A quasi un anno e mezzo dal varo della legge 55/2024, l’iter per la nascita dell’Ordine avanza a rilento. Il tavolo delle associazioni professionali con il Ministero, l’ipotesi albo unico e l’assenza di tempistiche. In attesa di un riconoscimento che non sia soltanto formale
Sono passati 471 giorni dall’approvazione della legge 55/2024, che ha istituito i due albi dei pedagogisti e degli educatori professionali socio-pedagogici destinati a costituire il nuovo Ordine delle professioni pedagogiche ed educative. Ma per il varo del nuovo ente, creato dopo decenni di rivendicazioni con il fine di riconoscere maggiormente e tutelare due fondamentali professioni di cura ed esercizio dei diritti di bambini, disabili, famiglie, stranieri, anziani e in generale persone in situazioni di fragilità – bisognerà aspettare.
Come cooperativa che dà lavoro a pedagogisti e ad oltre 600 educatori professionali, abbiamo seguito passo dopo passo la vicenda mettendo a disposizione delle nostre lavoratrici e dei nostri lavoratori uno sportello di orientamento durante la fase di iscrizione che dalla prima scadenza lampo del 6 agosto 2024 si era allargata poi fino al 31 marzo 2025. Ed è proprio in quell’occasione che abbiamo pubblicato un ultimo aggiornamento sul tema.
A che punto siamo
È la domanda che si fanno le decina di migliaia di educatori socio-pedagogici – solo in Lombardia sono quasi 50mila – che hanno fatto domanda di iscrizione all’albo. Chiedendosi da mesi che fine abbia fatto la loro richiesta e soprattutto se sia stata accolta o meno. Nel silenzio istituzionale e mediatico, nonostante la questione riguardi come dicevamo una platea vastissima che tra poco più di un mese tornerà al lavoro a pieno regime con l’avvio del nuovo anno scolastico, un aggiornamento arriva dalle associazioni professionali che di recente, a fine maggio, si sono sedute al tavolo con il Ministero della Giustizia che dovrà emanare i decreti attuativi per l’effettiva nascita dell’Ordine delle professioni pedagogiche ed educative.
Sono 12 le sigle in campo, a titolo consultivo, che hanno presentato una proposta di emendamento della legge 55, su richiesta del Ministero stesso, per sbloccare l’iter di istituzione dell’Ordine. Tra i punti, oltre a quelli più legati a competenze, strutture e regole elettorali del futuro ente (che dovrà dotarsi di tutte le articolazioni territoriali tra Consigli, Comitati, Collegi, ecc) c’è soprattutto l’ipotesi di un unico albo con due sezioni – pedagogisti ed educatori professionali socio-pedagogici, oltre a due sottosezioni di cui una destinata agli educatori riconosciuti dal comma 599 dell’art. 1 della Legge 205/2017 (Iori) – invece che il doppio albo previsto dalla legge 55/2024.
“Educatori professionali socio-pedagogici e pedagogisti condividono lo stesso oggetto di intervento: il processo educativo e formativo. Cambia il livello, il ruolo e la prospettiva con cui operano. Un albo unico diviso in sezioni rispecchia questa unità nella diversità, rafforzando la tutela dell’intera area pedagogica”, secondo le dodici associazioni che hanno sottoscritto la proposta emendativa. Sarà ad ogni modo il governo (il Ministero della Giustizia) a decidere.
Che succede ora
Al momento non è ancora possibile indicare tempi certi per la formazione dell’Ordine. Bisogna attendere, spiegano le sigle pedagogiche nazionali. Non soltanto per le decisioni ministeriali, ma anche per la pubblicazione degli elenchi di chi ha fatto domanda di iscrizione ai nuovi albi che ne costituiranno la base elettorale attiva e passiva. A questo proposito, tutte le domande presentate entro il termine del 31 marzo 2025 restano valide (non serve presentare altro) e saranno i Tribunali, intasati dalle mail durante la finestra di iscrizione, a comunicare eventuali aggiornamenti (qui la pagina dedicata sul sito del Tribunale di Milano, competente per il territorio dove operiamo). L’Ordine stesso, una volta varato, deciderà poi su quote di iscrizione e formazione obbligatoria, che è prevista in Italia per tutte le professioni regolamentate. Due temi di grande interesse per i futuri iscritti.
Riconoscimento (e riconoscimenti)
Se il percorso politico e burocratico prosegue a rilento, tra possibili modifiche normative e i meccanismi di autogoverno dell’Ordine ancora da definire e regolare, è fondamentale tenere accesi i riflettori e monitorare l’impatto concreto dei nuovi (o nuovo, se sarà unico) albi. Senza perdere di vista il suo obiettivo e cioè tutte quelle persone in condizione di fragilità e vulnerabilità (nel mondo della scuola, nell’accoglienza, nel campo dei servizi socio-assistenziali e della disabilità, nei servizi socio-sanitari per gli aspetti educativi) alle quali offrire servizi sempre qualificati rispondendo ai bisogni attuali e leggendo quelli emergenti e futuri. L’albo deve rappresentare una garanzia di qualità, riconoscere il valore delle competenze e tutelare sia gli utenti sia gli operatori. È un passo che deve tradursi anche in un adeguato riconoscimento da parte della pubblica amministrazione, inclusivo del piano economico. Il riconoscimento formale deve tradursi in dignità professionale, qualità dei servizi e tutela dei cittadini. Solo così l’Ordine potrà davvero rappresentare un progresso.