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UEPE Milano: il collasso silenzioso di un presidio di giustizia sociale

Apr 11, 2025 | Inclusione, Lavoro

Mentre l’opinione pubblica si concentra sulle grandi opere, gli eventi internazionali e le riforme annunciate, nel cuore di Milano si consuma una crisi silenziosa ma devastante. L’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna (UEPE), snodo cruciale tra la giustizia e il reinserimento sociale, è ormai al collasso. Carenza cronica di personale, carichi di lavoro insostenibili e un sistema paralizzato stanno minando la funzione stessa di questo presidio civile, è la denuncia del sindacato FC CGIL e Osservatorio Carcere e Territorio di Milano. E il prezzo non lo pagano solo i diretti interessati: lo paga l’intera collettività.

L’UEPE dovrebbe essere il ponte tra carcere e società, un luogo dove la pena si trasforma in opportunità, dove la giustizia abbandona la sola logica punitiva per abbracciare quella del riscatto. Oggi, però, quel ponte rischia seriamente di crollare. Gli operatori sociali vivono condizioni di lavoro estremamente difficili e i percorsi individualizzati, fondamentali per evitare la recidiva, diventano mere pratiche da smaltire in fretta. Nel frattempo, le persone in esecuzione penale esterna restano sospese, senza risposte, senza prospettive. La loro pena si trasforma in attesa, la riabilitazione in illusione.

Un sistema a rischio default

Le misure alternative alla detenzione — lavori socialmente utili, affidamenti, detenzione domiciliare — sono un pilastro moderno del sistema penitenziario. Non solo rappresentano un approccio più umano, ma sono anche più efficaci e meno costose della detenzione tradizionale. Eppure, senza un sistema che le gestisca adeguatamente, queste misure si svuotano di significato. L’assenza di personale qualificato e la mancanza di risorse rendono impossibile pianificare percorsi reali di reinserimento.

Il risultato è un cortocircuito che investe tutti: chi sconta la pena, chi lavora nel sistema e chi vive nella società. Il personale dell’UIEPE (educatori, assistenti sociali, funzionari) è allo stremo: secondo la FP CGIL, a Milano risultano attivi solo 35 operatori su 79 previsti, con 15 già pronti a lasciare l’incarico grazie a trasferimenti richiesti tramite interpello. E non è un caso isolato: l’ultimo concorso nazionale ha visto solo 4 vincitori scegliere la sede milanese su 46 posti disponibili, segno di un contesto ormai percepito come insostenibile anche a causa del carovita e dei prezzi delle case nel capoluogo lombardo.

Per questo motivo CGIL e l’Osservatorio Carcere e Territorio di Milano hanno organizzato un presidio presso la sede di UIEPE Milano previsto per Lunedì 14 aprile.

Investire nelle misure alternative al carcere

Le segnalazioni sulla situazione critica di UEPE di Milano si susseguono da mesi, sottolinea FP CGIL, ma restano inascoltate. Il sistema sta cedendo, e con esso la fiducia di chi ogni giorno tenta di garantire un’alternativa alla reclusione. Gli appelli per rafforzare gli organici, stabilizzare il personale e garantire condizioni di lavoro dignitose sono stati ignorati. Le risposte? Deboli, frammentarie, spesso inesistenti. E ogni giorno di silenzio istituzionale ha un impatto reale: persone che attendono inutilmente un percorso di reinserimento, operatori al limite, una macchina della giustizia che si inceppa.

Non basta riconoscere l’importanza delle misure alternative: bisogna investirci davvero. Senza risorse, senza visione, queste misure diventano un contenitore vuoto, una promessa tradita. Lo Stato, in questi casi, smette di essere garante dei diritti e si trasforma in spettatore dell’esclusione.

Giustizia sociale o fallimento collettivo

Dietro ogni cartella, ogni progetto educativo, ogni firma su un protocollo c’è una storia, una possibilità. E se viene meno la possibilità, resta solo la pena. L’idea stessa di giustizia sociale si sgretola, trasformandosi in un’illusione buona ma senza peso nella realtà.

La crisi dell’UIEPE di Milano è un campanello d’allarme per tutti. Ignorarlo oggi significa compromettere il futuro di chi sta cercando di rialzarsi e di chi lavora per renderlo possibile. Servono risorse, visione, responsabilità. Perché ogni scelta, anche quella di non intervenire, è una scelta politica.

E il conto, prima o poi, arriva. Non solo per chi ha commesso un reato, ma per l’intera società.

Il presidio si terrà lunedì 14 aprile dalle 10 alle 12 in Piazza Venino (nei pressi della sede di UIEPE, zona San Vittore, MM Sant’Agostino).

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