Solo a Milano due vittime in poche ore. L’Osservatorio di Carlo Soricelli e i referendum
Il Primo maggio è stato dedicato alla sicurezza sui luoghi di lavoro, per dire basta alla scia di sangue che lascia, in media, tre morti al giorno. E purtroppo dal Primo maggio a oggi quella statistica viene tragicamente confermata. Solo nel milanese, il 6 maggio, due morti in poche ore. Un operaio 24enne di origini kossovare, martedì mattina, è precipitato dal terzo piano di un cantiere in via Bassini, nel quartiere di Lambrate, a Milano. Si chiamava Ademi Endrit e viveva nel Bresciano, assunto a tempo indeterminato da un’azienda edile. Il giovane è caduto da un ponteggio.
A Carpiano, nel piazzale della DHL un operaio è morto investito accidentalmente da una motrice. Roberto Vitale, 60enne dipendente di un’azienda esterna, che dopo aver scaricato il carico del suo camion si sarebbe incamminato nel piazzale dove è stato investito mortalmente dall’autista di una motrice. Un operaio di 62 anni, che secondo il sindacato era già in pensione.
Carlo Soricelli è un metalmeccanico in pensione. Pittore-scultore. Nato a San Giorgio del Sannio, in provincia di Benevento, nel 1949, all’età di quattro anni si trasferisce a Bologna con la sua famiglia. Un artista (diverse sue opere si trovano in molti musei in tutto il mondo, lui si definisce artista sociale) ma soprattutto l’ideatore e curatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro. Attivo dal 1° gennaio 2008 in ricordo dei sette operai della ThyssenKrupp di Torino morti tragicamente poche settimane prima, è il primo osservatorio indipendente sulle morti sul lavoro nato in Italia ed è formato solo da volontari diventando punto di riferimento nazionale per chi cerca notizie su queste tragedie. E Soricelli e il suo gruppo contestano i dati INAIL.
In copertina, il dipinto “Morti bianche” di Carlo Soricelli
“Sono uscite le denunce a INAIL dei morti sul lavoro nei primi tre mesi del 2025. Li ho comparati con i morti dell’Osservatorio registrati nei primi tre mesi del 2025. Sono resuscitati come Lazzaro già 110 lavoratori morti sul lavoro, ma occorre dirlo anche ai familiari delle vittime che sono ancora vivi. INAIL ha diffuso 205 morti sul lavoro comprensivi di itinere nei primi 3 mesi del 2025, se togliamo i 59 morti in itinere si contano 146 morti, tra quelli morti che loro classificano in “occasione di lavoro” e che l’Osservatorio registra come morti sui luoghi di lavoro”, così scrive sul suo sito.
E ancora: “L’Osservatorio al 31 marzo ne ha registrati in tabelle excel sui luoghi di lavoro (escluso Itinere) 256, che sono il 43% in più rispetto alle loro denunce. È la solita manfrina, ma che quest’anno supera addirittura il 40% dei morti in più. Che dire? 110 lavoratori morti sui luoghi di lavoro registrati dall’Osservatorio sono resuscitati. Del resto anche Lazzaro venne resuscitato: si vede che INAIL ha poteri in più, visto che ne ha resuscitati ben 110 in questi primi 3 mesi del 2025, ma sono miracoli che si ripetono da ben 18 anni. Sono già migliaia e migliaia i resuscitati, ma occorre farlo sapere alle famiglie di questi morti sul lavoro che non lo sanno che i loro parenti vivono ancora. In questa mattina del 6 maggio siamo a 456 morti comprensivi di itinere, di questi 336 sui luoghi di lavoro”.
Soricelli si schiera nettamente a favore del “SI” ai prossimi referendum sul lavoro. “Quando Renzi introdusse il Jobs act nel 2015 erano già otto anni che monitoravo i morti sul lavoro e vedevo nelle tabelle excel dove c’erano più morti: per giorno, mese e anno, l’identità della vittima, l’età, la professione (anche in nero) e nazionalità”. Continua Soricelli: “Oltre al nero morivano e muoiono numerosissimi nelle piccole e piccolissime aziende senza sindacati e senza articolo 18 che Renzi aboliva per i nuovi assunti nel settore privato: la raccolta dati parlava chiaro, era lì che c’era la stragrande maggioranza dei morti per infortuni. Abolire l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, quello che recitava “no ai licenziamenti senza giusta causa e giustificato motivo”, è stata un’autentica vigliaccata a favore delle aziende”.
Chi poteva più rifiutarsi di svolgere lavori pericolosi se potevano licenziarti senza motivo e darti, anche se il licenziamento era ingiusto, una manciata di euro? Ma l’abolizione dell’articolo 18 aveva anche un altro scopo, demolire la rappresentanza sindacale dei sindacati più combattivi e favorire quelli più accomodanti. Da allora c’è stata un’impennata dei morti sul lavoro. Ricordo che le ultime recenti stragi di Brandizzo (Ferrovie dello Stato), Suviana (Enel) e Calenzano (Eni) sono grandi aziende a partecipazione statale. Poi c’è la strage all’Esselunga di Firenze dove lavoravano ben 49 aziende appaltatrici. Ma queste aziende, che sono capo commesse, non hanno nessuna responsabilità se per esempio ci sono morti sul lavoro. Il precariato è un’autentica piaga che colpisce i più deboli ricattabili. Quindi è giusto votare “Si” anche a questo Referendum dove il capo commessa diventa responsabile di tutta la catena del sub appalto”.
L’Osservatorio nazionale morti sul lavoro di Bologna registra tutti i morti sui luoghi di lavoro dal 1° gennaio 2008 in tabelle excel per giorno, mese e anno, identità della vittima, età, professione, e nazionalità, con cenni sulla tragedia. Ne sono stati registrati oltre 20.000, anche in categorie non assicurate a INAIL, in nero e in agricoltura.