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Quanto dura l’affido? Tutto quello che c’è da sapere su tempi e fasi

Lug 31, 2025 | Famiglia, Minori

L’affido familiare è un istituto giuridico che permette a un minore, temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo, di vivere con una famiglia affidataria o in una comunità, con l’obiettivo di garantirgli protezione, stabilità e benessere.
Si tratta di una misura temporanea, finalizzata – ove possibile – al rientro del bambino nella famiglia di origine, una volta superate le difficoltà che hanno portato all’allontanamento.
Per una panoramica completa sul tema, puoi leggere anche la nostra guida all’affido familiare.

Quanto dura l’affido: durata minima e massima

La durata dell’affido non è fissa, ma variabile e determinata da diversi fattori, tra cui:

  • Le difficoltà della famiglia di origine e i tempi necessari per superarle.
  • Il percorso di supporto del minore, volto a garantirgli stabilità emotiva e benessere.
  • La valutazione del Tribunale per i Minorenni, che tiene conto del miglior interesse del bambino.

La legge italiana non stabilisce una durata minima obbligatoria, ma per la sua natura temporanea l’affido dura in genere da pochi mesi fino a un massimo di 24 mesi, con possibilità di proroga valutata caso per caso.
L’obiettivo resta sempre quello di tutelare il minore e favorire, se possibile, il suo reinserimento nella famiglia di origine.

Quando l’affido viene prorogato

In alcuni casi l’affido può essere prorogato oltre i 24 mesi ma non è un processo automatico: è il Tribunale per i Minorenni, In alcune situazioni particolarmente delicate, l’affido familiare può proseguire anche oltre il limite ordinario di 24 mesi. Tuttavia, non si tratta di una procedura automatica: la decisione spetta al Tribunale per i Minorenni, che la prende in stretta collaborazione con i Servizi Sociali, valutando attentamente ogni singolo caso.

La proroga viene concessa solo quando il prolungamento dell’affido rappresenta la soluzione migliore per tutelare il benessere del minore. Può accadere, ad esempio, che la famiglia di origine non abbia ancora superato le difficoltà che hanno determinato l’allontanamento, rendendo di fatto impossibile il rientro del bambino in un contesto sicuro.
In altri casi, un rientro troppo rapido potrebbe essere dannoso: ciò avviene soprattutto quando il minore ha costruito legami affettivi profondi con la famiglia affidataria, e un distacco improvviso rischierebbe di causargli un trauma emotivo.
La proroga può inoltre essere necessaria quando il minore è in una condizione di particolare fragilità o ha vissuto esperienze traumatiche che richiedono un percorso di cura e sostegno più lungo per garantirgli stabilità.

Quando viene disposta una proroga, si tende a favorire la permanenza del bambino nella stessa famiglia affidataria presso cui si trova già inserito, per garantire continuità affettiva e relazionale. Tuttavia, poiché l’affido è un atto volontario, è indispensabile che la famiglia confermi la propria disponibilità a proseguire il percorso.

Affido sine die: cosa significa e quando accade

L’affido sine die è una particolare forma di affido familiare che non prevede una data di scadenza prestabilita. Si configura quando, alla conclusione del periodo stabilito nel decreto iniziale – e delle eventuali proroghe – il rientro del minore nella famiglia di origine non è possibile o risulta fortemente sconsigliato per la sua sicurezza e il suo benessere.

In questi casi, il Tribunale per i Minorenni può decidere che il bambino o il ragazzo continui a vivere con la famiglia affidataria a tempo indeterminato, garantendo così stabilità e continuità affettiva. Nella pratica, ciò significa che l’affido può protrarsi fino a nuova disposizione del giudice e, molto spesso, fino al raggiungimento della maggiore età del minore.

Negli ultimi anni, questa formula è diventata sempre più diffusa, poiché rappresenta una risposta concreta e stabile a situazioni familiari particolarmente complesse. È infatti utilizzata soprattutto nei casi in cui il minore non possa fare ritorno alla propria famiglia d’origine e per i quali l’adozione non sia stata avviata o conclusa, ma sia comunque necessario offrirgli un ambiente sicuro e costante nel tempo.

Le fasi dell’affido familiare

L’affido familiare è un percorso che richiede attenzione, sensibilità e una stretta collaborazione tra Servizi Sociali, Tribunale per i Minorenni, famiglia affidataria e, quando possibile, famiglia di origine. L’obiettivo è garantire al minore un ambiente sicuro e accogliente per tutto il tempo necessario.

Il percorso si articola in alcune fasi fondamentali:

  • Monitoraggio e sostegno per tutta la durata dell’affido, gli operatori mantengono un contatto costante con la famiglia affidataria e con il minore, fornendo supporto e intervenendo in caso di difficoltà. Per un approfondimento dettagliato, puoi leggere come funziona il percorso dell’affido familiare.
  • Segnalazione e valutazione del caso: i Servizi Sociali o il Tribunale per i Minorenni segnalano una situazione di difficoltà e avviano una valutazione approfondita per capire se sia necessario l’allontanamento temporaneo del minore.
  • Individuazione della famiglia affidataria: si cerca la famiglia più adatta alle esigenze del minore, considerando la sua storia, eventuali fratelli e le specifiche necessità di accoglienza.
  • Inserimento del minore: il bambino o ragazzo entra a far parte del nuovo nucleo familiare, con un periodo iniziale di adattamento seguito e sostenuto dai Servizi Sociali.

Quando finisce l’affido?

L’affido termina quando vengono meno le condizioni che lo hanno reso necessario.
Le cause principali di cessazione sono:

  • Risoluzione delle difficoltà nella famiglia di origine.
  • Raggiungimento della maggiore età del minore.
  • Situazioni in cui la permanenza presso la famiglia affidataria è ritenuta dannosa.
  • Revoca della responsabilità genitoriale della famiglia di origine per gravi motivi.
  • Rifiuto del minore nei confronti della famiglia affidataria.

Altri casi possono includere il decesso o l’impossibilità della famiglia affidataria di prendersi cura del minore, trasferimenti lontani o la sostituzione dell’affido con un’adozione.

Possibilità di adozione al termine dell’affido

In alcuni casi, l’affido può trasformarsi in adozione, ma non si tratta di un passaggio automatico. Il Tribunale valuta se il minore sia adottabile e se l’adozione rappresenti per lui la scelta migliore, considerando il suo benessere e i legami costruiti con la famiglia affidataria.
Per poter adottare è necessario rispettare alcuni requisiti, tra cui:

  • Differenza di età tra adottante e adottato: minimo 18 anni, massimo 45 anni per uno dei coniugi (55 per l’altro).
  • Essere coniugati.
  • Convivenza stabile di almeno 3 anni se sposati da meno tempo.
  • Nessun procedimento di separazione in corso.
  • Idoneità educativa ed economica.

Interruzione dell’affido prima della scadenza

In alcune situazioni, l’affido può essere revocato anticipatamente. Ciò può accadere se emergono gravi difficoltà nella convivenza tra il minore e la famiglia affidataria, se la famiglia di origine risolve in anticipo i problemi che avevano reso necessario l’allontanamento, oppure se la prosecuzione dell’affido risulta dannosa per il minore.

In questi casi, a seconda delle circostanze, il bambino o ragazzo può:

  • essere accolto in una comunità per minori.
  • rientrare nella famiglia di origine;
  • essere affidato a un’altra famiglia

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