Pubblichiamo l’articolo di Nove Caring Humans sulla storia di Courage, un ragazzo che vive nella comunità il Mandorlo.
Originario di un villaggio remoto della Nigeria, ha già superato prove drammatiche prima di trovare uno spazio di vita sereno e costruttivo presso la comunità Il Mandorlo, a Milano, che ospita minori stranieri non accompagnati come lui e ragazzi italiani in difficoltà.
Nell’ambito del nostro progetto “Futuro Presente”, sosteniamo il percorso formativo dei ragazzi del Mandorlo: Courage ha potuto partecipare a un corso di informatica in presenza erogato da una società del settore, con più sessioni, conseguendo con successo un attestato per aver completato la formazione. Assieme ai suoi compagni, Courage usufruisce di tre PC e di una stampante laser donati da NOVE.
“La tecnologia fa parte del mio DNA, sin da piccolo. Quando ero bambino mio papà mi ha insegnato come usare uno smartphone. Essendo cresciuto in un piccolo villaggio senza scuola, ho visto e imparato tutto su internet”, ci racconta Courage, che passa ore su YouTube dove, da autodidatta segue molti corsi e tutorial di coding. In pochi mesi questo piccolo genio del Web ha imparato a creare pagine per vendere capi di abbigliamento e accessori; si sta ora formando per passare al livello superiore: realizzare un intero sito e potenziare le sue competenze in materia di e-commerce. “Nella prima comunità che mi ha accolto ho cominciato con un tablet. La scoperta del PC è stata una vera svolta nella mia vita”, esclama il ragazzo, affamato di conoscenze, che quando accende un computer perde cognizione del tempo, dimenticandosi persino di bere e mangiare, sottolineando che per lui “scrivere codici Html, programmare, significa fare magia”.
Courage ha anche conseguito il livello A2 di lingua italiana, ottenendo un bel 83/100, quindi a settembre potrà frequentare la terza media, “per ottenere il diploma e aprirmi altre porte mentre cerco di acquisire competenze in campo informatico”. Nel contempo, ad arricchire il suo percorso di crescita personale è la convivenza con gli altri ragazzi e con gli operatori della comunità Il Mandorlo, in particolare il rapporto con Margherita, che lo segue personalmente da diversi mesi.
“In stanza con me ci sono un ragazzo del Camerun e uno italiano. Con loro cerco di instaurare un comportamento corretto e responsabile, non amo il disordine e la trascuratezza. Per me il rispetto della parola data è molto importante. Amo cucinare africano per tutti i ragazzi e per le educatrici, che sono bravissime. A quanto pare il mio pollo fritto è buonissimo”, ci dice ancora l’adolescente con entusiasmo.
Nel tempo libero Courage corre, gioca a basket, legge, ascolta musica – ama in particolare Ed Sheeran, Vasco Rossi, Benji e Fedez – e sta imparando a disegnare grazie ad un corso base, che segue online, ovviamente. Superando un brutto trauma, ha anche imparato a nuotare in piscina. “Ho bevuto troppa acqua quando la barca è affondata, ma ora non ho più paura”, confida con voce emozionata e una punta di orgoglio. Courage è anche un ragazzo generoso, che ama condividere le conoscenze acquisite grazie al duro studio. Su YouTube insegna inglese e italiano, in particolare con degli shorts in lingua Bini, che è quella della sua etnia di origine, parlata da oltre un milione di persone nello Stato nigeriano di Edo. E poi insegna un po’ di informatica a Margherita che – dicono entrambi ridendo – “non capisce zero”. Per Courage, oltre ad essere un’operatrice, Margherita è “l’amica che aspettavo” e da subito “mi è sembrata simpatica, accogliente e non si arrabbia”.
Al suo arrivo al Mandorlo, Courage è stato il primo ragazzo che Margherita ha conosciuto. “Si è subito presentato a me, dicendomi ‘Ciao, sono Coraggio’. Col passare dei mesi confermo che è Coraggio, di nome e di fatto”, riferisce l’operatrice con umorismo, sottolineando che si tratta di un ragazzo “vitale, sempre positivo, di buon umore e tenace”. Quello di Margherita è molto più di un lavoro, di una serie di mansioni e incarichi da portare avanti all’interno della comunità. “Nei momenti di difficoltà lungo il percorso con Courage e con i ragazzi che seguo, cerco di mostrare loro che un’alternativa valida esiste, che c’è un futuro percorribile, che impegnandosi è possibile realizzare i propri desideri”.
I minori stranieri e italiani che vivono nella comunità milanese hanno tutti alle spalle dei vissuti complessi e dolorosi, ma “sono qui, entusiasti e coraggiosi, Lo scambio umano con loro è sempre positivo, ci danno tanto”, sottolinea la nostra interlocutrice. Per Margherita questa esperienza è la prima in comunità e con dei minori, dopo una serie di incarichi di diversa natura.
Al Mandorlo vivono dieci ragazzi dai 13 ai 17 anni, di cui sei sono minori stranieri non accompagnati – giunti da Nigeria, Camerun, Gambia e Tunisia – e quattro sono minori italiani, affidati direttamente dal tribunale amministrativo. Ogni camera è condivisa da tre ragazzi, mentre salone, cucina e sala da pranzo sono spazi di vita comune, alla quale ciascuno di loro dà il proprio contributo pratico. Se di giorno le addette preparano i pasti, di sera, dopo la giornata di scuola o formazione, attività sportive, hobby e compiti, sono gli stessi ragazzi a cucinare con operatrici e operatori di turno, apparecchiare, sparecchiare, svolgere le varie attività domestiche. “L’obiettivo è quello dell’indipendenza, della loro autonomia anche sul piano pratico. Ci sono anche attività collettive momenti di condivisione e di crescita, come singoli e come gruppo. Si va al cinema, al parco, in piscina, mentre per le vacanze andiamo a Cervia”, racconta ancora Margherita.
Nel rapporto con Courage e in generale con i ragazzi della comunità, Margherita ci tiene a evidenziare che “la diversità culturale e linguistica è un arricchimento, ancor di più quando le innegabili differenze generano un confronto rispettoso, esente da tensioni”. Emblematico di questa positività è lo scambio e il rapporto costruito con Courage, “sempre aperto al dialogo, affatto permaloso. Così sono tanti gli spunti di riflessione e di condivisione, spesso scherzosi ma anche più profondi”. Ad ogni modo, conclude il ragazzo, “Margherita è molto più brava di me ai fornelli e un giorno spero di parlare italiano più velocemente di lei”.