I cittadini afghani, donne e uomini, hanno pieno e totale diritto a ricevere accoglienza e a vedersi riconosciuto lo status di richiedenti asilo. Lo ribadisce la Rete 26 febbraio, costituita dopo la strage di Cutro, che ha incontrato alla Camera il Comitato permanente sui diritti umani nel mondo, istituito presso la Commissione Esteri e presieduto dall’onorevole Laura Boldrini.
A rappresentare il coordinamento di associazioni è stata la portavoce Manuelita Scigliano, presidente dell’associazione Sabir di Crotone, accompagnata da Gul Haq Jamshidi e Zahra Barati, due rifugiati afghani, che nella tragedia di Cutro hanno perso i loro cari. “Entrambi hanno pienamente diritto a ricevere accoglienza in Italia – ha detto Scigliano – perché vittime in fuga da un Paese martoriato dalla guerra, oggi sotto il giogo di un regime tra i più oscurantisti del pianeta”, come loro stessi hanno confermato nel corso dell’audizione.
Citando l’ultimo report di Emergency, Scigliano ha infatti evidenziato che “l’Afghanistan, scomparso dai media, rimane uno dei peggiori disastri umanitari del mondo. Dopo il ritiro delle truppe internazionali dal Paese, la violenza non è finita e la povertà estrema è aumentata, esacerbata dalla siccità e da altri disastri naturali”.
La portavoce della Rete 26 febbraio ha poi ricordato che “secondo l’UNHCR, nel 2023 erano 273.955 i rifugiati afghani bisognosi di reinsediamento. Tuttavia, solo 4.592 sono stati reinsediati nell’UE negli ultimi dodici anni. Un impegno europeo e italiano per rafforzare questi programmi è stato completamente assente”.
Proprio per questa ragione, Scigliano ha chiesto che “vengano al più presto attivati, riattivati e consolidati corridoi umanitari da paesi come l’Afganistan, cosi come i programmi di ricollocamento dei profughi afgani presenti nei campi di accoglienza o in situazioni ancora più precarie in Iran, Pakistan o Turchia; cosi come siamo stati giustamente pronti ad attivarli per altri paesi in guerra come l’Ucraina”.
Nel suo intervento, la rappresentante del coordinamento si è poi soffermata sulla condizione femminile in Afghanistan, Siria e Iran: “Donne per cui siamo pronti a stracciarci le vesti quando si tratta di supportarle a distanza, quando appoggiamo le proteste di piazza nei loro paesi, quando le incoraggiamo a rivendicare i loro diritti di esseri umani. E quando ci provano, quando chiedono di poter avere una vita libera e dignitosa, di poter godere liberamente dei loro diritti di essere umani, (…) proprio allora le abbandoniamo”.
Scigliano ha invitato tutti “a non far calare il velo dell’indifferenza su vicende come quelle dell’Afghanistan, ma anche sulle tragedie che avvengono ai nostri confini”, ribadendo che “la frase che ci viene ripetuta come un mantra, “dobbiamo aiutarli a casa loro” è un’offesa alla nostra intelligenza. (…) Aiutiamoli a casa loro, ma aiutiamoli anche a scappare e ad arrivare sani e salvi lì dove hanno pienamente diritto di essere accolti”.