organizzative del sistema sanitario (tempi di attesa in primis) sia per il fenomeno dell’obiezione di coscienza dei medici. C’è poi un altro problema: ormai nella stragrande maggioranza dei casi le donne scelgono come metodo l’assunzione della pillola Ru486 rispetto invece all’intervento chirurgico. Bene, la “pillola del giorno dopo” non è così facilmente reperibile. Da notare infine che ricostruire i dati delle interruzioni di gravidanza in Regione Lombardia non è così semplice dal momento che semplicemente la Regione non ha mai attivato un osservatorio dedicato. In sostanza, nessuno monitora che la legge venga rispettata. Un lavoro importante in tal senso è stato fatto dalla consigliera regionale Paola Bocci (PD) che da alcuni anni svolge una indagine sull’applicazione della legge 194 in Lombardia.

Gli ultimi dati disponibili si riferiscono al 2022.

Le interruzioni di gravidanza in Lombardia nel 2022 sono state 11.003, inferiori al 2019, 11.249, anno con cui è corretta una comparazione in quanto pre-pandemia.

Per quanto riguarda invece, la Ru486, il cosiddetto aborto farmacologico, c’è un costante aumento che porta, nel 2022, questo metodo al 40% delle Ivg totali. Ma è un dato disomogeneo con province ancora sotto il 20% e complessivamente la Lombardia è ancora molto lontana da Regioni virtuose come Emilia-Romagna e Piemonte, che, già nel 2021, superavano il 60%.

Ben 12 strutture sulle 50 che effettuano Ivg non offrono la possibilità di utilizzare la pilloda Ru486. Sono gli ospedali di Legnano, Magenta, Rho, Cernusco sul Naviglio (Mi), Busto Arsizio (Va), Cantù (Co), Merate (Lc), San Gerardo di Monza, Treviglio, Seriate (Bg), Chiari (Bs), Asola (Mn). Le donne che vivono in questi territori sono costrette a rivolgersi a ospedali molto più lontani, aumentando così le liste di attesa.

Le province più attive sulla Ru486 sono Lodi e Lecco. Tutti gli ospedali di Milano città danno la possibilità di fare entrambe le procedure, mentre in Area metropolitana l’accesso è strettamente limitato ai presidi ospedalieri di Garbagnate, Sesto San Giovanni e Vizzolo Predabissi, che nel 2021 era l’unico ospedale in provincia a garantire la Ru486.

Nel 2022, in Lombardia, risultano 50 strutture pubbliche su 62 che erogano la prestazione di Ivg. Alcune non le erogano perché le ginecologie non sono più attive, ma altre a causa di un’obiezione di coscienza al 100%. Queste ultime sono 5: Asola (Mn), che però la pratica ricorrendo ai gettonisti, Gardone Val Trompia, Iseo (Bs), Oglio Po (Cr) e Saronno (Va).

Per quanto riguarda Ellaone e Norlevo, la ‘pillola del giorno dopo’, il volume delle vendite per il 2022 è stato pari a 104.790 unità, maggiore del 25% rispetto all’anno precedente (83.748), anche in considerazione alla liberalizzazione delle ricette. La Città metropolitana di Milano resta la provincia con le vendite più alte, pari al 42% del totale.

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