Sul campo, oggi, piovono più palloni di quanti i guantoni di Nazira possano fermarne, Davide Corti sta allenando la Primavera del Milan femminile e non fa sconti all’ospite arrivata dall’Afghanistan con una storia importante in valigia. Ma, per una volta, i risultati sono secondari: conta l’ospitalità con cui il Milan, attraverso l’impegno della Fondazione per dare ai giovani pari opportunità e la mediazione culturale del Melograno Onlus, ha accolto Nazira Khair Zad, 18 anni, scappata dalla violenza dei talebani su un volo umanitario partito da Kabul il 23 agosto 2021 nei giorni della presa del potere, del caos, del sangue. «Sono della provincia di Bamiyan, la mia valle è famosa per il sito archeologico dei Budda distrutti dai talebani — è il racconto di Nazira, occhi neri come la notte da cui proviene, il sorriso ritrovato in Italia —. Ho una sorella più grande, Nazima, e due fratelli, è seguendo loro che ho iniziato a giocare a pallone con i maschi. Le ragazze che fanno sport non sono ben viste nel mio Paese, papà all’inizio me l’ha vietato, poi ho ottenuto il permesso a patto di andare bene a scuola. Fa il giardiniere, abbiamo sempre vissuto una vita semplice. Ho corso anche qualche maratona, prima con i sandali, poi con le scarpe che mi ha procurato il personale di una Onlus. Tramite loro ho iniziato a sciare: le montagne intorno a Bamiyan sono alte, gli skilift non esistono, si sale a piedi, si scende a spazzaneve.
Da “L’ Avvenire” (Viviana Daloiso)
https://www.avvenire.it/donne-afghane/pagine/nazira-che-adesso-e-libera-di-giocare-a-calcio