La storia di Amath e Blandine è la fotografia di un’integrazione che non ha bisogno di proclami, perché si manifesta nei fatti: lavoro, studio, servizi educativi, partecipazione civica. E dimostra che un progetto di accoglienza territoriale, se ben gestito e sostenuto dalle istituzioni locali, diventa laboratorio di cittadinanza e terreno di giustizia sociale
Martedì pomeriggio, a Paullo, Amath e Blandine hanno pronunciato il loro “sì” davanti all’ufficiale di stato civile, accompagnati dalle figlie Anne Marie ed Emmanuela. È un atto familiare, ordinario, e proprio per questo politico: un’unione riconosciuta davanti alla comunità locale, resa possibile anche dal percorso di accoglienza all’interno del progetto SAI territoriale gestito dalla Cooperativa sociale Il Melograno.
Il cammino che li ha portati fino a questo momento non è stato lineare. Dalla Costa d’Avorio alla Tunisia, fino all’arrivo in Italia nel 2023, Amath e Blandine hanno attraversato confini e difficoltà che avrebbero potuto spezzare i legami più solidi. Invece hanno resistito, hanno atteso, hanno lavorato per trovare stabilità. Il matrimonio celebra questa resistenza, trasformata in riconoscimento giuridico e sociale

Oggi Amath lavora, parla italiano con disinvoltura e contribuisce alla vita della comunità che lo ha accolto. Blandine studia, segue percorsi formativi, si prende cura delle figlie. Anne Marie ed Emmanuela hanno vissuto un’estate al centro estivo e si preparano a tornare a scuola. È la fotografia di un’integrazione che non ha bisogno di proclami, perché si manifesta nei fatti: lavoro, studio, servizi educativi, partecipazione civica.
La cerimonia ha avuto testimoni particolari: Giulia, mediatrice culturale, e Iacopo, operatore legale. Due figure che ogni giorno incarnano il senso del progetto SAI: non solo accoglienza, ma accompagnamento, costruzione di diritti, possibilità di vita. La presenza dell’amministrazione comunale e della cittadinanza conferma che l’integrazione non è mai un atto individuale, ma un processo collettivo.

È la prima volta che un matrimonio viene celebrato nel contesto del progetto SAI di Paullo. Un dettaglio che diventa simbolico: significa che l’accoglienza non si ferma al sostegno nei primi mesi, ma prosegue come infrastruttura sociale capace di accompagnare i percorsi di autonomia e di radicamento.
In tempi in cui il dibattito pubblico riduce spesso l’accoglienza a emergenza o a questione di ordine, la storia di Amath e Blandine mostra un’altra prospettiva: l’accoglienza come politica ordinaria, che genera cittadinanza attraverso gesti concreti.
Non assistenza, ma diritti. Non retorica, ma vita quotidiana.
Il matrimonio di Paullo non è solo una bella notizia. È la dimostrazione che un progetto di accoglienza territoriale, se ben gestito e sostenuto dalle istituzioni locali, diventa terreno di giustizia sociale. È lì che si misura la differenza tra accogliere e integrare, tra tollerare e riconoscere.
La Cooperativa Il Melograno augura ad Amath, Blandine e alle loro figlie un futuro ricco di possibilità. E rinnova l’impegno a fare dell’accoglienza un laboratorio di cittadinanza, in cui le storie personali si intrecciano con la responsabilità collettiva di costruire comunità giuste, inclusive e solidali.