Mimmo Crisafi, cooperatore e benemerito

Mag 9, 2025 | Cooperazione

Nella foto sopra, Mimmo Crisafi, al centro con la responsabile del CDD L’Airone Eleonora Parzini, insieme alle ragazze e i ragazzi del Centro Diurno, e delle associazioni “Nuovo CERP”, “Uno spazio per noi” e “Ugualmente Artisti”

Un 25 Aprile speciale, una festa al quadrato si potrebbe dire, per noi de Il Melograno a Pieve Emanuele. Perché quest’anno, tra i cittadini che hanno ricevuto la Targa Gemelli, la benemerenza civica consegnata nel giorno della Liberazione e intitolata a Luigi Gemelli, operaio e partigiano, c’è anche Mimmo Crisafi. Oggi Mimmo, che ha 84 anni, è socio volontario della nostra cooperativa che dal 2021, dopo la fusione, porta avanti il cammino avviato oltre tre decenni fa da lui e da altri pionieri che con la Cooperativa sociale Ezio realizzarono a partire dal 1995 il bellissimo complesso che ospita il Centro diurno disabili “L’Airone” di Pieve Emanuele, il primo nato in Lombardia.

Al fondatore e presidente della Cooperativa sociale Ezio e socio de Il Melograno il “Premio Gemelli”, benemerenza civica di Pieve Emanuele, per il suo impegno per il sociale e la comunità. Con un gruppo di pionieri realizzò il Centro diurno disabili oggi punto di riferimento e polo dell’inclusione e dei diritti

“L’Ambrogino d’oro” pievese è stato consegnato a Mimmo Crisafi dal sindaco Pierluigi Costanzo “per il suo infaticabile impegno in favore della collettività e il discreto e disinteressato spirito di accoglienza con il quale ha alleviato le sofferenze altrui”. E dietro a questa targa, a questa dedica, c’è una vicenda straordinaria di lavoro sociale, determinazione e anche un pizzico di follia.

La consegna della benemerenza civica da parte del sindaco Pierluigi Costanzo

«La benemerenza? All’inizio non volevo accettarla, mi sembrava qualcosa di abnorme rispetto a quello che abbiamo fatto. È una cosa che tutti dovremmo fare: essere solidali e guardare sempre l’orticello del vicino, perché se coltivi solo il tuo la vita non è avvincente e degna di essere vissuta – sorride Mimmo, con l’umiltà di chi ha sempre voluto restare lontano dai riflettori – mi hanno poi convinto, in effetti guardando indietro mi rendo conto che ciò che abbiamo realizzato sembrava impossibile, e di come però tutte le tessere siano andate al loro posto, pezzo dopo pezzo, con il contributo di tante persone».

Quando Mimmo Crisafi arrivò a Pieve Emanuele dalla provincia di Messina nei primi anni Settanta, lavoratore delle Poste, il concetto di inclusione era ancora lontano. E le persone con disabilità vivevano ai margini, spesso invisibili. «I ragazzi stavano in casa, quasi nascosti, come se la disabilità fosse una colpa. Dovevamo farli uscire, dare voce a loro e alle famiglie». La sua idea era di creare occasioni di incontro e socialità, iniziative, di aprirsi alla comunità. Un percorso nuovo, sperimentale per così dire, che ha incrociato – da protagonista – l’evoluzione dell’approccio alla disabilità. E poi c’era quel sogno, creare sul territorio un luogo dedicato ad autonomia, assistenza e cura fuori dalle mura domestiche. Per suo figlio Giovanni e per tutte le ragazze e i ragazzi disabili del territorio e le loro famiglie.

Il progetto partì dal basso: piccole raccolte fondi, tenacia, l’arte di arrangiarsi. «Non c’erano né risorse, ma tante persone che credevano che quel progetto fosse possibile”, riflette Mimmo. Tra i primi, un giovane architetto, un’impresa locale che accettò di bonificare un’area degradata con un contratto “sulla parola”, l’associazione Cerp, un prete rivoluzionario, don Renato Rebuzzini. «Gli presentai un progetto che di fatto ancora non esisteva dicendo che avevamo bisogno di aiuto e lui ci mise in contatto con la Caritas di Milano». Iniziò così una delle attività ormai storiche della cooperativa, la raccolta di indumenti usati.

Il progetto del CDD mosse i primi passi, ma continuavano mancare i fondi e serviva un terreno. Ostacoli che sembravano insormontabili, rimossi poi a colpi di solidarietà tra volontari, famiglie e sostenitori. «La banca ci chiese di avere almeno 15 garanti per poterci erogare un prestito, che avessero ovviamente un patrimonio sufficiente – racconta – non mi diedi per vinto e iniziai a visitare imprenditori, commercianti e professionisti del territorio e, non senza sorpresa, molte porte si aprirono stando sempre attento a evitare quelle che si spalancavano su situazioni opache. Poi organizzammo una lotteria in cui coinvolsi gli uffici postali della Provincia e iniziammo a cercare finanziamenti attraverso bandi pubblici a tutti i i livelli». E il terreno? «Provai e riprovai finché il Comune di Pieve ci propose l’area dell’attuale CDD che era al tempo fortemente degradata. Poi fu intitolata su nostra proposta “via della Comunità”, ma all’epoca non aveva neanche un nome. Grazie a un imprenditore locale che accettò di bonificare l’area dietro una promessa di pagamento, visto che in quel momento non avevamo i fondi necessari, iniziammo i lavori. Tre anni dopo estinguemmo il debito».

Mimmo Crisafi di fronte all’ingresso del Centro Diurno Disabili di Pieve Emanuele

Per concretizzare il progetto, nacque così la Cooperativa sociale Ezio, intitolata a uno dei soci, Ezio Cesarone, morto a causa di un incidente stradale poco prima dell’inizio dei lavori. È il momento di svolta, prende vita un modello che negli anni diventa punto di riferimento per tutto il territorio metropolitano. Dopo la posa della prima pietra esattamente trent’anni fa (era il giugno 1995), l’edificio prese forma affiancato poi dal campetto sportivo e dal parco. Un’oasi di verde, inclusione e diritti dove le famiglie trovano un servizio fondamentale, l’unico nel distretto.

Dopo la fusione tra la Cooperativa sociale Ezio e la Cooperativa sociale Il Melograno nel 2021, che ha consolidato esperienze, risorse e visione comune, Mimmo è oggi socio e testimone vivente di un percorso che continua a evolversi per rispondere ai bisogni delle persone e di ciò che significa costruire una comunità più giusta, un passo alla volta. “Il CDD L’Airone è un polo pensato per l’inclusione delle persone con disabilità, e poi aperto a tutte le fragilità, con una capacità di accoglienza di 30 posti per persone con disabilità gravi. Un presidio di eccellenza, riconosciuto in tutto il territorio metropolitano”, sottolinea il sindaco Costanzo.

«Abbiamo costruito qualcosa che sembrava impossibile – ripete con emozione – quando cammino in questi spazi è come se rivedessi tutto: i momenti, o volti di chi ha condiviso questa strada con noi. Abbiamo fatto qualcosa di grande, insieme. Essere solidali, aiutare, è ciò che dà un senso alla vita, è questo il principio che ho sempre seguito”.

Una storia di solidarietà e di cooperazione. Da raccontare e alla quale ispirarsi. Grazie Mimmo e congratulazioni grandissime per il giusto riconoscimento!

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