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Morti bianche, coscienza sporca

Apr 29, 2025 | Progetti

Le chiamano morti bianche, ma hanno l’odore acre del sangue. In un tempo meno ipocrita erano i caduti sul lavoro, senza aggiunta di colore. Perché di questo si tratta. Alcuni, ancora troppi, letteralmente “caduti”. L’ironia vuole che il 28 aprile si sia celebrata la Giornata mondiale per la sicurezza sul lavoro, proprio mentre a Carrara, in quelle cave dove un tempo Michelangelo prelevava il marmo da scolpire, un operaio di 59 anni è morto precipitato all’interno del veicolo che stava guidando.

La media, terrificante, dei tre morti sul lavoro al giorno in Italia è stata confermata anche in questi mesi. Nel 2024 sono stati 1.090 i morti sul lavoro. Nei primi due mesi di quest’anno l’aumento è stato anche più marcato: 138 vittime, contro le 119 di gennaio-febbraio 2024. Un incremento del 16%, nonostante nello stesso periodo le denunce per infortunio complessive siano scese di circa il 3%, sotto quota 90mila.

Il dato è stato diffuso dall’Anmil in occasione della Giornata sulla sicurezza del lavoro sulla base dei dati Inail provvisori. Le denunce di infortunio si riferiscono a 101 decessi in occasione di lavoro e a 37 incidenti mortali in itinere, ovvero nel percorso tra l’abitazione e il luogo di lavoro. Nel complesso gli incidenti sul lavoro denunciati nei primi due mesi dell’anno sono stati 89.556. Nei primi due mesi dell’anno le denunce di malattia professionale sono state, secondo le elaborazioni Anmil sui dati provvisori Inail, 14.917 con un aumento del 5,8% sullo stesso periodo del 2024. Le denunce complessive sono 589.571, +0,7%       

«Non possiamo abituarci agli incidenti sul lavoro, né rassegnarci all’indifferenza verso gli infortuni. Non possiamo accettare lo scarto della vita umana», disse Papa Francesco, ricevendo in udienza i vertici dell’Anmil, nel 2023, in occasione dell’80° anniversario di fondazione dell’Associazione degli infortunati e delle famiglie delle vittime del lavoro. Chissà quanti tra i presenti ai funerali di Francesco si saranno fatti un esame di coscienza.

Una situazione causata anche dalla carenza di controlli, come denuncia la Commissione di albo nazionale dei tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro (Tpall). In particolare, la Commissione fa sapere che in Italia, i tecnici della prevenzione deputati alla funzione ispettiva, sono circa 2.108, a fronte di una popolazione di quasi 59 milioni di abitanti e di oltre 3 milioni di imprese con dipendenti, per un totale di circa 25 milioni di addetti. Il quadro che emerge è allarmante: in sintesi, per ogni 28mila abitanti è presente un solo Tpall, che si traduce in uno ogni 1.500 imprese, ovvero un tecnico della prevenzione per 11.800 lavoratori. Secondo la Commissione servirebbero almeno 5.900 tecnici in più. 

«È una strage che purtroppo continua. Siamo di fronte a un modello di fare impresa che uccide, e si continua a non mettere al centro la persona, ma si continua a considerare la salute e la sicurezza un costo. Proprio questa cultura che credo vada cambiata, perché poi vediamo che buona parte di chi ha infortuni o muore sono precari, buona parte avvengono lungo la catena dei subappalti. La competizione viene giocata non sulla qualità del lavoro, sugli investimenti, sull’innovazione ma viene giocata sulla riduzione dei diritti, sulla riduzione dei costi, sulla logica del maggior ribasso». Lo ha detto Maurizio Landini intervistato da Marco Damilano a ‘Il cavallo e la torre’ su Rai3.

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