Articolo pubblicato sul periodico della Congregazione delle suore di carità delle sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa, proprietaria dell’immobile gestito da Coop Il Melograno.
Diciassette persone, su una capienza di 18, quattro operatori, tra cui Maria, specializzata nell’assistenza legale dei migranti che presentano domanda di asilo, affiancata da Lorenzo e Maddalena, operatori a supporto delle necessità delle persone accolte, coordinati da Giorgio. E poi Khalid, fuggito dal Kurdistan iracheno e oggi stabilmente integrato in Italia, operatore notturno della struttura gestita dalla Cooperativa Sociale Il Melograno, la Onlus che ha la responsabilità del CAS – Centro di Accoglienza Straordinaria – di Brugherio, in provincia di Monza e Brianza.
E’ questa, oggi, la funzione svolta nell’ex convento di proprietà della Congregazione delle suore di carità delle sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa, che dal 2017 accoglie i profughi sbarcati in Italia, in fuga da miseria e guerra.
Una struttura, quella dell’ex convento, che è stata reinventata e che oggi ospita, oltre al CAS, anche alcuni servizi del Comune di Brugherio amministrato dal sindaco Marco Troiano, tra cui il centro diurno disabili e lo sportello lavoro.
Nello spazio dedicato al CAS da pochi giorni hanno fatto il loro ingresso altri 7 ragazzi che andranno a popolare gli ambienti della struttura, composti da sei stanze – due da due posti, due da quattro posti e due da tre – a cui si aggiungono due grandi spazi comuni e tre bagni. Una struttura confortevole, dotata di giardino che ospita i momenti conviviali soprattutto nella bella stagione. Una presenza soprattutto maschile che negli ultimi anni ha visto il passaggio di due ragazze, Giselle e Tina, rispettivamente provenienti dalla Costa d’Avorio e dal Camerun.
Nonostante le forche caudine dei vari e/o presunti decreti sicurezza, che hanno drasticamente ridotto le disponibilità finanziarie necessarie a sostenere i progetti di inserimento e di integrazione come quelli di Brugherio (tra cui i fondamentali corsi di italiano e di formazione lavoro) il progetto funziona e funziona bene, soprattutto dopo aver passato il momento più difficile della contrazione economica e normativa decisa nel 2018 (la cooperativa Il Melograno, insieme a tutto il movimento cooperativo italiano, si era duramente opposta a tali provvedimenti), poi fortunatamente modificata in meglio di fronte al mutare della composizione politica del governo, ripristinando le condizioni di agibilità minime indispensabili per aiutare sul serio chi approda in Italia e in Europa.
L’attività dei CAS, Brugherio compresa, risente sicuramente dell’approccio emergenziale con le quali le prefetture cercano di far fronte alla situazione, incontrando la difficoltà di integrarsi con le realtà circostanti. Lo stesso nome CAS, ovvero Centro di Accoglienza Straordinaria, richiama una situazione molto differente rispetto ad un sistema di accoglienza più strutturato, come ad esempio quello dei progetti SAI – Sistema di Accoglienza e Integrazione – i quali sono frutto dell’accordo tra governo e comuni e gestiti direttamente da questi ultimi in stretta connessione con il privato sociale e le associazioni di volontariato e più integrati, integrabili e sostenibili rispetto ai CAS – poiché di piccole dimensioni – con le comunità locali che ospitano.
Un obiettivo importante per Il Melograno, che la cooperativa persegue anche attraverso campagne come #unastanzaperunadonnaafghana (lanciata per sostenere e promuovere l’accoglienza diffusa in cui i cittadini e le famiglie che desiderano dare il loro contributo si rendono disponibili in prima persona) per gestire con umanità e solidarietà il fenomeno delle migrazioni. Ad oggi la campagna, lanciata nell’agosto scorso, ha raccolto la disponibilità di 1600 famiglie in tutta Italia, tra cui gran parte residenti nel milanese e in Lombardia.
I ragazzi ospitati nel CAS di Brugherio con l’aiuto e l’assistenza degli operatori cercano quindi la propria strada. Dall’attivazione a oggi, sono 36 quelli che hanno passato un periodo della propria vita a Brugherio. Tra le persone attualmente ospitate, diciassette appunto, molte hanno trovato piccoli lavori che, grazie al supporto fornito dal servizio, permettono loro di vivere una vita dignitosa, nell’attesa del riconoscimento dello status di rifugiato. Attesa che a volte rischia di soffocare la speranza, come dimostra il caso di alcuni ragazzi che da almeno tre anni attendono l’esito di un ricorso contro la negazione dello status di rifugiato da parte delle autorità italiane.
Gli operatori e la cooperativa ce la stanno mettendo tutta per non fare mancare il proprio supporto ai ragazzi accolti. Giorgio, Lorenzo, Maria, Maddalena, Khalid, continuano a fare del loro meglio per rendere sempre più forti quei fili che tengono legati questi ragazzi alle nostre comunità e alla speranza di una vita migliore.