Daniele De Luca, giornalista professionista, milanista. Dopo una lunga esperienza a Radio Popolare Milano, AGR, CNRMedia e altre collaborazioni da alcuni anni si occupa principalmente di comunicazione istituzionale e ufficio stampa.
Davanti ai costi sempre più alti e alle difficoltà degli enti locali serpeggia una proposta provocatoria
E se si aiutasse il Terzo settore in Italia con una tassa di scopo sul gioco d’azzardo? Davanti ai costi sempre più alti che devono affrontare le cooperative in termini di spese, nuovo contratto nazionale, inflazione, urgono nuove risorse Un sostegno che non può certo arrivare dalle piccole amministrazioni locali, sempre più alle prese con pesanti tagli dal governo centrale. Dei benefici dell’Autonomia regionale non si vedono che ombre lontanissime.
E dunque, c’è chi pensa che dal fiume di soldi che arriva dal gambling in Italia potrebbe arrivare una boccata d’ossigeno. Qualcosa di simile il governo lo sta mettendo a punto per trovare più risorse per il Sistema sanitario nazionale, ormai allo sbando con quasi cinque milioni di persone in Italia che rinunciano a curarsi perché non hanno abbastanza soldi.
Invece di aumentare il gettito diretto al servizio sanitario, o di intervenire sul sistema ospedaliero privato, il Governo sta pensando a una tassa di scopo sulle sigarette. La proposta prevede di aumentare di 5 euro il costo dei pacchetti di sigarette, il cui prezzo medio in Italia è attualmente di circa 6,20 euro. Gli incassi aggiuntivi sarebbero destinati alla sanità pubblica. Secondo stime riportate dall’Aiom, un aumento del prezzo del pacchetto del 10% potrebbe ridurre il consumo del 4%, e un incremento di 5 euro avrebbe un impatto ancora maggiore sulla diminuzione delle vendite e, di conseguenza, un beneficio per la salute pubblica. Attualmente, il prezzo delle sigarette in Italia è inferiore rispetto a molti altri paesi europei, come la Francia, dove un pacchetto costa circa 12,50 euro, o negli Stati Uniti, dove il prezzo medio si aggira intorno a 8 dollari. A spiegarlo Silvano Gallus, capo del Laboratorio di ricerca sugli stili di vita del Mario Negri, alla conferenza stampa in Senato per la presentazione della campagna #SostenereSSN.
E allora perché allo stesso modo non si pensa di aiutare il Terzo settore, che di fatto quando non affianca sostituisce completamente una gamma di servizi che il pubblico non è più in grado di sostenere, con un prelievo sulla miniera del gioco d’azzardo?
Sono stati stanziati 35.600.000 euro per l’Atto di indirizzo 2024 relativo al Fondo per il finanziamento di progetti e di attività di interesse generale nel Terzo Settore. Briciole. Quanto vale il gioco d’azzardo in Italia, dal Lotto al SuperEnalotto fino a tutte le terribili macchinette nei bar? Nel 2023 gli italiani hanno speso la cifra record di 150 miliardi.
È peggio il fumo o la ludopatia?
Guardiamo l’incidenza del tempo sociale di vita assorbito dai vari canali dove si punta denaro: dalla sala slot all’abitazione privata. Qui si è passati a pesare un tempo “biologico” che per l’insieme della popolazione giocatrice corrispondeva a circa 90 milioni di giornate lavorative, quattro anni fa, e ne ha oggi toccato almeno 140 milioni. Rapportandosi all’anno appena concluso, per esempio, il tempo equivalente a giornate che gli italiani versano all’azzardo è stato pari a un terzo di quello trascorso nelle vacanze estive con i loro cari.
