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Guida completa all’affido familiare: cos’è, come funziona e a chi si rivolge

Lug 25, 2025 | Famiglia, Minori

L’affido familiare rappresenta un’importante misura di protezione dell’infanzia, pensata per offrire a bambini e ragazzi in difficoltà la possibilità di crescere in un ambiente sano, equilibrato e accogliente, in attesa che la loro famiglia d’origine ritrovi la stabilità necessaria. È un gesto d’amore e responsabilità, ma anche un atto sociale fondamentale che coinvolge famiglie, istituzioni e operatori del settore. In questa guida approfondiamo la tematica dell’affido familiare: cos’è, come funziona e a chi si rivolge.

Cos’è l’affido familiare

L’affido familiare è una forma di accoglienza temporanea rivolta a minori che, per varie ragioni, non possono vivere con i propri genitori. A differenza dell’adozione non interrompe i legami giuridici con la famiglia d’origine, ma si propone di accompagnare il minore durante un periodo di fragilità, garantendogli sicurezza, stabilità e continuità affettiva. L’obiettivo dell’affido è duplice: da un lato tutela il minore, dall’altro sostiene la famiglia di origine nel superamento delle proprie difficoltà, favorendo quando possibile il ricongiungimento.

Per approfondire le differenze tra affido e adozione leggi l’articolo: Affido e adozione: come funzionano e quali sono le differenze

Come funziona l’affido familiare

Il percorso dell’affido inizia solitamente con una segnalazione ai servizi sociali di un Comune, che prendono in carico situazioni familiari complesse, spesso segnate da maltrattamenti, trascuratezza o forti difficoltà economiche ed educative. Se, dopo un’attenta valutazione, si ritiene necessario allontanare temporaneamente il minore dal nucleo d’origine, si procede alla ricerca di una famiglia affidataria disponibile ad accoglierlo.

La selezione della famiglia è seguita da un percorso di conoscenza tra le parti, volto a garantire una compatibilità affettiva ed educativa. Successivamente, si formalizza l’affido attraverso un accordo che definisce i ruoli, le responsabilità e la durata del progetto, generalmente di due anni, con la possibilità di proroga. Durante questo periodo, la responsabilità genitoriale rimane ai genitori biologici, mentre la famiglia affidataria si prende cura quotidianamente del minore.

Esistono diverse modalità di affido: può essere consensuale, quando la famiglia d’origine collabora con i servizi, oppure giudiziale, se è disposto dal Tribunale dei Minori. L’accoglienza può avvenire a tempo pieno, con il minore stabilmente inserito nella nuova famiglia, oppure a tempo parziale, in base alle esigenze specifiche del caso.

I servizi sociali svolgono un ruolo cruciale in ogni fase del percorso. Non solo selezionano e formano le famiglie affidatarie, ma monitorano costantemente il benessere del minore, supportano la famiglia d’origine nel percorso di recupero e accompagnano tutte le persone coinvolte verso un possibile rientro del minore o, se necessario, verso l’adozione.

Le diverse tipologie di affido

L’affido non è un intervento unico e standardizzato, ma si adatta alle specificità di ogni situazione, tenendo conto delle esigenze del minore, della disponibilità delle famiglie e del contesto di origine. Proprio per questo, esistono diverse forme di affido, ognuna con caratteristiche e finalità diverse.

L’affido intrafamiliare prevede che il minore venga accolto da un parente entro il quarto grado – come zii, nonni o cugini – quando all’interno della rete familiare esistono figure in grado di garantire un ambiente accogliente e protetto. È una scelta che punta a mantenere il bambino all’interno di legami già esistenti, riducendo il trauma della separazione.

L’affido eterofamiliare, invece, si realizza quando l’accoglienza avviene presso una famiglia estranea a quella d’origine. Può trattarsi di coppie sposate o conviventi, con o senza figli, oppure anche di persone singole. È la forma più comune e quella che rappresenta più chiaramente l’apertura di una famiglia verso una forma di solidarietà concreta.

Quando non è possibile garantire l’inserimento in un contesto familiare, si ricorre all’affido residenziale, cioè l’accoglienza all’interno di comunità educative o strutture specializzate autorizzate. È una misura che viene attivata soprattutto nei casi più complessi, o in assenza di famiglie affidatarie disponibili.

In tutte le sue forme l’affido ha una durata generalmente biennale, ma può essere prorogato in base al percorso del minore e alle condizioni della famiglia d’origine. Durante questo periodo, i genitori naturali mantengono la responsabilità genitoriale, mentre i servizi sociali seguono costantemente l’evoluzione del progetto, offrendo sostegno e monitorando ogni passaggio.

L’obiettivo primario dell’affido resta sempre il rientro del minore nella propria famiglia, una volta superate le difficoltà. Tuttavia, in alcune situazioni, il legame che si crea con la famiglia affidataria può diventare così profondo e stabile da spingere verso una diversa soluzione, come l’adozione, se le condizioni lo permettono e se il bambino viene dichiarato adottabile.

A chi si rivolge l’affido familiare

Diventare famiglia affidataria è una scelta importante che richiede impegno, disponibilità e un forte senso di responsabilità. La legge italiana prevede che possano accogliere un minore in affido sia le coppie, sposate o conviventi, sia i singoli. Non è necessario avere figli propri, né essere sposati: ciò che conta davvero è la stabilità affettiva ed emotiva, la disponibilità di tempo e di spazio, la capacità di ascolto e la volontà di collaborare con i servizi sociali e con la famiglia di origine del minore.

Per accogliere un minore, è indispensabile disporre di un ambiente familiare sereno, di una casa con uno spazio adeguato e di una rete di supporto solida. Il percorso viene seguito da operatori qualificati, che accompagnano la famiglia affidataria passo dopo passo, dall’inizio dell’abbinamento fino alla conclusione dell’affido.

I bambini e ragazzi che entrano in affido sono minori che vivono in situazioni di rischio o disagio, che possono compromettere il loro sviluppo affettivo, educativo e sociale. Alcuni provengono da contesti segnati da abusi, maltrattamenti o gravi trascuratezze, altri semplicemente da ambienti incapaci di offrire gli stimoli e l’attenzione necessari. L’età dei minori è molto varia, dai neonati agli adolescenti, e può trattarsi sia di italiani che di stranieri, anche con disabilità o esigenze particolari.

Se desideri sapere esattamente come iniziare il percorso per diventare affidatario, dai un’occhiata alla nostra guida operativa: Come si fa ad avere un bambino in affido: requisiti, tempi e percorso da seguire

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