
Daniele De Luca, giornalista professionista, milanista. Dopo una lunga esperienza a Radio Popolare Milano, AGR, CNRMedia e altre collaborazioni da alcuni anni si occupa principalmente di comunicazione istituzionale e ufficio stampa.
Un “Remigration Summit” tra le destre neofasciste d’Europa, proprio a Milano, Medaglia d’Oro per la Resistenza. Il 17 maggio la città si mobilita – aderisce anche la Cooperativa sociale il Melograno – contro questo ennesimo sfregio ai valori della Costituzione, una provocazione fin troppo evidente. Di certo non l’ultima.
Che cosa è la remigrazione?
Fino a qualche anno fa remigrazione era un termine neutro, descrittivo, per definire il fenomeno del rientro in patria di migranti, per esempio i primi cittadini del Marocco emigrati in Francia che dopo venti, trenta anni di lavoro all’estero scelgono di tornare al proprio paese d’origine. Quindi una decisione personale, volontaria del singolo.
Da alcuni anni invece il termine, grazie alle teorie xenofobe e razziste dell’austriaco Martin Sellner del Movimento Identitario, ha assunto il significato di reimpatrio forzato da parte di uno Stato nei confronti di cittadini “stranieri”, persone definite “non assimilabili”. Una categoria vaga, che può voler dire tutto e niente. Troppo diversi, troppo visibili, troppo musulmani, troppo africani, troppo altro. E quindi via, fuori.
Il complottismo paranoico e la “sostituzione etnica”
A giustificare tutto questo c’è una vecchia teoria complottista, tornata di moda: quella della “sostituzione etnica”. Secondo questa visione paranoica, le élite globaliste starebbero volontariamente “sostituendo” le popolazioni bianche europee con migranti provenienti da Africa e Medio Oriente. È una teoria pericolosa, senza fondamento, ma che ha già ispirato discorsi d’odio, politiche discriminatorie e in alcuni casi anche atti di violenza.
Sellner ha ideato un vero e proprio masterplan per la remigrazione, un progetto dettagliato che prevede la rimozione sistematica non solo degli immigrati irregolari, ma anche di cittadini europei con background migratorio considerati “non assimilati”.
Dalla teoria alla pratica
Eppure, il progetto non è rimasto confinato a qualche convegno sotterraneo. Sta diventando sempre più pubblico. E sdoganato, nella pratica, anche dai governi. Che cosa è del resto l’atto di spostare in Albania le persone ritenute “non accoglibili”? Cosa sono del resto i CPR se non “lager” inventati e costruiti, senza alcuna legittimazione giuridica, per persone senza documenti? Da quando non avere documenti può essere considerato reato? Eppure, ci siamo, negli anni, abituati all’idea che in qualche modo pratiche del genere siano legittime.
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Così come diamo per scontato che 20/30mila persone in dieci anni siano affogate nel Mediterraneo nel tentativo di trovare un futuro. Persone senza nome, tombe senza corpi. La Sicilia è piena di cimiteri senza ossa, solo croci anonime. Perché non hanno diritto nemmeno a un funerale. Ma lo troviamo “normale”. Ci stiamo assuefacendo a tutto, senza reagire. Fino a pochi anni fa parlare di guerra, riarmamenti, eserciti, era semplicemente folle. Oggi ci sembra normale.
La rimozione della realtà
Il fenomeno della rimozione della realtà cammina lento e inesorabile. Perché non riusciamo a contrastarlo? Questo è uno dei più grandi problemi del nostro tempo, un tempo in cui eravamo certi che la diffusione orizzontale delle informazioni, vedi social network, avrebbe favorito non solo la libera circolazione di idee ma avrebbe anche creato percorsi virtuosi di intercomunicazione personale. La possibilità cioè per l’individuo di poter condividere con un qualsiasi suo pari al mondo le stesse idee, i punti di vista, le passioni, le aspirazioni.
Che cosa è andato storto? Sicuramente il fatto che i social siano dei monopoli gestiti da società private che puntano esclusivamente al profitto dato dalla profilazione dell’utente gioca e ha giocato un elemento decisivo. Ci siamo illusi di essere attori del cambiamento comunicativo, siamo invece gli strumenti, la merce utile al mercato dei dati personali.
Un’opinione vale l’altra
Pensavamo di parlare liberamente tra di noi, ci sbagliavamo, la nostra presenza è utile a chi deve vendere un auto, un viaggio, un prodotto. Così come un’idea. Oggi anche le idee sono merce. E dunque non stupisce che alla fine, nel mercato globale delle opinioni, ciascuna valga l’altra.
Il cammino è stato lungo. Il meccanismo di decostruzione della realtà e del revisionismo storico, purtroppo con buonapace della sinistra che per anni ha consentito e sottovalutato il fenomeno, è arrivato al suo culmine. E dunque, come è possibile che davvero ci sia qualcuno che semplicemente grazie al fatto di poter comunicare orizzontalmente e universalmente su una piattaforma social dove l’algoritmo è costruito per favorire la diffusione di disinformazione, possa realmente rivendicare che la terra è piatta. O che esistano le razze.
Guardiamo, per esempio, la parabola dell’attuale seconda carica dello Stato. Guardate questo video, il principio del film di Sbatti il Mostro in Prima Pagina di Marco Bellocchio del 1972. È un comizio a Milano di Ignazio Benito Maria La Russa.
Attenzione alle parole: “Gli italiani che non hanno rinunciato all’appellativo di uomini si uniscano al di sopra delle fazioni, al di sopra dei partiti, al di sopra dell’ormai troppo sfruttato e in disuso fascismo e antifascismo si uniscano per dire sì alla libertà nell’ordine”.
“La libertà nell’ordine”. Fa impressione (e profonda tristezza) vedere come queste parole, cinquanta anni dopo, non sono cambiate. Anzi, peggio, si sono quasi realizzate. “La libertà nell’ordine” è esattamente il concetto funesto che accompagna questa epoca dove vale tutto e il contrario di tutto. Dove la memoria storica è stata spiazzata dai giochi di parole. Perché “libertà” e “ordine” sono un ossimoro. Così come non può esserci cittadinanza senza diritti, così come non può esistere salute senza pubblico. E via dicendo.
La decostruzione storica
La decostruzione storica iniziata con la crisi del modello globalistico, capace di rimettere ancora una volta i popoli gli uni contro gli altri, parte dalle parole. Per questo il concetto di remigrazione deve farci paura. Perché come diceva Sandro Pertini “il fascismo non è un’opinione, ma un crimine”. Non tutte le opinioni sono accettabili. Questo è il terrificante paradosso di questa epoca dove è diventato normale che un cittadino di un determinato paese non abbia il diritto di accedere in qualsiasi altro paese del mondo ma sia di fatto discriminato alla nascita. Perché un italiano può liberamente girare il mondo, comprare un biglietto aereo per qualsiasi destinazione e un cittadino del Mali, dell’Etiopia, del Congo, invece no? Perché è legittimo costruire muri alzati solo per aumentare il livello di sfruttamento e schiavitù di un modello economico al collasso che distrugge il pianeta e che oggi sembra avere come sbocco solo nuove guerre?
Dobbiamo ricominciare a smontare le parole e dare alla voce diritti il significato che merita. Ogni giorno, aiutando il diritto al pensiero critico, ogni giorno.