Il gioco d’azzardo legale consente allo Stato di incrementare con (relativamente) scarsa fatica le entrate erariali e di regolamentare un settore ad alto rischio di infiltrazione da parte della criminalità organizzata. A livello individuale, il gioco d’azzardo riveste un ruolo ludico e di intrattenimento per i giocatori, che comporta anche il piacere di fantasticare su possibili vincite di denaro. I vantaggi si accompagnano però a costi sociali che non possono essere minimizzati. Oltre al noto e gravoso problema delle ludopatie, i giochi di azzardo agiscono come una tassa regressiva che aggrava le condizioni economiche delle famiglie più povere. Esiste inoltre un aspetto etico-valoriale da non sottovalutare, riferito all’incentivazione di canali di mobilità sociale ascendente svincolati dal merito individuale e basati sulla pura fortuna. In altre parole, c’è da chiedersi se l’incoraggiamento di tali attività da parte dello stato non contribuisca a diffondere una cultura in cui l’importanza del talento, dell’impegno e del lavoro venga sminuita.
In tutto ciò lo Stato italiano sembra non aver avuto dubbi consentendo, attraverso Aams, campagne pubblicitarie massive e liberalizzando il settore del gioco d’azzardo. Si è data quindi priorità ai vantaggi finanziari, al “far cassa”, trascurando, tra i vari aspetti negativi, le ripercussioni sociali in termini di aumento della disuguaglianza.
Dall’analisi dei dati “certificati” per il 2022, la prima cosa che colpisce è il balzo portentoso avvenuto nel cosiddetto azzardo fisico, cioè distribuito in locali nelle città, che sembrava dovesse essere sostituito dal gambling da postazione remota, con smartphone, tablet o computer: più 48,5 per cento sull’anno 2020. Le due forme di accesso all’azzardo, dopo la pandemia, non sono in concorrenza tra loro, ma realizzano una sinergia rendendo duplice o duale la dipendenza da gioco d’azzardo. Si scommette, insomma, per molte ore nelle sale sul territorio e poi si prosegue tranquillamente a casa durante la notte attraverso il web. Un effetto cumulativo ben registrato dai dati ufficiali.
Impressionante, a tale proposito, l’incremento dei conti di gioco online, che arrivano nel giro di pochi anni a passare da tre milioni e mezzo di persone registrate nelle anagrafi dei concessionari, a ben 5 milioni e passa nel 2202. Poiché una singola persona può essere titolare di più account, a fine anno 2022 ne risulta uno stock complessivo di 17 milioni e 300 mila, dei quali tre milioni e 600mila affluiti nell’ultimo periodo considerato. Numeri che dimostrano un effetto controintuitivo: l’online non sostituisce il gioco d’azzardo nelle strade. Le due forme di azzardo si potenziano a vicenda in una dinamica grazie a una comune risorsa: la dipendenza patologica sempre più diffusa nella popolazione giocatrice.
E allora cosa è peggio, il fumo o il gioco?
“Aumentare le tasse per scoraggiare il fumo fa bene alla salute, mentre aumentare le tasse sul gioco d’azzardo scoraggia la ludopatia. Bisogna però tenere conto della flessibilità della domanda rispetto agli aumenti dei prezzi. Intervenire sul gioco d’azzardo e sul tabacco significa approfittare delle debolezze del genere umano.” Sono parole di Carlo Cottarelli, docente dell’università Cattolica del Sacro Cuore, in un’intervista rilasciata a HuffPost sulla prossima manovra economica.
“Proposte come quella della tassa di scopo – prosegue Cottarelli – sono economicamente e socialmente giustificabili con la volontà di scoraggiare certi comportamenti, ma sarebbero più credibili se portate fuori dall’intento di recuperare soldi e quindi studiate in anticipo, non poche settimane prima della legge di bilancio. Altrimenti l’impressione è solo quella di cercare risorse puntando sulla rigidità della domanda, cioè sulla debolezza umana”. Siamo d’accordo. Ma allora, se i soldi si devono trovare, forse meglio iniziare da una vera e propria epidemia sociale quale è la ludopatia.