Notizie 

In Italia non c’è nessuna ‘invasione’ di migranti

Ott 27, 2023 | Uncategorized

Lo dicono i numeri ufficiali del Dossier Immigrazione 2023 di Idos. La popolazione di cittadini stranieri nel nostro Paese è stabile. La percentuale di ‘irregolari’ (un decimo del totale) anche. Il sistema dei rimpatri non funziona.

Non c’è nessuna ‘invasione’ di migranti in Italia, tantomeno dall’Africa. I dati ufficiali presentati dal Rapporto Immigrazione 2023 del Centro Studi e Ricerche Idos smentiscono una narrazione che è solo propaganda. Purtroppo ancora efficace nell’opinione pubblica italiana.

Qui il rapporto https://www.integrazionemigranti.gov.it/AnteprimaPDF.aspx?id=5997

Il numero dei cittadini stranieri residenti in Italia – immigrati o nati nel Paese – si è assestato, nell’ultimo quinquennio, sui 5 milioni (5.050.257 il dato provvisorio del 2022, l’8,6% della popolazione), mentre sono saliti a quasi 6 milioni gli italiani residenti all’estero (erano 4 milioni nel 2010), che nel 2018 avevano conosciuto un picco di espatri (155.900) gradualmente ridottosi nei 4 anni successivi (82.500 nel 2022).

È una stabilità, quella delle presenze straniere in Italia, che ridimensiona la retorica dell’invasione e che, allo stesso tempo, è il risultato di dinamiche interne legate ai trasferimenti da e per l’estero (273mila e 133.236 nel 2022), alle nascite (55mila, un settimo – 14,1% – delle totali 392.598), ai decessi (10mila), nonché alle acquisizioni della cittadinanza italiana (133.236), sempre più spesso a seguito di lungo-residenza (42% dei casi nel 2021) e relative a minori (40%).

Aumentano i titolari di un permesso a termine (1.486.000 a fine 2022: +267mila annui), il 39,9% di tutti i soggiornanti, e diminuiscono in parallelo i lungosoggiornanti (2.241.000: -101mila), principalmente a seguito dell’acquisizione della cittadinanza italiana.

I 449mila nuovi permessi rilasciati nell’anno (erano stati 242mila del 2021) segnalano il maggiore impatto degli arrivi per motivi di protezione (45,1%, inclusi i richiedenti asilo: 9,7%) e, all’interno di questi ultimi, il forte protagonismo dei profughi dall’Ucraina titolari di protezione temporanea (148.644, il 33,1% del totale complessivo). Seguono i motivi di famiglia (27,7%) e quelli di lavoro (14,4%), soprattutto post-regolarizzazione (10,9%). Di riflesso, tra tutti i soggiornanti a termine, crescono innanzitutto i permessi per protezione (353mila: +172mila rispetto al 2021), il 23,7% del totale, rappresentati per oltre i due quinti dalle persone in fuga dall’Ucraina (146.367: 41,5%). Senza di loro, l’aumento annuo resta in linea con il periodo precedente. Appartengono ai soggiornanti per protezione anche i titolari dei permessi “anti-sfruttamento” (solo 69), “anti-tratta” (202) e “anti-violenza domestica” (131), ex artt. 22 e 18 del Tui, di cui si rileva la scarsissima incidenza. Sono 568mila (+51mila), invece, i soggiornanti per motivi familiari (38,2%) e 436mila (+17mila) quelli per lavoro (29,3%), per quasi un settimo beneficiari dell’ultima regolarizzazione (60mila)

Nel 2022 solo l’11,7% dei migranti raggiunti da un provvedimento di espulsione (in tutto 36.770) e il 49,1% di quelli transitati nei Cpr (in tutto 6.383) sono stati effettivamente rimpatriati: i cittadini stranieri effettivamente rimpatriati nel 2022 sono stati poco più di 4mila (4.304): una quota estremamente bassa e inferiore a quelle registrate perfino negli anni dell’emergenza sanitaria (15,1% nel 2021 e 13,7% nel 2020), caratterizzati da forti restrizioni nella mobilità internazionale.

È anche dimostrato che il tasso di efficacia non migliora prolungando i tempi del trattenimento, periodicamente oscillati, dal 1998 ad oggi, tra i 30 giorni e i 18 mesi. Tra il 2019 (48,5%) e il 2020 (50,8%), per esempio, quando il tetto era di 6 mesi (a fronte degli attuali 3, che il governo ha prolungato a 18), i livelli restano analoghi. Lo stesso vale per la moltiplicazione delle strutture: nel 2016-2017 si era arrivati ad averne 14 (1.400 posti), senza per questo ridurre le sacche di irregolarità.

La popolazione straniera in Lombardia

Quasi 12 cittadini stranieri su 100 vivono in Lombardia. L’11,7% per l’esattezza, che in numeri significa un milione e 165mila su 9 milioni e 950mila. Si parla di residenti con cittadinanza non italiana. Rispetto al 2021, senza considerare le acquisizioni di cittadinanza da parte di già residenti (oltre 32mila), gli stranieri in Lombardia sono quasi stabili: sono cresciuti di 10mila in più, corrispondenti allo 0,8% in più.

Più di uno straniero su tre in Lombardia (il 36,8%) è europeo, e la Romania, da anni, è il Paese maggiormente rappresentato con 170.871 residenti, mentre l’Africa e l’Asia rappresentano ciascuno circa il 25% del totale. La differenza tra migranti usciti in altre regioni ed entrati da altre regioni, per la Lombardia, è positiva: più 5.454 persone. Il saldo positivo è più elevato per le migrazioni da e per l’estero, con 45.829 persone in più: questo significa che la Lombardia è attrattiva per i migranti. Le iscrizioni dall’estero sono 55.837.

E veniamo ai permessi di soggiorno rilasciati per la prima volta nel 2022. Questi sono 95.757, pari al 21,3% del totale nazionale. Il 40,1% di questi primi permessi è stato rilasciato per motivi di protezione umanitaria, il 14,5% per ragioni di lavoro. Nella città metropolitana di Milano si concentrano 4 stranieri su 10, esattamente il 40,2%; seguono le province di Brescia e Bergamo.

Infine, al 31 luglio 2023, in Lombardia si trovavano 16.170 richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale nei centri di accoglienza straordinaria (Cas) e nei centri del sistema accoglienza e integrazione (Sai). Di questi, 13.080 si trovavano nelle strutture straordinarie, 3.090 nei centri Sai.

Per quanto riguarda il lavoro, in Lombardia nel 2022 le persone occupate di origine straniera sono 560mila, cioè 30mila in più rispetto all’anno precedente. E, sempre nel 2022, si verifica una crescita dell’occupazione nel settore industriale, mentre c’è un calo nei servizi. Crescono in parallelo gli occupati nei lavori manuali più qualificati. I lavoratori stranieri lavorano in media meno di 40 settimane all’anno, un dato inferiore alle 44 settimane degli italiani, e lo fanno a condizioni economiche più sfavorevoli.

Un dato in più: in Lombardia vivono e studiano 155mila ragazzi nati da famiglie di origine straniera. Continuiamo a chiamarli “studenti stranieri”, ma in sette casi su dieci si tratta di bambini e ragazzi nati in Lombardia. Non essendoci ancora una legge che garantisca la cittadinanza per lo ius soli o lo ius scholae, a questi oltre 155 mila alunni figli di immigrati che vivono in Lombardia il passaporto italiano arriverà solo a 18 anni, con la procedura accelerata prevista dalla legge che spesso però si protrae per anni.

Articoli correlati

Scopri tutti i nostri servizi e progetti

Il Melograno è anche Formazione