Casa a prima vista? Un reality… molto lontano dalla realtà

Ott 11, 2024 | Attualità


Damiano Dalerba, membro del CdA della Cooperativa Il Melograno, è Responsabile senior dello staff consulenze di TeamArtist, brand specializzato nell’amministrazione di Associazioni no profit.


Sul canale RealTime sta spopolando un programma tv del genere reality dal titolo Casa A Prima Vista che si svolge prevalentemente in due grandi città italiane: Milano e Roma. Il programma vede tre agenti immobiliari coinvolti in una sfida per soddisfare le richieste di clienti in cerca di una abitazione, di norma nelle due metropoli (raramente in altre zone d’Italia).

Le puntate iniziano con l’intervento dei futuri acquirenti che espongono l’elenco delle caratteristiche richieste per l’immobile, in termini di posizione, ambienti e il loro budget disponibile per l’acquisto. Successivamente i tre agenti, dopo una ricerca di mercato, individuano un immobile che andranno a visitare con i clienti uno alla volta, mentre contemporaneamente gli altri due colleghi commentano la visita all’interno del van del programma, appostato poco lontano.

Dopo le visite gli acquirenti devono scegliere la migliore proposta delle tre, decretando l’agente vincitore della puntata che si aggiudicherà un premio in denaro, mentre all’acquirente sono omaggiati oggetti o servizi per la casa. Il programma tutto sommato è anche simpatico, grazie ai commenti ironici della voce fuori campo di Andrea Pellizzari – noto anche per aver impersonato Mr. Brown, il parodistico insegnante di inglese di Candid Camera – ma dipinge e diffonde una dimensione totalmente scollegata dalla realtà della maggior parte dei milanesi e dei tantissimi che non riescono a trovare alloggio in città.

I futuri acquirenti selezionati, almeno nelle puntate sin qui andate in onda che ho potuto guardare, propongono infatti dei budget che non sono diciamo… alla portata dei comuni mortali: di norma siamo tra i 700mila e il milione di euro. Ecco quindi che tra sfavillanti marmi e parquet vediamo scorrere le immagini di meravigliosi appartamenti con terrazzi, il tutto condito da inglesismi imbruttiti per descrivere gli ambienti: living, docce walk-in, master bedroom, render…

Nel mentre noi spettatori milanesi, che in prevalenza viviamo in alveari, guardiamo a queste soluzioni a pochi chilometri da noi con il luccichio agli occhi, immaginandoci in quelle case tanto belle, grandi, comode, moderne e vicino al centro, ai servizi pubblici e ai mezzi di trasporto.

Ma l’immaginazione dura poco perché anche se ci tramutiamo anche noi istantaneamente in acquirenti esperti, commentando con i nostri famigliari pregi e difetti delle diverse soluzioni e affermando con certezza quale sia la migliore tra quelle proposte, capiamo subito che per noi sono tutte “fuori budget”. Succede quando devi vivere con uno stipendio normale, non da mega dirigente di una grande azienda con headquarter – per usare il linguaggio del programma, a Milano.

La casa non dovrebbe essere un lusso, ma un diritto fondamentale, accessibile a ogni cittadino, indipendentemente dal proprio reddito. La casa dovrebbe essere una solida realtà come diceva un noto spot televisivo. Non un reality.

È chiaro: gli sfigati non tirano, non fanno audience in tv. Figuriamoci poi se dovessero fare un reality vero, tarato sulla media – manco sui redditi più bassi – dei milanesi o degli aspiranti tali: “Vorrei un monolocale a 180mila euro in zona Bovisa che non cada a pezzi, con l’ascensore e magari i doppi vetri, per viverci con mio padre vedovo”. Non lo guarderebbe nessuno, perché non farebbe sognare e, anzi, ci farebbe soltanto ricordare lo squallore a cui il mercato immobiliare di Milano ci sta abituando dove negli ultimi anni anche i prezzi degli affitti hanno registrato un incremento esponenziale.

Secondo le statistiche, le zone precedentemente accessibili ora richiedono cifre che superano il budget di molti lavoratori e studenti. Questo fenomeno costringe molti a cercare soluzioni abitative lontano dai propri luoghi di lavoro o di studio, aumentando il tempo di pendolarismo e le spese quotidiane. Le famiglie con redditi medi o bassi spesso si trovano costrette a scendere a compromessi, accettando stanze in appartamenti condivisi o abitazioni in quartieri periferici, che, pur essendo più economici, non garantiscono gli stessi servizi e qualità di vita delle aree centrali.

Per gli studenti, la sfida si complica ulteriormente. Le università milanesi attraggono migliaia di giovani da tutto il mondo, ma con essi cresce anche la domanda di alloggi. Le residenze universitarie sono limitate, e i costi del mercato privato possono risultare insostenibili. Molti studenti si trovano costretti a ricorrere a contratti di affitto condivisi, ma anche in questo caso, la qualità e la sicurezza degli spazi abitativi possono lasciare a desiderare. Analogamente, impiegati, operai, lavoratori dei servizi pubblici, faticano a trovare una sistemazione adeguata che non eroda il loro stipendio. Secondo recenti studi, il costo medio dell’affitto di un monolocale a Milano (in periferia) supera i 1.200 euro, mentre il reddito medio di un impiegato si aggira attorno ai 1.500 euro. Come ci racconta Giulia, una nostra giovane lavoratrice: ‘Ho cercato per mesi un appartamento in centro, ma col mio stipendio mi sono dovuta accontentare di una stanza in condivisione in una zona lontana.”

Con salari che quasi mai riflettono l’aumento del costo della vita, la questione dell’abitare diventa cruciale.

La crisi abitativa non solo impatta le finanze delle famiglie, ma contribuisce anche all’isolamento sociale e alla creazione di una città a due velocità, in cui solo i pochi privilegiati possono permettersi di vivere nel cuore pulsante della metropoli. Mentre il suo dinamismo attrae giovani e professionisti, molti si trovano a lottare per trovare un alloggio dignitoso.

Di fronte a ciò, è fondamentale che le istituzioni locali e nazionali intervengano con politiche efficaci nello sviluppo di Progetti Abitativi Pubblici, investendo nell’edilizia residenziale pubblica accessibile, per garantire che anche le fasce di reddito medio-basse possano trovare alloggi dignitosi.

Il progetto Case ai lavoratori del Comune di Milano

Un primo passo apprezzabile è sicuramente il progetto Case ai Lavoratori, bandito dalla Città di Milano, a cui la nostra Cooperativa ha partecipato. L’idea è stata quella di affidare ad enti del terzo settore parte del patrimonio immobiliare residenziale inutilizzato, di proprietà del Comune di Milano, perché venga ristrutturato e assegnato a lavoratori residenti in città con determinate caratteristiche di reddito, patrimonio e impiego.

Un progetto ambizioso, che certamente aiuterà centinaia di famiglie ma che da solo non basterà a risolvere il problema del caro-casa milanese. È essenziale ascoltare le esigenze di chi vive quotidianamente questa realtà e lavorare insieme per costruire un futuro più inclusivo e sostenibile per tutti.

La casa non dovrebbe essere un lusso, ma un diritto fondamentale, accessibile a ogni cittadino, indipendentemente dal proprio reddito. La casa dovrebbe essere una solida realtà come diceva un noto spot televisivo. Non un reality.

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