L’importanza della legge 185

Lug 11, 2025 | Attualità

Nella foto, una manifestazione della Rete Italiana Pace e Disarmo


Daniele De Luca, giornalista professionista, milanista. Dopo una lunga esperienza a Radio Popolare Milano, AGR, CNRMedia e altre collaborazioni da alcuni anni si occupa principalmente di comunicazione istituzionale e ufficio stampa. 


Il Parlamento deve poter controllare e verificare l’esportazione di armi 

Si è celebrato il 9 luglio 2025 il trentacinquesimo anniversario della Legge 185/1990 che regola l’export di armamenti italiani: una data importante a ricordo di una pietra miliare dell’azione per la pace e il disarmo nel nostro Paese. Oltre che una occasione per riconoscere e fare memoria del ruolo cruciale delle campagne promosse su questi temi dall’associazionismo e dalle azioni collettive. 

Dimentichiamo troppo spesso il ruolo di associazioni e cooperative, del significato profondo, culturale ed etico, dell’agire collettivo. Negli anni è stata proprio la spinta, la forza del “pensiero condiviso” a segnare  importanti tappe di conquiste sociali. La Legge 185/1990 è una di queste.

La normativa italiana sulla esportazione di armi è infatti nata a seguito della pressione della società civile, sempre più consapevole dei problemi derivanti dal mantenere segreto e dominato da valutazioni economiche un commercio dagli impatti così devastanti (sulle persone e sulla pace). Grazie a questa visione innovativa e aperta la Legge 185/90 si è configurata come un passaggio avanzato e importante, riuscendo così a ispirare e anticipare i meccanismi e i criteri delle norme internazionali che oggi regolano il commercio di armi, come la Posizione Comune dell’Unione Europea e il Trattato internazionale sui trasferimenti di armamenti ATT. In questo momento storico segnato dalla più grande corsa agli armamenti dalla fine della seconda guerra mondiale è importante ricordare l’esistenza di questi trattati. Così come è importante segnalare che l’esecutivo Meloni, attraverso la sua maggioranza in Parlamento, voglia modificare (se non cancellare del tutto) la Legge 185/1990. 

La Legge 185/90 si basa infatti sul principio che la vendita di armi non può essere considerata un semplice business ma debba essere legata a politica estera, rispetto dei diritti umani e ruolo di promotrice di Pace dell’Italia sancito dall’articolo 11 della Costituzione. Un altro elemento rilevante e fondamentale è quello della trasparenza, declinato in particolare attraverso la Relazione annuale che il Governo deve inviare al Parlamento trasmettendo tutti i dati sull’esportazione di armi. 

Proprio dall’analisi di tali dati la società civile – come la Rete Italiana Pace e Disarmo – nel corso degli anni ha potuto gettare luce su decisioni relative all’esportazione di armi prese dai vari governi non sempre in linea con i criteri della norma stessi. Tanto è vero che sempre di più, con il passare del tempo, si è arrivati ad una situazione per cui la maggior parte della vendita di armi italiane viene autorizzata verso Paesi non UE e non NATO. Senza dimenticare i casi evidenti di non allineamento con le norme previste dalla Legge, o quelli con palesi violazioni della stessa: le bombe e i missili verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti che le utilizzavano per bombardare civili in Yemen, il caso dei bossoli italiani coinvolti nella repressione in Myanmar, le munizioni autorizzate verso la Repubblica Dominicana ma trovate in Senegal, le licenze di vendita di armamenti rilasciate verso un Paese come Israele.

Tutti casi che evidenziano come l’esportazione di armi sia un aspetto troppo importante per essere gestito in maniera opaca, come successo nei decenni di scandali prima della Legge 185/90, e dunque l’importanza fondamentale di tale norma.

Ancora una volta è la società civile (fondamentale già quarant’anni fa per giungere alla Legge con la campagna “Contro i mercanti di morte”) ad essersi messa in moto in prima persona per contrastare le spinte verso decisioni che favorirebbero solo gli interessi armati a discapito di Pace e sicurezza globali e del rispetto dei diritti umani e della vita di intere popolazioni.  Si deve impedire che si ritorni a una completa assenza di controllo sul commercio di armamenti, situazione che sarebbe oggi ancora più pericolosa vista la stagione di riarmo che stiamo vivendo.

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